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SIENKIEWICZ

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— 379 —<br />

— La sost^rró.<br />

Nuovi suilli di trombe annunziarono la fino delia pausa. Gli spottatori<br />

i ripresero loro posti, ma raolti per starsene pili comodi Yolendo<br />

usurpare uelli degli altri nuove liti accanito ne sorsero. , Dopo alcuii<br />

po' ii ruraore si calmó, e tutti si posero nelTattesa delia continuaziono<br />

degli spettacoli. Un buon nuraero di servi del Circo era ancor occupato a<br />

fur sparire dallu sabbia le tracie sanguinose riraaste dalie lottedi dianzi.<br />

Era giunta intanto la voita dei cristiani. Essendo ignoto a tutti<br />

si atten-<br />

quale avrebbe potuto essere ii loro contegno nel comparire ,<br />

devano curiosaraente ma , non certo benevolmente. I cristiani avevano<br />

incendiato Roma, essi avevano bevuto ii sangue dei bimbi trucidati, ed<br />

awelenato i pozzi; essi avevano maledetto ii genere umano e praticate<br />

le azioni le piu abbominevoli. La punizione la piil dura non avrebbo<br />

bastato a calmare tiitto Todio da essi sollevato, e se un sol timore assaliva<br />

gli animi degli spettatori, era uello che troppo mite fosse Tespiazion<br />

che li attendeva, in confronto ai peccati commessi.<br />

II sole era gii alto sulTorizzonte, ed i suoi raggi ponetravano sanguigni<br />

attraverso ii purpureo velario. La sabbia appariva infocata, al-<br />

cunchó di ^erribile pareva dipinto sui volti delia folia e suirArena deserta<br />

che doveva ben tosto risuonare dei gridi strazianti dei martiri, e<br />

degli urli selvaggi delie belve. La morte ed ii terrore, si libravano nel-<br />

r aria. La folia di consueto spensierata e chiassosa aveva assunto uu<br />

,<br />

contegno cupo e minaccioso nel suo odio represso.<br />

II prefetto fece un cenno. Lo stesso Caronte che aveva invitato a<br />

morire i gladiator!, s'avvicinó pur ora alla porta bantendovi i tre colpi<br />

di rito.<br />

Un profondo mormorio si propagó tra le file.<br />

•*<br />

I cristiani ! I cristiani ! „<br />

Si sentirono stridere sui loro cardini i cancelli di ferro, e gli aiz-<br />

/.atori emisero ii loro grido abituale: "AU' Arena !„ In un attiino ii<br />

Circo formicoló di esseri strani awolti in peli d'animali, piCi somi-<br />

eon un' ansia<br />

glianti a satiri che a oreature umaue. A passi rapidi ,<br />

qiiasi febbrile, essi cercavano ii centro e I' quivi 8'inginocchiarono uao<br />

presso Taltro pregando fervidamente colle braccia rivolte in alto. 11 pubblico,<br />

ritenendo ch'essi volessero implorare pietk, corainció tosto a sdegnarsi<br />

ed a strepitare innanzi a tanta vilta, e si gettarono a quei disgraziati<br />

le ossa rosicchiate e dei cocci di boccali , , gridando corae in<br />

un delirio di furor: "le bestie! le bestie !„ Ma ad un tratto simile<br />

esplosione d' ira sostó. Dalia nuraerosa schiera di vittirae si elevarono<br />

delie voci e per la prima volta risuonó in un Anfiteatro romanc Tinno:<br />

"<br />

Christus regnat!„<br />

La folia ascolt^ attonita. I condannati tenovano gli occhi rivolti in<br />

alto, verso ii velario, raostrando i loro volti pallidi ma , ispirati. Era<br />

facile capire, vedendoli, che non pensavano punto a chiedere pieti, e<br />

che per essi ii Circo, ii pubblico, ii Senato, lo stesso Cesare, non esistevano<br />

affatto. E intanto ii " Christus regnat!„ risuonava ognor pi<br />

'^<br />

forte e ognor piii energico. Tutti chiedevano a só stessi : Che avviene<br />

mai? Chi ó questo Cristo che regna come cantano quegli sciagurati?„<br />

Frattanto, spalancatosi un altro oancello, intere frotte di cani<br />

si precipitarono nell' Arena ululando furiosamente ; magnifici molossi<br />

gialli, cani screziati dei Pirenei, e cani Ibernesi simili a upi, tutti rabbiosi<br />

di fam. Finito ii loro inno i cristiani rimasero immobili , quasi<br />

irapietriti, incessantemente ripetendosi: "Pro Christo! Pro Christol^<br />

I cani avendo annusato degli uomini sotto le vellose peli animuli,

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