SIENKIEWICZ

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— 456 — — Eunica, — le disse, — non sai che tu da lungo tempo non sei piu schiava? Essa lo fissó coi suoi occhi turohini, scotendo negativaraente ii capo. — Sono tua ! per sempre — rispose. — Fors tu non — — sai, prosegui Petronio, che uesta villa, questi schiavi che ora stanno intrecoiando ghirlande , e tutto uanto si trova nella villa, i piu campi e le mandre, apparlengono d'ora innanzi a te? Eunica gli si sottrasse rapidaraente, chiedendo irapaurita: — Perchó dici tu questoV Riawicinandoglisi pian piano, lo guardó eon angoscia, impallidendo Egli sorridente le rispose: — Si! Tacuero. Un debole venticello raormorava tra le frondi la ; giovanetta pareva trasforraata in una statua di candido raarrao. — — Eunica, disse — Petronio, desidero di morire tranuillo ! Con uno straziante sorriso essa : bisbiglió — Intendo ! Al cadere delia sera, giunsero numerosissirai gli ospiti. Altre volte essi avevano preso parte ai banchetti deli' Arbiter , e sapevano che al loro confronto i , persino conviti di Nerone potevano dirsi barbari e noiosi. Nessuno supponeva che uello sarebbe stato 1' ultimo simposio, molti sapevano che le nubi delia coUera imperiale stavano addensan- dosi sul capo delFArbiter, ma uesto avveniva cosi spesso, e tante volte Petronio aveva saputo scongiurar la bufefa con qualche raossa sapiente, o con una parola detta a tempo , che nessuno poteva credere che un serio pericolo lo minacciasse. U suo volto ii tranuillo, suo sorriso ilare e sereno e le sue parole, rafForzavano tutti in tale opinione. La bolla Eunica , per cui ogni sillaba di lui era legge , pareva rispeochiare sul suo volto la quiete deli' animo. Presso 1' uscio del triclinio , dei giovi- netti, coi capelli raccolti in reticelle d'oro, ponevano sul capo dei con- vitati delie corone di ros , esortandoli , secondo ii costurae , di oltre- passare la soglia prima coi piede destro. La sala era impregnata del vasi alessan- profurao di violetta, ed i lumi brillayano in variopinti drini. Accanto ai divani stavano delie fanciulle greche, per cospargere di i profurai piedi degli ospiti; accanto alla parete dei citaristi e dei , cantanti, aspettuvano, per principiare, un cenno del padrone. Splendidi erano i servizi da tavola ; ma quel lusso non offendeva e non avviliva nessuno; pareva una conseguenza naturale deirambiente. Subito , al primo entrare, gli ospiti sentivano , che non era come nei banchetti di Ceaare , in cui un elogio debole o poco soddisfacente poteva costare la vita. La vista dei vini, posti a gelare nella neve, delie sceltissime vivande, dei calici circondati d'edera, e delie lampade va- riopinte rallegrava tutti i cuori. I discorsi giulivi ed animati venivano di tanto in tanto interrotti da uno scoppio di risa, o da un morraorio d'applausi. Gli invitati versarono ualche goccia di yino in onore degli Dei immortali , implorandone ii favore e la grazia p9r 1' anfitrione. Che mol ii fra essi non avessero fede negli Dei non voleva significare nulla, ii costume ed ii pregiudizio prescrivevano cosi 1 Petronio sdraiato accanto ad Eunica, discorreva di Roma, degli ultimi awenimenti, di amore, di corse , di Spicolo , che recentemente era divenuto celebr nel circo , e degli ultimi libri, pubblicati da Atracto e da Sosia. Awicinando ii calice alle sue labbra , dichiaró di ber in onore delia Signora di Cipro,
— 457 — la principulo e la piu rispettabile delie diYinita, la solu imrnortale, ed onnipotente. II suo discorso rassoraigliavaalla luce del solo, che ad oirni istante illurainava uii nuovo oggetto, o ad un zefliro estiro che
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