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e offrire opportunità per aumentare i livelli<br />
<strong>di</strong> partecipazione sociale.<br />
Narratore B: E l’informazione sul coma?<br />
Narratore A: Il Comitato Italiano per il<br />
Controllo delle Affermazioni sul Paranormale<br />
esprime la convinzione che nell’ambito<br />
del coma una non corretta informazione<br />
possa essere causa <strong>di</strong> inutili sofferenze<br />
creando non realistiche attese nei familiari<br />
e congiunti dei pazienti in coma...<br />
Narratore B: ...cominciamo con il ri<strong>di</strong>mensionamento<br />
della leggenda metropolitana<br />
sul paziente, in coma irreversibile da<br />
anni, che grazie ad un unico evento, una<br />
voce o una canzone, finalmente si sveglia<br />
e si alza dal letto sano e salvo, come se<br />
niente fosse.<br />
Terence Wallis si risveglia da un coma<br />
durato ben 19 anni. La mamma il 12 giugno<br />
scorso si è sentita chiamare:<br />
MAMMA!”. Esterefatta ha poi u<strong>di</strong>to<br />
un’altra parola: “PEPSY”. Non pare però<br />
che la vita vegetativa abbia provocato<br />
danni irreparabili alla memoria: alla<br />
domanda “ Terence, chi è il presidente<br />
Usa?”, l’uomo ha risposto: “REAGAN!”.<br />
Attore 7: ...ah, si...?<br />
Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />
un incidente stradale. Una pensionata<br />
63enne, trasportata da un autolettiga verso<br />
il pronto soccorso, si risveglia miracolosamente<br />
grazie al violento impatto contro un<br />
tir, che anziché peggiorare le con<strong>di</strong>zioni<br />
già precarie della pensionata, ha avuto<br />
effetti benefici.<br />
Attore 7: ...veramente...??<br />
Narratore A: Dopo 4 anni Black Mamba<br />
si risveglia dal coma ed intraprende subito<br />
il suo percorso <strong>di</strong> vendetta nei confronti<br />
dei suoi sterminatori.<br />
Attore 7: ... ma questo è un film?...ah<br />
sì!!..Kill Bill!<br />
Narratore A: Al suo risveglio dal coma<br />
dopo tanti anni, il camionista juventino<br />
Tirzan scopre che sua moglie ha nel frattempo<br />
iniziato una relazione con un tifoso<br />
rivale: Franco, tifoso dell’Inter. Tirzan<br />
intraprende un viaggio a Lourdes.<br />
Attore 7: Questo è Eccezziunale veramente!!<br />
Narratore B: Germania dell’Est, ottobre<br />
1989. La mamma <strong>di</strong> Alex cade in coma. Si<br />
risveglia otto mesi più tar<strong>di</strong> quando, nel<br />
frattempo, è stato abbattuto il muro <strong>di</strong> Berlino,<br />
ed è stata abolita la <strong>di</strong>visione tra la<br />
Germania Est e Ovest. Alex tenta <strong>di</strong> evitare<br />
lo shock alla mamma car<strong>di</strong>opatica, che<br />
però, sente l’esigenza <strong>di</strong> vedere la televisione,<br />
e <strong>di</strong> alzarsi dal letto...<br />
Attore 7: E questo è Good bye Lenin….<br />
Basta con i film!!!<br />
Narratore A: Roma, lo scontro <strong>di</strong> due treni<br />
in stazione risveglia la piccola Gabriella.<br />
La bimba <strong>di</strong> otto anni volata da un finestrino<br />
nel tamponamento, ha anche parlato<br />
con i parenti inglesi.<br />
Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />
2 anni ascoltando …(coro <strong>di</strong> nomi a soggetto)<br />
Narratore A e B: Poi miracolo ieri, come<br />
d’incanto, si è risvegliato e ha ripreso a<br />
parlare come se nulla fosse.<br />
Attore 7: A me sembra tutto più complicato<br />
Narratore B: Comunità?<br />
Narratore A: Una delle idee alla base <strong>di</strong><br />
questo spettacolo era quella <strong>di</strong> confondere<br />
i ruoli delle persone che vi partecipano:<br />
ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del<br />
coma, genitori, operatori sanitari della<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, giovani<br />
attori volontari, studenti. Tutti impegnati<br />
in un ideale comune che ci accompagna.<br />
Comunità. Persone che creano nuovi contatti,<br />
nuove trame <strong>di</strong> relazioni, nuove reti<br />
sociali, che permettono, attraverso un<br />
senso <strong>di</strong> appartenenza, la costruzione<br />
e il consolidamento dell’identità<br />
del singolo. Non è il<br />
teatro ad essere necessario,<br />
ma è superare la frontiera tra<br />
me e te, arrivare ad incontrarsi,<br />
arrivare a toccarsi,<br />
