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NOTIZIARIO DELL'ARCHIVIO OSVALDO PIACENTINI - CAIRE

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aree destinate a servizi, individuate sull’onda<br />

della forte battaglia politica negli anni ’60, con<br />

una serie di varianti che tendevano a svincolare<br />

aree ancora libere con conseguente variazione di<br />

destinazioni d’uso.<br />

Il mancato studio - approfondito - delle concrete<br />

possibilità di espandere la città secondo un<br />

corretto programma di servizi pubblici per la<br />

mobilità ha permesso una proliferazione delle<br />

attività artigianali e industriali distribuite sul<br />

territorio, tali da non consentire più la possibilità<br />

di servirlo con una adeguata struttura di trasporti<br />

pubblici.<br />

I dati più recenti relativi all’incremento della<br />

occupazione dei suoli, dimostrano come a<br />

popolazione in diminuzione corrisponda<br />

ugualmente una occupazione crescente di suoli,<br />

in parte, è vero, destinata a servizi terziari,<br />

ma in parte ancora destinati alla espansione<br />

indifferenziata dell’insediamento.<br />

Inoltre la destinazione di molte aree agricole<br />

a riserva per la costituzione di parchi pubblici<br />

- soprattutto in prossimità della città - non è<br />

stata rianalizzata con suffi ciente attenzione nel<br />

tempo con un approfondimento dello studio in<br />

linea con quanto avviene in molti Paesi europei<br />

attorno alla fruizione della campagna come<br />

parco, accentuando così sempre più la politica di<br />

proporre vincoli “estetici” piuttosto che vincoli<br />

fi nalizzati ad una maggiore qualità agricola e<br />

naturale (e fruibilità).<br />

Infi ne le varianti endemiche ai piani, almeno<br />

fi no ai provvedimenti recenti contenuti nella<br />

seconda Legge Urbanistica Regionale, ha<br />

fatto sì che la variante (quasi sempre legata<br />

generata “a richiesta” dell’iniziativa privata)<br />

ha di fatto consentito nel tempo di modifi care<br />

radicalmentel’impianto del piano o comunque<br />

di attuarlo al di fuori e al di là di disegni<br />

preordinati.<br />

Possiamo constatare amaramente che l’iniziativa<br />

pubblica dopo la battaglia politica posta in essere<br />

negli anni ’60, oggi, attraverso la cosiddetta<br />

politica del consenso, tende a seguire la domanda<br />

privata piuttosto che prevenirla o governarla.<br />

Fino al punto di fornire anche suoli a basso<br />

costo a istituti per la costruzione di case non più<br />

popolari senza controllare invece, se non raramente,<br />

la possibilità di immettere sul mercato<br />

lavori di archivio<br />

le notevoli quote di alloggi in affi tto necessarie<br />

piuttosto che di alloggi da immettere sul mercato<br />

edilizio toutcourt.<br />

Una diversa impostazione della pianifi cazione<br />

urbanistica degli anni ’80<br />

Ci siamo soffermati sull’esame delle condizioni<br />

dell’urbanistica emiliana degli anni ’60 anche<br />

perchè essa fu di fatto la generatrice della legge<br />

urbanistica regionale, infl uente non solo in<br />

Emilia.<br />

Spesso si spaccia e si tende a liquidare la politica<br />

urbanistica degli anni ’60 sulla base del modo<br />

del tutto transitorio di elaborare, presentare ed<br />

adottare i piani di quell’epoca, piani che furono,<br />

viziati da provvedimenti legislativi ambigui e<br />

pericolosi che costrinsero a discostarsi sensibilmente<br />

da quanto richiesto dalla legge urbanistica<br />

allora vigente.<br />

L’esperienza innovativa del P.E.E.P. aveva<br />

fi nalmente consentito ai comuni di predisporre<br />

piani particolareggiati di attuazione del P.R.G.<br />

relativamente alle aree residenziali previste negli<br />

strumenti urbanistici vigenti, semplifi cando le<br />

procedure previste per gli strumenti attuativi<br />

nella legge urbanistica vigente.<br />

Si diede quindi l’avvio in quel periodo a modi di<br />

attuazione degli strumenti urbanistici attraverso<br />

gli strumenti intermedi (piani particolareggiati)<br />

- prescritti dalla legge urbanistica e mai posti in<br />

essere per la complessità delle procedure prescritte<br />

per quei casi.<br />

Purtroppo, proprio in questi anni la<br />

giurisprudenza metteva in discussione la<br />

possibilità per un comune di negare la licenza<br />

di costruzione ad un edifi cio previsto in una<br />

zona di espansione urbana priva di piano<br />

particolareggiato o di lottizzazione.<br />

Fino a quel momento invece la interpretazione<br />

adottata per oltre venti anni della legge<br />

urbanistica del 1942, anche se quasi mai<br />

completamente attuata, aveva introdotto<br />

fra la pianifi cazione generale comunale e il<br />

progetto edilizio un grado di pianifi cazione<br />

“particolareggiato” intermedio, di iniziativa<br />

pubblica, o indifferentemente privata.<br />

Anzi, le più moderne esperienze urbanistiche<br />

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