IL DEMANIO MARITTIMO: TITOLARITA' E ... - DSpace@Roma3

Sulla scorta delle considerazioni che precedono, parte della dottrina
ha evidenziato come non sia corretto tenere nettamente distinti i due profili
menzionati - il porto come bene demaniale e il porto come azienda - in
quanto il porto quale bene demaniale è elemento essenziale del porto
quale momento di aggregazione di un insieme di attività volte alla
prestazione di servizi pubblici ( 92 ).
I porti sono assoggettati ad una disciplina speciale, portata dal
codice della navigazione, dal regolamento per l’esecuzione del codice della
navigazione marittima (decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio
1952, n. 328), dal testo unico sui porti, spiagge e fari e dal relativo
regolamento di attuazione (rispettivamente, regio decreto 2 aprile 1885, n.
3095 e regio decreto 26 settembre 1904, n. 713 ( 93 )) e modificata in modo
incisivo dalla legge 28 gennaio 1994, n. 84 ( 94 ). Quest’ultima si è posta
come normativa di riordino complessivo del settore portuale ( 95 ), con
( 92 ) Così, G. Pericu, Porto (navigazione marittima), cit., p. 425.
( 93 ) Si consideri che l’art. 27, comma 8, della legge n. 84 del 1994 ha abrogato il r.d. n.
3095 del 1885 e il relativo regolamento di attuazione nella parte in cui risultano
incompatibili con le disposizioni della medesima legge.
( 94 ) Vi è, inoltre, la normativa dettata in relazione alla specifica funzione assolta dal
porto, come quella portata dal d.P.R. 2 dicembre 1997, n. 509 (c.d. decreto “Burlando”),
recante la disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per
la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto; quella di cui all’art. 2 del
decreto ministeriale 16 maggio 2001, n. 293, che definisce come porto industriale e
petrolifero “le aree demaniali marittime a terra e le altre infrastrutture portuali - individuate
nel piano regolatore portuale, o delimitate con provvedimento dell'autorità competente -
nelle quali si effettuano, con la presenza in quantitativi non inferiori a quelli della colonna
2 dell'allegato I al citato decreto legislativo n. 334 del 1999, attività di carico, scarico,
trasbordo e deposito di sostanze pericolose, destinate a stabilimenti industriali, impianti
produttivi o depositi, ovvero dagli stessi inviate al porto per l'imbarco”.
( 95 ) La legge n. 84 del 1994 ripartisce i porti marittimi nazionali in due categorie (art. 4):
della prima fanno parte i porti o le specifiche aree portuali finalizzati alla difesa militare e
alla sicurezza dello Stato; nella seconda categoria ricadono i porti o le specifiche aree
portuali - che possono avere funzione commerciale, industriale e petrolifera, di servizio
passeggeri, peschereccia, turistica e da diporto - di rilevanza economica internazionale (I
classe), nazionale (II classe), regionale e interregionale (III classe). In proposito, cfr., M.
Brignardello, M. Casanova, Diritto dei trasporti. Infrastrutture e accesso al mercato,
Milano, 2004, p. 78; A. Giardini, I porti e i servizi portuali, in Trattato di diritto commerciale
e di diritto pubblico dell’economia, diretto da F. Galgano, vol. 40, Il diritto del mercato del
trasporto, di S. Zunarelli (a cura di), Verona, 2008, p. 307; G. Sirianni, I porti marittimi, in
Trattato di diritto amministrativo, a cura di S. Cassese, Tomo II, Milano, 2005, p. 2546. In
particolare, va segnalato che le caratteristiche dimensionali, tipologiche e funzionali dei
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