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annali di ca' foscari, xlv, 3, 2006 lettura unitaria delle nuove forme sperimentate. Tuttavia, la volontà di tenersi «ai margini» di tutto, l’avido ed eclettico attingere a letterature straniere, la ricerca formale che segna il confluire della letteratura contemporanea egiziana in una corrente espressiva mondializzata è, in buona sostanza, come segnala Amina Rachid, una presa di posizione nuova ed estrema che, pur rivendicando la propria nicchia «ai margini della storia», chiede di essere analizzata alla luce del nuovo contesto storico. 2.1. Hur¡’ Mat¡ha q∞†iyya di Muß†af¡ }ikr£: il romanzo-sceneggiatura e il romanzo-labirinto La scritta riw¡yat¡ni (due romanzi) che appare in copertina, avverte che il libro è composto da due parti tra loro indipendenti: la prima parte, che porta il nome di M¡ ya‘rifu Am£n (Quello che Am£n sa) è la sceneggiatura di un film mai realizzato, riadattata in forma di romanzo. La versione pubblicata è, come afferma lo stesso autore, simile alla stesura originale, fatta eccezione per i tratti più tecnici come le annotazioni sui movimenti di macchina: l’autore sembra essersi limitato ad apporre alla sceneggiatura l’etichetta di romanzo. 18 Ma ya‘rifu Am£n, quindi, si presenta fin dall’inizio come un «testo fuori contesto», depistato dal suo destino naturale e reinserito in un genere altro, secondo un procedimento inverso rispetto alla tradizione letterario-cinematografica egiziana. La seconda parte, che è quella che dà il titolo di Hur¡’ mat¡ha q∞†iyya (chiacchiere di un labirinto gotico) 19 al volume, è un racconto che avviene per bocca di Am£n, protagonista del romanzo precedente: basato sul processo dell’accumulazione e dell’incastro di storie, questo secondo romanzo procede per larghe volute ed è costituito da una progressione di episodi accomunati dall’elemento del «ar£b. Il tono dei due racconti è assi diverso: se nel primo testo prevale un umorismo noir, che si accompagna al carattere schizoide del protagonista e alla natura estraniante del racconto, nel secondo testo prevale invece un tono distaccato ed una tendenza al parodiare continuo di ritmi, lessici ed immagini. Nel primo romanzo, ovvero il romanzo-sceneggiatura, momenti di iper-realismo descrittivo si alternano ad altri in cui prevalgono 18 Mi baso qui su un’intervista rilasciatami dall’autore il giorno 8 gennaio 2005. L’autore ha raccontato la storia di Ma ia‘rifu Am£n anche in un’intervista rilasciata al giornale al-µarq al-awßa† il giorno 10-2-2005. 19 Hur¡’ mat¡ha qu†iyya, }¡r µarqiyy¡t, al-Q¡hira, 1997. 72
il romanzo sperimentale egiziano degli anni novanta gli elementi del fantastico e del surreale: è forse questo l’unico, riconoscibile principio attraverso cui il romanzo costruisce un equilibrio interno. Fin dalla descrizione della casa di Am£n, primo ambiente ad ospitare l’azione, il lettore si troverà costretto a familiarizzare con lo stile proprio dello sceneggiatura, inteso più come insieme di disposizioni impartite da un regista invisibile che come la stesura di una storia organica, disegnata dalle azioni di determinati personaggi interagenti. L’attenzione è rivolta soprattutto al luogo fisico dell’azione, alla luce per lo più artificiale che lo attraversa, agli oggetti che, più che riempire, assediano lo spazio della narrazione. La costruzione delle immagini é strettamente vincolata alla voce narrante e poco spazio è lasciato all’azione del personaggio e all’interpretazione del lettore. L’incipit del romanzo rappresenta un buon esempio di questa scrittura fatta di particolari scanditi con minuzia: La televisione è sintonizzata sul film della sera «I disadattati sociali» (The misfits), con Clark Gable e Marilyn Monroe, regia di John Huston. L’intervallo inizia, con lo spot di Faragello. Am£n ascolta bene il titolo, si dondola e s’agita un poco sulla sedia sotto la luce debole dell’abat-jour. 20 Lascia la rivista che ha sfogliato sul comodino e si alza leggero e energico dal grosso e comodo fauteuil. Per un attimo, non sa cosa farsene della sua improvvisa e brusca emersione da quella massa comoda, dal chiarore della lampada e dalla TV, dal condizionatore vicino alla finestra, al di sopra del letto ordinato, e dalle pile di libri ordinate sugli scaffali tutt’intorno, dalla tazzina di caffé e dal bicchiere d’acqua mezzo vuoto, chiaramente illuminati dall’abat-jour. Sul volto di Am£n è apparso un bel sorriso infantile, nonostante i tratti rivelino che è vicino alla quarantina. Quindi esce leggero dalla stanza e intanto piovono gli spot. 21 La voce narrante si limita a muovere il proprio occhio neutro su una realtà banale: un appartamento (egiziano?), una televisione che trasmette un film americano interrotto da pubblicità (egiziana) ed infine un uomo, Am£n, che presenta un primo indistinto sintomo di inquietudine. La confortevole mobilia non gli impedisce infatti di saltare su dalla poltrona e di trovarsi, per un momento, disorientato in casa propria. L’ambiente appare spoglio di oggetti «egiziani» o, più in generale, «arabi» e di conseguenza anche elementi tradizionalmente estranei alla realtà locale, come le statue del Buddha, che sono un motivo ricorrente in }ikr£ e che riappariranno, seppure incidentalmente, anche nella seconda parte, finiscono per perdere il loro carattere di «estraneità». Tutti 20 Corsivo mio. I termini stranieri sono presenti nel testo in traslitterazione, nell’alfabeto arabo. 21 Hur¡’ Mat¡ha Qu†iyya (I parte), 9. 73
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