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Conclusioni<br />

annali di ca' foscari, xlv, 3, 2006<br />

I romanzi che sono stati oggetto di questo articolo, pur non essendo<br />

rappresentativi dell’intera produzione narrativa degli anni<br />

Novanta, offrono un esempio di alcuni tratti salienti del romanzo<br />

sperimentale. Primo fra questi, il linguaggio eclettico e la pluralità<br />

dei riferimenti e dei registri che trovano spazio in queste<br />

narrazioni, in cui si va dalla scrittura dell’intimo, al fumetto, al<br />

racconto popolare, alla leggenda metropolitana, alla parodia della<br />

prosa d’adab.<br />

È da sottolineare inoltre, nei suddetti romanzi, il costante riferimento<br />

alle arti visive in genere e a quella cinematografica in<br />

particolare. Ampiamente ripreso anche da molti autori degli anni<br />

Sessanta come Sun‘all¡h Ibr¡h£m o Ibr¡h£m ‘Abd al-Ma\£d, il<br />

linguaggio cinematografico assume in questi giovani autori un’importanza<br />

nuova. L’attenzione per l’oggetto, che viene sentito come<br />

depositario e unico segno tangibile del tempo e la cura nella resa<br />

della scena sono due aspetti importanti del linguaggio filmico, per<br />

questo motivo le nuove voci della narrazione egiziana, così attente<br />

alla scena, adottano molte delle tecniche di narrazione proprie del<br />

cinema e, così facendo, segnano una continuità formale con molti<br />

autori dell’avanguardia postrivoluzionaria, come Ibr¡h£m Aßl¡n.<br />

Il frammento, in queste scritture, ha sempre la meglio sull’intero,<br />

l’istante prevale sulla totalità e anche il linguaggio cinematografico<br />

risponde al desiderio di restituire la visione della realtà<br />

nel suo essere frammento. Anche l’immagine dello specchio e<br />

dell’eco lontana e disorientante, o, ancora, l’ingresso del sogno nel<br />

narrato, rispondono a questa «estetica del frammento», frammento<br />

che viene adottato euforicamente ed elevato a sistema, come nel<br />

caso di }ikr£, o che interpreta, come nel caso di al-Qaff¡∫, una<br />

visione «borgesiana» del mondo, in cui il reale altro non è se<br />

non mero gioco di specchi e l’uomo mera sembianza nel labirinto<br />

delle sue illusioni. La progressiva resa filmica del narrato,<br />

inoltre, sembra rispondere al bisogno di interporre un filtro tra<br />

il reale e la sua rappresentazione: questo aspetto sarà ancor più<br />

evidente in altri romanzi, successivi rispetto a quelli che ho preso<br />

in considerazione in questa sede. 59 Il rifugio nell’arte e nello<br />

59 Nel romanzo An tar¡ al-¡n di Muntaßir al-Qaff¡∫, ad esempio, la macchina<br />

fotografica è il vero espediente della narrazione, mentre in Hily∞b∞lis di May<br />

al-Tilmis¡n£, la voce narrante offre una versione completamente «mediatizzata»<br />

della scena dell’assassinio del presidente al-Sad¡t. Vedi Héliopolis, 25.<br />

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