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NOTIZIARIO DELL'ARCHIVIO OSVALDO PIACENTINI - CAIRE

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un territorio che non ha connotati propri, ma<br />

quasi a un territorio e a processi di evoluzione<br />

economica tout court senza contesto (storico e<br />

fisico). Diremmo applicate a territori virtuali.<br />

Esistono cioè nel territorio fatti urbani/fatti<br />

territoriali, siti economici e così via ove non è più<br />

pensabile una politica urbanistica generale (e<br />

tendenzialmente generica). Vi sono cioè ragioni<br />

di scala del piano, e ragioni di complessità delle<br />

relazioni in campo che non possono essere<br />

affrontate se non con altrettanti strumenti<br />

di scala e complessità di interlocuzione.<br />

Anche in questo caso la legge urbanistica di<br />

solito non affronta direttamente i processi di<br />

saturazione, di sviluppo, di declino e così via<br />

che aree significative della regione subiscono<br />

(hanno subito, subiranno) con strumenti di<br />

concertazione e accentuazione di risorse, di<br />

relazioni, di elaborazione.<br />

E’ in atto un dibattito molto esteso e articolato<br />

attorno alla mancanza di risorse pubbliche,<br />

utilizzabili per lo sviluppo. Sviluppo di<br />

politiche per le infrastrutture, per le reti, per<br />

la ricerca, per l’ambiente e così via. Risorse da<br />

spendere, da impiegare a titolo di investimento<br />

in nuovo capitale fisso sociale. Il patrimonio<br />

degli enti pubblici viene dunque ormai<br />

indicato come una risorsa che può essere spesa,<br />

valorizzata, alienata e dunque utile a generare<br />

risorse. Grava peraltro un debito pubblico di<br />

dimensioni ciclopiche che impedisce di liberare<br />

risorse (il debito del sistema pubblico locale è<br />

stimato in 100 miliardi di euro).<br />

Tutto ciò, raccordato a politiche di pianificazione<br />

territoriale e urbanistica potrebbe consentire<br />

di mettere in campo sistemi di riproduzione<br />

automatica e rinnovata di patrimoni pubblici,<br />

da destinare a impieghi produttivi, tramite<br />

politiche di valorizzazione, sia con strumenti<br />

esistenti in dote alla legislazione vigente, sia<br />

con strumenti innovativi di tipo finanziario,<br />

sia facenti capo al sistema pubblico sia a<br />

quello privato. Le ragioni di pianificazione<br />

non possono essere indistinte dalle ragioni di<br />

governo del miglioramento della qualità della<br />

vita dei cittadini e contemporaneamente tali<br />

ragioni hanno necessità di sorreggersi di risorse<br />

sia pubbliche sia private. Risorse pubbliche<br />

laddove solo il pubblico è in grado di affrontare<br />

taluni nodi. Risorse private ove non solo<br />

sulla riforma urbnistica<br />

l’utile e l’ammortamento di un investimento<br />

sono realizzabili, ma anche ove ampi spazi<br />

del pubblico possono essere dismessi, come<br />

appunto l’housing sociale, le reti, la gestione<br />

finanziaria di beni culturali e/o ambientali, e<br />

così via.<br />

In tale quadro si può affermare che gli indirizzi<br />

regionali di pianificazione dovrebbero raccordare<br />

tali azioni a una griglia dei meccanismi<br />

della formazione delle risorse pubbliche tramite<br />

il piano, proprio tentando di raccordare<br />

intenzioni a capacità, necessità a possibilità. Sarebbe<br />

un passo avanti. Già i meccanismi di perequazione<br />

vanno in questa direzione. Tuttavia<br />

non appaiono sufficienti allo stato delle finanze<br />

pubbliche, in via di accelerato peggioramento.<br />

Come finanziare grandi infrastrutture, grandi<br />

riconversioni, come reggere la gestione di grandi<br />

vincoli, come affrontare programmi sociali<br />

di grandi dimensioni (housing appunto, scuole<br />

e trasporti, restauri e beni culturali…). Non vi<br />

sono a nostro avviso e a tale riguardo tentativi<br />

apprezzabili di approfondimento attorno a<br />

quel raccordo, che prima si è accennato, tra politiche<br />

di piano e politiche di finanza pubblica,<br />

tra dimensioni urbane dei fenomeni e valorizzazione<br />

di patrimoni pubblici (o privati) per un<br />

loro rapporto di virtuosa interazione e capacità<br />

di suscitare nuove risorse. Sia la perequazione,<br />

sia la riproduzione di patrimonio pubblico data<br />

da politiche urbanistiche, potrebbero infatti<br />

costituire tema di disposizioni normative che<br />

incentivino la creazione di ricchezza, ma anche<br />

di concorrenza e apertura al (e del) mercato immobiliare<br />

regionale. Ciò potrebbe dar luogo ad<br />

esempio ad una Borsa Immobiliare Regionale<br />

(cfr. Regione Lombardia). Proprio in virtù dei<br />

ragionamenti precedenti, si potrebbero immaginare<br />

più ampie opportunità di pianificazione<br />

e gestione dei rapporti con il privato, articolando<br />

pur per sommi capi, talune forme di parternariato<br />

nella formazione e attuazione degli<br />

strumenti di pianificazione.<br />

E ancora, proprio con riferimento a quanto<br />

già evidenziato circa la non neutralità del<br />

territorio (regionale) rispetto alla legge di<br />

pianificazione dello stesso, e alla necessità di<br />

affrontare taluni fenomeni maturi dell’assetto<br />

territoriale (declino, sviluppo, saturazione), il<br />

riconoscimento di una potestà regionale per la<br />

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