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annali di ca' foscari, xlv, 3, 2006<br />

Mattino di un mercoledì soleggiato. Abbiamo aperto la finestra, il canto<br />

degli uccelli entra nella stanza. Prepariamo le valigie per la partenza. Chiedo<br />

a mio marito di andare a vedere come sta Dunyaz¡d. Lui mi guarda: forse<br />

è morta. Decidiamo perché io la veda, in ogni caso. […] Aspetto che me<br />

la porti, nel suo vestitino bianco ricamato. Sorrido, confidando nelle mie<br />

illusioni e nella brezza che entra, una giornata magnifica. Nessuno muore<br />

in un giorno così!<br />

Il referto medico diceva che la morte era avvenuta nell’utero. Mi sono<br />

messo il foglio in tasca. Ho cercato il servizio sanitario più vicino, ho ottenuto<br />

il permesso per la sepoltura e sono ritornato in fretta. Mi aspettava come a<br />

solito, le tende tirate e la stanza immersa nel silenzio. [...] Fuori dalla stanza<br />

401 tutti aspettano. Le carte non portano il nome della bambina. Così non<br />

ho potuto pronunciarlo, quel nome che desideravo da anni.<br />

[…]<br />

Mio marito lascia la stanza. […] Tendo l’orecchio attenta. Torna e si<br />

siede sul mio letto: è tutto finito. Mi stringo nelle sue braccia, reprimo<br />

un grido. Bugiarda questa giornata, bugiardo il sole. Questi uccelli! Tutti<br />

sembrano d’accordo nel dire che sono stata sul punto di morire. Resta<br />

l’attesa di una bambina che è arrivata, nonostante tutto. E il mio utero<br />

non è mai stato per lei tomba. 49<br />

La narrazione oscilla, seguendo un ritmo involontario, tra ricordi<br />

e presente, in una focalizzazione alternata che passa dall’interno<br />

all’esterno della madre. Nella sua recensione di Dunyaz¡d, la<br />

scrittrice I‘tid¡l Uøm¡n, nota come il tempo, in questo romanzo,<br />

osservi chi scrive. 50 L’uso del mu∂¡ri‘ sembra infatti volto alla<br />

creazione dell’evento piuttosto che alla sua rievocazione, mentre<br />

la scarsa coerenza interna dei tempi si oppone alla nitidezza delle<br />

immagini, che procedono per frequenti zoomate, cogliendo un<br />

particolare – il vestito bianco della bambina, le tende abbassate<br />

della stanza d’ospedale, gli anonimi referti medici – per ricreare<br />

un’idea del tutto.<br />

Le unità narrative, ovvero i vari capitoli, seguono il tracciato<br />

della rielaborazione fisica e psicologica della perdita, che la madre<br />

compirà in solitudine, tanto che gli unici rapporti con gli altri, il<br />

marito, l’amica N∞ra, sono marcati da un esplicito desiderio di<br />

rottura. 51 Le prime cinque unità sono dominate dallo spettro della<br />

49 Ibidem, 16-17.<br />

50 I. UtmAn, «Dunyaz¡d. al-Kit¡ba bi-l-ßuwar», N∞r, 14 (1999), 29.<br />

51 Ricordo i titoli dei capitoli compresi in Dunyaz¡d: «Un cesto di rose»,<br />

«Il giornale del mattino», «Un vestito nuovo per l’occasione», «C’era una casa<br />

nei campi», «Il gioco della morte», «Una domanda che sorge in piena notte»,<br />

«Una finestra sull’attesa», «µih¡b al-D£n ama Salm¡», «Test di maternità», «Se<br />

fosse una figlia», «Il punto di svolta».<br />

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