Argentovivo - dicembre 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Argentovivo - dicembre 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Argentovivo - dicembre 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
via Dolorosa e lui mi parlava delle stazioni<br />
della croce, in quel momento questo Cristo<br />
è diventato molto presente, dentro, come<br />
se questa figura della mia infanzia poi<br />
venisse fuori in un modo incredibilmente<br />
vivo. Non so come dire. Molto presente,<br />
molto pregnante.<br />
In realtà questa cosa mi ha sconvolto. Questa<br />
sorta di illuminazione spirituale mi ha<br />
sconvolto e ho detto: “Questo è il mio prossimo<br />
progetto perché adesso voglio capire<br />
dove sto io, qual è il rapporto dell’uomo<br />
con Dio”. Volevo capire dove stavo. Per la<br />
Chiesa, per tutto quello che significa in<br />
termini di riti, ho sempre avuto un po’<br />
un rifiuto e continuo ad averlo, nel senso<br />
che adesso mi ritengo cristiana ma molto<br />
a modo mio. Però la figura del Cristo per<br />
me, concretamente (fra l’altro mi chiamo<br />
Cristina), è essenziale. È una cosa molto<br />
intima mia, non la condivido con nessuno.<br />
Quello che importa è ciò che mi comunica<br />
questa figura (non per forza deve essere<br />
esistito). Non ho bisogno di pregare, non<br />
ho bisogno di pensare al Cristo perché in<br />
realtà il Cristo, in qualche modo, agisce su<br />
di me. Possiamo dirlo in un altro modo: il<br />
Cristo mi ispira a fare il mio lavoro. Il mio<br />
lavoro è il Cristo, è la mia spiritualità. Non<br />
posso separare le due cose e non mi interessa<br />
neanche.<br />
Recentemente poi ho scoperto che in realtà<br />
l’artista è una sorta di Cristo, nel senso<br />
che utilizza la sua sofferenza per il bene<br />
della comunità. La figura del Cristo, per<br />
l’artista, è dunque una figura essenziale.<br />
Infatti non a caso molti pittori si sono raffigurati<br />
nella veste di Cristo.<br />
Io non ho bisogno di mettermi a pregare<br />
e fare un rituale. Io ho bisogno di essere<br />
a contatto con la gente e lì trovo il Cristo,<br />
lì trovo tutto quanto. Ti faccio un esempio:<br />
quando vado a fare dei laboratori in carcere,<br />
sento che mi è facile seguire quelle parole<br />
dei Vangeli che, ogni tanto, mi metto a<br />
leggere. Ma non ne ho neanche bisogno. Il<br />
Cristo c’è e basta.<br />
Oltre tutto, vedi, porto questa cosa al collo:<br />
sono preghiere musulmane, è una sorta<br />
di … non dico portafortuna, è di mia figlia<br />
in realtà. Mia figlia è musulmana perché<br />
I temi della memoria<br />
suo padre è senegalese musulmano e io<br />
sono stata… non sposata (non ci siamo<br />
mai sposati), però ero come la seconda<br />
moglie e questo in quel momento mi stava<br />
bene (…).<br />
Inoltre ho scoperto di avere anche radici<br />
ebraiche, quindi questa separazione tra<br />
le religioni, delle persone in base alla religione,<br />
proprio non la capisco. Penso che<br />
sia una separazione che si sono inventati i<br />
potenti, le persone che vogliono separarci<br />
gli uni dagli altri. E renderci ostili. Non la<br />
capisco proprio perché in realtà tutte le<br />
religioni hanno la loro poetica e, se leggi i<br />
testi che parlano di spiritualità, che siano<br />
ebraici, o cristiani, o musulmani, o induisti,<br />
o buddisti … tutte le religioni hanno<br />
qualcosa di speciale, hanno qualcosa da<br />
dirti. L’essenza è solo positiva. Io, davvero,<br />
non capisco la separazione tra religioni.<br />
Anzi, sull’Islam … io porto questo ciondolo<br />
al collo, questo libro di preghiere, proprio<br />
perché l’Islam è etichettato come qualcosa<br />
di negativo. Io porto questo non perché io<br />
condivida concretamente quella religione,<br />
infatti su molte cose non sono d’accordo.<br />
Vedo ad esempio che le donne in Senegal<br />
non possono guardare l’uomo più grande<br />
negli occhi e certo questo non posso condividerlo.<br />
Non le condivido, però lo porto<br />
proprio perché è una religione dannata da<br />
tutto il nostro mondo. Se io fossi andata in<br />
Iran avrei portato una croce. Non è tanto<br />
una questione di provocazione, ma una<br />
Kelly Benaim Ishaoula con il marito<br />
questione di unione e di stimolo a pensare,<br />
a riflettere.<br />
Io sento che il mio compito, come artista,<br />
è anche quello di stimolare e di portare<br />
una possibilità di conoscenza, cioè lottare<br />
contro la stagnazione, contro l’ignoranza.<br />
E contro gli steccati. Questa è la mia storia<br />
spirituale, è un lavoro sociale ed è solo un<br />
lavoro sociale. Poi la fonte di questo lavoro<br />
sociale è una relazione particolare con il<br />
Cristo, concretamente, ma anche con tutti<br />
i percorsi spirituali dell’uomo (…).<br />
Per questo vado in carcere a lavorare, perché<br />
queste persone hanno una saggezza<br />
che io non ho. Stanno vivendo un’esperienza<br />
che io non ho mai vissuto, pur avendo<br />
vissuto esperienze estreme. È una esperienza<br />
estrema che le fa estremamente<br />
accoglienti verso la conoscenza. È fantastico.<br />
Le loro reazioni, come loro fanno<br />
… è veramente bello avere a che fare con<br />
loro. Capisco Cristo che va a parlare con i<br />
pubblicani.<br />
Testimonianza raccolta<br />
da Anna Maria Pedretti<br />
Come un giardino colorato<br />
Kelly<br />
Kelly Benaim Ishaoula, nata a Casablanca<br />
(Marocco) nel 1963. È venuta<br />
in Italia nel 1990 per seguire il<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong><br />
29