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annali di ca' foscari, xlv, 3, 2006<br />

La vendita della vecchia casa familiare, casa cara alla protagonista<br />

che ricorda d’esservi stata accolta immediatamente dopo<br />

le nozze, è un altro evento significativo, che si fa metafora della<br />

frammentazione della famiglia, dei rapporti interpersonali, ma<br />

anche dell’identità individuale della narratrice. Dunyaz¡d, nella<br />

sua assenza-presenza continua a vincolare la realtà, ne cambia<br />

e ne trasfigura tutti i significati, altera i ricordi che abitano la<br />

vecchia casa familiare:<br />

[Sogno] una casa dove Dunyaz¡d possa gattonare da est ad ovest senza<br />

paura. Si cancella il suo ricordo così come si cancella la sua immagine<br />

nella tomba, chiusa saldamente. Adesso cambio questa casa con un appartamentino,<br />

da qualche parte, che contenga noi tre: io mio marito e µih¡b<br />

al-D£n.<br />

Comperiamo tre case nuove, nella capitale: una casa per mamma e una<br />

per me, e una casa di villeggiatura per riposarsi. In cambio della casa grande<br />

tre casette, e cancelliamo il nome del nonno inciso sul portone di casa.<br />

La lingua riproduce, nella sua sintassi frammentata, la dissoluzione<br />

dell’unità familiare: il tono che la narratrice imprime è<br />

inequivocabilmente ironico e mordace, vi si intravede una critica<br />

aspra nei confronti della tendenza a vendere la casa familiare in<br />

cambio di una buona contropartita in lire egiziane. L’immagine<br />

della scrittura, al contrario, appare in più riprese, a partire dall’ottava<br />

unità, per diventare icona della ripresa fisica e psicologica<br />

della protagonista. 55<br />

Lungi dall’essere una forma di scrittura naïve, la scrittura<br />

diretta ed iconica di May al-Tilmis¡n£ poggia sulle basi della<br />

filosofia della decostruzione, dalla quale ha preso le mosse una<br />

scrittura, non solo femminile (come pretenderebbero i critici che<br />

hanno coniato la non bella definizione di kitabat al-\asad), che si<br />

incentra sulle istanze del corpo inteso come prima, autentica fonte<br />

dell’esperibile. Oltre all’ironia derivata da un utilizzo inedito del<br />

grottesco, l’intera prima parte del romanzo mostra un’impronta<br />

teatrale, drammatizzata, in cui domina un’ironia, per l’appunto,<br />

drammatica. Questa ironia, come spiega Muecke, è implicita<br />

nell’atto stesso del mettere in scena e si basa su una discrepanza<br />

tra punti di vista, ovvero tra percezioni diverse della realtà:<br />

da una parte c’è la vittima dell’ironia, che ha una visione della<br />

55 La scrittura, in questo romanzo come in molte altre narrazioni a firma<br />

femminile apparse in Egitto negli anni Novanta, prima fra tutti Qam£ß Ward£<br />

F¡ri« di N∞ra Am£n (D¡r µarqiyy¡t, 1997), viene tematizzata e oggettivata all’interno<br />

del testo e diventa spesso sinonimo di terapia.<br />

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