favignana e la mattanza dei tonni (pdf 4,1 mb) - Geacoopsociale.Eu

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“Esisteva anche tra padrone e operaio un rapporto di fiducia basato su valori personali profondamente sentiti, ora tutto è burocratizzato e spersonalizzato. Anche la mattanza è finita”. Si lavorava tutto l’anno per prepararla, non era un’attività solo per l’estate perché in inverno si dovevano fare le reti e tutte le attrezzature. Alcuni numeri aiutano a capire meglio: 7-8 km di reti, 80 km di cavi d’acciaio, 360 mq di superficie coperta, 300 àncore, e si pescava fino a 32- 35 metri di profondità. E poi ancora centinaia di galleggianti in sughero e blocchi di tufo usati come pesi. “Dicono che la mattanza fosse una festa di morte, ma non è vero. Vogliamo parlare allora di quello che fanno alcune regioni del nord con pesci più piccoli dei tonni?”. La mattanza aveva anche un significato religioso molto forte. Simboleggiava il rapporto ancestrale tra uomo e natura per la sopravvivenza, in tutti gli aspetti più crudi della lotta per la vita. Forse proprio per questo, per rispetto del mare e delle sue creature che davano da mangiare agli isolani, dopo la mattanza si rivolgevano preghiere e ringraziamenti ai santi a capo scoperto. “Per parte mia, non ho mai trascurato i santi introdotti dai Ràis precedenti, assicura Cataldo. Ne ho aggiunto qualcuno a cui sono particolarmente devoto: Sant’Anna, Padre Pio e San Remedio, che in realtà è una figura molto legata alla terra più che all’acqua, ma esprime bene la simbiosi tra uomo e mondo animale perché è rappresentato con un orso al guinzaglio…, e ovviamente San Gioacchino…”. I pescatori usavano fissare sulla camera d’entrata delle reti della tonnara un’enorme croce, sistemata su un palo molto alto in modo che fosse ben visibile sopra l’acqua. La croce riporta le immagini dei santi e della Madonna ed è dedicata a San Pietro, così che possa benedire la tonnara ed elargire doni abbondanti. La sera di giovedì 19 luglio si è svolta una processione straordinaria, che ha coinvolto tutto il paese. La croce è stata portata dal Municipio fino all’ex stabilimento Florio sul porto. Foto storiche presso lo stabilimento Florio e i vari tipi di tonno nelle acque di Favignana.
Oltre al sindaco e alle varie autorità anche Cataldo era presente, a ricordare un mondo e un sistema di vita ormai sempre più sbiadito. Ma che messaggio si può tramandare di quell’antica cultura che ha segnato la storia e le tradizioni di un popolo? “Io spero che i nostri figli possano ancora ascoltare, un giorno, le cialome che cantavamo alla mattanza, e sappiano trovare dal nostro passato le risorse per costruire un futuro rispettoso della nostra identità, puntando anche sul turismo e sulla valorizzazione di ciò che eravamo. Perché solo con la forza della nostra storia e della nostra passione potremo fiorire anche nel mondo di domani”. Alcuni momenti del trasporto della croce di S. Pietro dal centro del paese allo stabilimento di lavorazione del pesce.
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