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NOTIZIARIO DELL'ARCHIVIO OSVALDO PIACENTINI - CAIRE

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Esame della pianifi cazione urbanistica in<br />

Emilia Romagna: il Piano Struttura<br />

Materiali per il Piano Territoriale della Regione Emilia Romagna (1983)<br />

Esame della pianifi cazione urbanistica in<br />

Emilia-Romagna<br />

L’opportunità di riprendere, a livello regionale,<br />

il dibattito sulla pianifi cazione urbanistica,<br />

dibattito certamente arricchito dalle esperienze<br />

degli anni più recenti soprattutto nel campo<br />

della conoscenza scientifi ca del territorio<br />

fi sico, è offerta oggi dalla analisi relativa alla<br />

destinazione urbanistica dei suoli espletata<br />

dall’Uffi cio cartografi co dell’Assessorato alla<br />

Programmazione, che consente di predisporre<br />

un mosaico degli strumenti urbanistici esteso a<br />

tutta la regione Emilia-Romagna 1 .<br />

La elaborazione consente di confrontare tra loro<br />

le diverse fi losofi e di programmazione, la struttura<br />

dei piani, le aree interessate dalle previsioni<br />

insediative sia residenziali che produttive, e di<br />

rendere facilmente leggibile l’estensione delle<br />

aree di rispetto (che per la verità sono predisposte<br />

negli strumenti urbanistici partendo da ottiche<br />

abbastanza difformi).<br />

Per struttura dei piani intendiamo qui intanto<br />

riferirci alle previsioni che attengono alle<br />

relazioni con la mobilità, di norma insistenti<br />

sulla rete viaria, la quale, come si è detto, spesso<br />

proviene da schemi territoriali di viabilità<br />

predisposti negli anni ’60.<br />

Fu quello un periodo nel quale, trovandoci di<br />

fronte ad una pianifi cazione urbanistica estesa<br />

contemporaneamente a quasi tutte le principali<br />

città emiliane, si tentò di programmare, o<br />

meglio di progettare, uno sviluppo organico<br />

della espansione urbana sul territorio regionale,<br />

legata ad uno schema di movimento appoggiato<br />

sulla rete viaria - ed in parte su quella ferroviaria<br />

ed autostradale - che aprisse le città verso il<br />

territorio e viceversa.<br />

L’inversione di tendenza dell’espansione a<br />

macchia d’olio e comunque della espansione<br />

lungo la fascia più fortemente urbanizzata incise<br />

sulla struttura insediativa di progetto in quasi<br />

tutti i casi analizzati.<br />

lavori di archivio<br />

di Osvaldo O Piacentini<br />

La rottura dello schema di accessibilità<br />

radiocentrico proprio dei piani precedenti agli<br />

anni ’60, con l’interruzione della urbanizzazione<br />

determinata dalle circonvallazioni (per la verità<br />

ancora presenti in molti strumenti urbanistici), la<br />

progettazione di cunei agricoli dalla periferia al<br />

centro spesso sostenuta da previsioni di parchi<br />

urbani, la elevata dotazione di aree destinate<br />

ai servizi urbani sia nel tessuto residenziale<br />

esistente che nelle previsioni di ampliamento,<br />

caratterizzano certamente in modo omogeneo<br />

quasi tutti gli strumenti urbanistici della<br />

regione.<br />

La distinzione, proposta negli anni ’60 tra vincoli<br />

atemporali (per esempio la fascia di rispetto<br />

della viabilità) e i vincoli temporali (determinati<br />

dalle previsioni di espansione rapportate prevalentemente<br />

all’aumento prevedibile di popolazione<br />

che in quegli anni si mostrava in forte<br />

crescita, la estensione, soprattutto per quanto riguarda<br />

le aree residenziali, dell’uso di strumenti<br />

legislativi che consentivano la acquisizione delle<br />

aree, dimostra quanto sia stata incidente nell’attuazione,<br />

la fi losofi a emiliana della pianifi cazione<br />

territoriale, almeno per quanto si riferisce agli<br />

strumenti urbanistici.<br />

Nè va sottaciuto (sempre riferito alle previsioni<br />

originarie), il tentativo di governare le “rendite”<br />

urbane e di localizzare in aree appositamente<br />

attrezzate la forte crescita di terziario che già si<br />

prevedeva caratterizzare le città principali fi no<br />

dagli anni ’60.<br />

La struttura viaria e la localizzazione dei servizi<br />

e delle attività terziarie era quasi sempre in<br />

funzione delle aree da servire che, nel caso<br />

delle città capoluogo, si estendevano di norma<br />

all’intera provincia. Tutto ciò derivava anche<br />

dagli studi intrapresi, già in questi anni, per la<br />

razionalizzazione dei trasporti pubblici urbani<br />

e, quando possibile, dai trasporti interurbani.<br />

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