SIENKIEWICZ

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qualtratto d'attenzione per afferrare ogni piii riposto senso di qualche
frase, e por accertarsi di aver udito bene. Poi lodava o biasiiuaya, ri-
verso. Nerone
chiedeva spiegazioni o , maggior profonditi in qualche
intuira che gli al tri coUe loro lodi esagerate non avevano in mira che
só stessi inentre Petronio non si , ocoupava che delia poesia per puro
umore dell'arte; egli solo comprendeva, egli solo giudicava coscienziosamente.
Perció un po'alla volta ebbe luogo uno scainbio continuo di
frasi e di opinioni tra i due, ed allorchó Petronio aveva posto in dubbio
Topportuniti d'un'e8pre8sione usata, l'imperatore gli disse :
— Tu vedrai neirultimo libro perchó io Tabbia scelta.
— Ah — ! pensó Petronio — vuol dire che saremo ancor , qui per
l'ultimu libro!
Piu d'uno tra gli astanti si disse allora :
'* Guai a noi , se Petronio
giiadagna tempo, poichó egli puó ritornarsene in gruzia, e perdere Tigellino
! ^ Ed a buon conto molti gli si strinsero intorno di bel nuovo.
La fine delia serata fu peró meno felice allorchó Petronio ; fece per
congedarsi, Cesare cogli occhi sointillanti di malignit& gli chiese ad un
tratto :
— Perchó non si fece vedere Vinicio?
Se Petronio fosse stato certo che ii giovane tribuno e Licia avessero
abbandonato la cittk , egli avrebbe risposto :
"
Col tuo perraesso
s' 6 sposato ed 6 partito. „ Ma scorgendo una strano sorriso sul volto
di Nerone, si limitó a rispondere :
— II tuo invito, o signore, non lo trovó certo in oasa.
— Di'a Yinicio che mi riuscir^ gradito vederlo, — aggiunse Nerone,
— e raccomandagli a raio norae di non trasourare gli spettacoli
a cui
i parteciperanno cristiani.
Tali parole agitarono Petronio, poichó gli parve si riferissero direttaraento
a Licia. Risalito nella sua lettiga ordinó di venir condotto a
,
casa sua ancor piu rapidamente che al raattino, ma ció non era facile.
Innanzi al palazzo di Tiberio s'accalcava una massa di gente awinaz-
zata, urlante, come alla sua venuta; non piu peró schiamazzante di gioia,
ma vivamente eooitata. Di lontano giungevano delie esclaraazioni che
Petronio non aveva potuto a bella prima afferrare, ma che un po' alla
Yolta erano divenute unanimi e prorompevano in un urlo solo, spaven-
toso, selraggio:
" I cristiani alle belve ! „
Le ricche lettighe dei cortigiani , facevano fatica a farsi strada tra
la folia in tumulto. Da tutte le vie incendiate aocorrevano nuove fiumane
di gente, e que3te udendo tali grida si affrettavano tosto a ripeterle.
Correva di bocca in bocca la notizia che gli arresti erano incoininciati
sino dal mezzod\, ed una quantitii d'incendiarii era gi^ in potere
deli' autorit^ ; lungo le vie, tra le rovine, al Palatino , pei colli e
pei giardini, da un capo airaltro delia cittli risuonava eon furor ognor
crescente ii : grido
"I cristiani alle
— I
Gentaglia
belvel -
— ripetó Petronio eon disprezzo, — popolo degno del
8U0 Cesare!
Ed egli comprese troppo bene che una societ& che si reggeva in
grazia d'un tale eccesso di crudelti, ignoto persino ai popoli piu barbari,
d'una corruzione senza limiti, e di crimini senza nome, non avrebbe
potuto durare a lungo. Roma dominava ii raondo, ma ne rappresentava
pure la cancrena un odore di cadavere se ne ; sprigionava, e pareva
che le ombre delia raorte calassero gik pietose a ricoprire quoiresistenza