sentire quel tocco,<br />
superare la paura e<br />
la vergogna alle<br />
quali ci costringono<br />
gli occhi<br />
degli altri, non<br />
nascondersi più,<br />
essere quel che si è<br />
per non perdersi tra<br />
la folla. Una conoscenza<br />
fatta nell’incontro con l’altro<br />
per far sentire che ci<br />
siamo, per costruire un’intimità,<br />
essenziale a far nascere<br />
il gioco del teatro. Dentro la<br />
comunitas è l’altro a restituirmi<br />
la verità <strong>di</strong> me stesso, a<br />
rendermi nuovamente protagonista<br />
della mia vita. Il lavoro<br />
sul gruppo permette il passaggio<br />
dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> identità<br />
che genera alterità al coro<br />
d’identità che genera comunità.<br />
Così la ritualità del<br />
laboratorio teatrale può sostenere<br />
le persone nella ricostruzione<br />
del proprio senso d’identità,<br />
può aiutarle a sentirsi appartenenti<br />
ad un luogo, ad apprezzarlo e<br />
valorizzarlo, può creare spazi e tempi d’incontro<br />
che permettono <strong>di</strong> conoscere e riconoscere<br />
quelli che con<strong>di</strong>vidono una con<strong>di</strong>zione<br />
o valori comuni. Il lavoro dell’uomo<br />
su <strong>di</strong> sé e la cura del sé non possono<br />
prescindere dalla relazione con altre persone.<br />
Quin<strong>di</strong> facciamo teatro per abbattere le<br />
nostre frontiere, i nostri limiti, riempire il<br />
nostro vuoto. Per questo nel gennaio del<br />
2006 la compagnia ha realizzato un per-<br />
TEATRO 5<br />
corso <strong>di</strong> formazione volto ad incontrare<br />
artisti e ricercatori dell’arte delle più<br />
<strong>di</strong>sparate <strong>di</strong>scipline: dal para-teatro all’analisi<br />
del movimento Laban-Bartenieff;<br />
dalla forza del gesto fallibile alla scoperta<br />
del metodo Feldenkrais; alla magia degli<br />
inganni della percezione. Un progetto <strong>di</strong><br />
multi - produzione e cooperazione <strong>di</strong> abilità<br />
che forse ci ha trasformato.<br />
Narratore B: Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: E’ complesso e delicato<br />
decidere <strong>di</strong> aprire gli occhi <strong>di</strong> fronte<br />
all’imperfezione causata dalla malattia e ci<br />
rimanda a una sorta <strong>di</strong> imbarazzo, come un<br />
eco che non ritorna. La <strong>di</strong>sabilità, l’imperfezione,<br />
la malattia, il coma, riuniscono<br />
tutti i sensi e contemporaneamente li<br />
offendono. Di fronte a questi temi spesso<br />
si chiudono gli occhi,<br />
si tappano<br />
le orecchie, si trattiene il respiro, si<br />
chiude lo stomaco, si irrigi<strong>di</strong>sce il corpo.<br />
Sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti ma tentiamo <strong>di</strong><br />
tenerli <strong>di</strong>stanti e farli risiedere in un luogo<br />
lontano da noi. Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore B: L’ascolto è un’incompetenza<br />
culturale contemporanea. L’ascolto<br />
come consapevolezza <strong>di</strong> un limite, desiderio<br />
dell’altro e attesa. Una cultura dello<br />
Grazie, sono ancora con voi<br />
stare fondata sullo stupore. L’ascolto<br />
richiede una profonda esplorazione del<br />
vuoto, come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scoperta e<br />
pazienza, richiede de<strong>di</strong>zione, tempo, rigore,<br />
forza <strong>di</strong> stare nell’incertezza, nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne,<br />
nella solitu<strong>di</strong>ne e in una <strong>di</strong>versa speranza.<br />
L’ascolto richiede silenzio.Cosa<br />
vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio come con<strong>di</strong>zione<br />
in<strong>di</strong>spensabile per conoscere. La conoscenza<br />
dell’altro si realizza solamente<br />
quando vi è la possibilità che l’altro si<br />
manifesti. Per farlo l’altro ha bisogno <strong>di</strong><br />
tempi, dei propri tempi, a volte troppo lunghi<br />
da aspettare. Un tempo che non viene<br />
concesso perché è un tempo <strong>di</strong> silenzio e<br />
spesso non ne siamo capaci. Allora dal<br />
rumore, dal riverbero <strong>di</strong> pensieri che affollano<br />
le menti escono giu<strong>di</strong>zi vestiti da<br />
impressioni, giu<strong>di</strong>zi che non hanno tempo<br />
