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annali di ca' foscari, xlv, 3, 2006<br />

di transito e a forza di passarci sopra mani e piedi. Tutti i contadini che<br />

venivano dai paesi vicini a Helwan vi sostavano colla loro sporcizia e le<br />

loro donne. Coi loro visi stanchi, scavati e cotti dal sole, con mani e lunghi<br />

piedi neri e sudati, se ne stavano buttati sulle panchine. A volte piegavano<br />

la testa fumando in silenzio, altre pregavano a bassa voce guardando i malanni<br />

dei figli, rosi dal fuoco estenuante della febbre e scossi da conati di<br />

vomito e diarrea. [...] Ero sdraiato sulla panchina, quando improvvisamente<br />

vidi un fiume di acqua e sapone che allagava il pavimento, portandosi via<br />

le mie scarpe Dunlop ancora allacciate. Mi voltai e non vidi nessuno e mi<br />

tornarono alla mente le vecchie storie ascoltate da piccolo sull’ospedale<br />

pubblico di Helwan, detto anche «il Terminale». Queste storie erano piene<br />

di |inn e fantasmi, per tutta la gente che c’era morta. La cosa strana era<br />

che questi per lo più avevano sempre a che fare con la presenza di acqua,<br />

sapone, o comunque col pulito. Come se gli spiriti non volessero tornare<br />

se non belli puliti e ringiovaniti, tante erano state le malattie, la miseria,<br />

la sporcizia che avevano dovuto vedere. Come se volessero rifarsi sui vivi<br />

e incoraggiarli a crepare, per essere così di nuovo giovani. 29<br />

Nel passaggio dell’ospedale pubblico, ad esempio, ritroviamo la<br />

caricatura di uno stile realista, nei confronti del quale il romanzo<br />

egiziano è assai debitrice, ridotto qui alla mera forma di miserabilismo.<br />

Ritorna in questa parodia anche il gusto dell’orrido, che<br />

è caratteristico dello stile noir di }ikr£ tanto quanto è insolito<br />

nell’universo letterario egiziano, così «pieno di scritture più serie<br />

e posate del dovuto». 30<br />

Nell’ironica e dissacrante messa in scena di un incontro<br />

telefonico con Borges, che occupa la parte centrale di questo<br />

secondo «romanzo» l’autore paga il suo tributo ad un autore<br />

che, stando alle parole degli stessi giovani romanzieri egiziani, ha<br />

molto influito sulla ricerca di nuove potenzialità della scrittura.<br />

La narrazione si chiude con un episodio che ha per protagonista<br />

il califfo Har∞n al-Ra∫£d, personaggio che ritroviamo anche in<br />

uno dei vari incipit che compongono Se una notte d’inverno un<br />

viaggiatore di Italo <strong>Ca</strong>lvino (1979): un possibile riferimento, nel<br />

bricolage della narrazione che necessariamente narra storie già<br />

narrate, ad un altro celeberrimo modello di labirinto. È quindi<br />

nella modalità scanzonata del post-moderno, che lascia trapelare<br />

un approccio del tutto nuovo di fronte alla tradizione (romanzesca<br />

europea o araba classica) che }ikr£ decide di modulare la<br />

narrazione nel suo «oggi».<br />

Idw¡r al-+arr¡t propone di leggere questo romanzo doppio<br />

come la raffigurazione di un personaggio schizofrenico, sdoppiato<br />

29 Hur¡’ mat¡ha qu†iyya (II parte), 60.<br />

30 I. al-±arrAt, al-Qißßa wa-l-≠ad¡øa, 179.<br />

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