per formarsi con purezza. Pregiu<strong>di</strong>zi.Cosa<br />
vorremmo imparare?<br />
Narratore B: Saper stare in silenzio,<br />
saper vivere nel silenzio, saper parlare<br />
con il silenzio, saper ascoltare in silenzio.<br />
Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio dei<br />
pensieri che troppo spesso<br />
non lasciano spazio ad un<br />
pensare nuovo, costruito<br />
sull’incontro volta per<br />
volta. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore B: Il silenzio<br />
degli occhi che vedono con<br />
troppa fretta aspetti della realtà<br />
che sono irreali, non vedono potenzialità<br />
che si potrebbero esprimere<br />
solo tendendo una mano da un’angolazione<br />
<strong>di</strong>versa. Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio del corpo, che<br />
troppo spesso agisce confusamente per<br />
<strong>di</strong>ssipare imbarazzi e tensioni che ci<br />
portiamo <strong>di</strong>etro ancora prima dell’incontro<br />
con l’altro. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore B: Il silenzio del gusto<br />
che non ci permette <strong>di</strong> assaporare<br />
l’altro e la con<strong>di</strong>zione in cui si trova<br />
perché è troppo più facile sentire un<br />
sapore che è già deciso da un sapere<br />
comune e collettivo. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore A: E perchè no, il silenzio<br />
dell’olfatto, perché per conoscere bene<br />
l’altro lo dovremmo anche annusare. Devo<br />
conoscerne i suoi odori e quelli che ama.<br />
Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore B: Un silenzio dell’anima,<br />
una pace da cercare, magari raggiungere<br />
con fatica per poi riperdere per poi ricercare<br />
in un continuo tendere ad essa come<br />
strumento in<strong>di</strong>spensabile per qualsiasi<br />
esistenza.<br />
Poche settimane, quelle passate da quando ho iniziato il mio tirocinio alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Ora è terminato, ma sono ancora con voi, perchè scelgo <strong>di</strong><br />
essere con voi, perchè da quando sono con voi ho riaperto il mio cuore agli abbracci, ho riacquistato nuova forza <strong>di</strong> amare, ho trovato colori e profumi nuovi, ed una scarica<br />
carica <strong>di</strong> vita nuova. Per questo vi ringrazio, tutti. Era da tanto che non ricevevo degli abbracci così, era da tanto che qualcuno non mi <strong>di</strong>ceva : “benvenuta, è un<br />
Angelo che ti ha guidata a noi e spero ti troverai sempre bene!”, grazie Marco! Sai, io credo proprio che esista un Angelo affianco a me.<br />
Che <strong>di</strong>re, sono spiazzata in una valanga <strong>di</strong> emozioni, durante le prove, in cui tutti danno una mano col loro prezioso silenzio, dando al tempo un valore inestimabile;<br />
durante gli spettacoli al Dehon, dove sul palco, con gli occhi aperti ve<strong>di</strong> la Vita, con gli occhi chiusi la senti e la respiri, come non mi è mai successo prima. E’ <strong>di</strong>fficile<br />
raccontare le emozioni, se non si vivono in prima persona, per questo mi piace immaginare che tutte le persone a cui voglio bene stiano sul palco con me in quel momento,<br />
e poter con<strong>di</strong>videre le mie sensazioni.<br />
Grazie Cristian, per la tua ironia, le tue osservazioni <strong>di</strong> una precisione quasi svizzera, anche se a volte ti soffermi un pò troppo!!..ma grazie soprattutto per tutto quello<br />
che hai dentro e sai esprimere con profon<strong>di</strong>tà, per il tuo messaggio, che vorresti trasmettare a tutti i bambini, cioè <strong>di</strong> vivere la vita bene, <strong>di</strong> non trascurarla, volendo bene<br />
prima <strong>di</strong> tutto a se stessi, e poi agli altri. Grazie, per i vostri pregi e per i vostri <strong>di</strong>fetti, che sono poi quelli <strong>di</strong> tutti gli uomini.<br />
Grazie Ale, leggiadra come una farfalla, bizzarra come una grande artista, grazie Stefano, preciso e meto<strong>di</strong>co, gran professionista. Ma entrambi legati in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />
da una passione senza confini per questo lavoro e da una sensibilità entusiasmante.<br />
Grazie a tutti coloro che non ho nominato, attori ed oper-attori, che sono capaci <strong>di</strong> vivere, rivivere e trasmettere la Vita.<br />
Sono con voi<br />
Angela Russo<br />
tirocinante - animatrice