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96 - Sciroeu de Milan

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Trattare un argomento come “El Varon” 1 non è mai<br />

stato facile per gli studiosi <strong>de</strong>l dialetto milanese e<br />

per gli storici, figuratevi per il sottoscritto, comunque<br />

noi ci proviamo.<br />

Siamo verso la fine <strong>de</strong>l 1500 e dallo stampatore Bartoli<br />

viene pubblicato a Pavia un libercolo dal titolo<br />

“De la lengua da <strong>Milan</strong>”; l’autore usa lo pseudonimo<br />

di Varon milanes. In realtà il suo vero nome era<br />

Giovanni Capis e lo avrebbe scritto quando, ancora<br />

fresco di dottorato in legge, frequentava uno Studio<br />

in Pavia, probabilmente in compagnia con altri neo<br />

avvocati milanesi. Il Capis era nativo di Domodossola,<br />

ma milanese di adozione; non è certa la sua<br />

data di nascita, né quella <strong>de</strong>lla sua morte, si suppone<br />

però sia nato verso la metà <strong>de</strong>l 1500 e <strong>de</strong>ceduto poco<br />

dopo il 1610.<br />

Era quello il periodo in cui si ripren<strong>de</strong>vano gli studi<br />

<strong>de</strong>i classici greci e latini così, nelle intenzioni <strong>de</strong>l<br />

Capis, gran<strong>de</strong> stimatore <strong>de</strong>lla nascente letteratura<br />

meneghina, vi fu l’i<strong>de</strong>a di assegnare una etimologia<br />

di stampo classico alle “Parol <strong>Milan</strong>es” in maniera<br />

di dare maggior gloria alle stesse.<br />

Nel 1606, il letterato milanese Ignazio Albani, nato<br />

a Merate verso la fine <strong>de</strong>l 1500 e morto attorno al<br />

1650, avrebbe curato una ristampa <strong>de</strong>l De la lengua<br />

da <strong>Milan</strong>; egli apportò alcune modifiche, ma senza<br />

sottoscriverne la presentazione, dando così l’anonimato<br />

all’opera che fu consegnata allo stampatore<br />

Giovanni Como, il quale la pubblicò assieme al Prissian<br />

<strong>de</strong> <strong>Milan</strong> <strong>de</strong> la parnonzia milanesa 2 di Giovanni<br />

Ambrogio Biffi.<br />

Il Biffi scrisse il suo Prissian, poichè tra alcuni gentiluomini<br />

era sorta una disputa circa l’esatta pronuncia<br />

<strong>de</strong>i vocaboli milanesi esposti dal Capis nel suo<br />

Varon; questi si rivolsero al Biffi, affinchè chiarisse<br />

il conten<strong>de</strong>re. Venuto a conoscenza <strong>de</strong>ll’accaduto,<br />

l’editore Giovanni Como pregò il Biffi di mettere<br />

per iscritto le sue osservazioni dando origine così<br />

al Prissian.<br />

4 <strong>Sciroeu</strong> <strong>de</strong> <strong>Milan</strong> - Marz/April 2013<br />

ACCADEMIA<br />

“EL VARON” Primo glossario <strong>de</strong>lla lingua milanese<br />

a cura di Edo Bossi<br />

Torniamo alle prime due edizioni e consi<strong>de</strong>riamo le<br />

etimologie <strong>de</strong>l Varon, siano esse <strong>de</strong>l Capis o rielaborate<br />

o integrate dall’Albani e notiamo che le stesse<br />

<strong>de</strong>stano non poche perplessità.<br />

Il tono burlesco ed a volte fin troppo dignitoso <strong>de</strong>l<br />

primo autore in evi<strong>de</strong>nte contrasto col curatore <strong>de</strong>ll’edizione<br />

<strong>de</strong>l 1606, più faceto, più spiritoso fanno<br />

nascere il sospetto che il primo autore abbia dato<br />

all’opera un’impronta goliardica, burlesca ad una<br />

cosa seria, e che l’Albani abbia calcato ancor più la<br />

mano riempendola di canzonature e burle. Lo stesso<br />

Albani, nelle sue “Esplicatione <strong>de</strong> i vocaboli milanesi”<br />

ci fa questo esempio alle voci:<br />

“Napij - Napion = Naso smisurato. Due sono le<br />

esplicationi, la prima è <strong>de</strong>ll’Autur nomato (Capis),<br />

l’altra è mia. Dice adonque egli e <strong>de</strong>rivato dal nome<br />

greco ναπει che significa locus umbrosus. Ma dirammi<br />

alcuno, che cosa ha che far Napij, che vuol<br />

dir un naso smisurato con ναπει greco qual significa<br />

luogo ombroso. Udite l’artificio e la gentil metafora<br />

insieme. Si come chi va sotto un luogo ombroso<br />

resta ombreggiato, così chi si ritira da una parte <strong>de</strong><br />

cotali nasi, segue l’istesso; cosa che particolarmente<br />

all’estate sogliono far molti, i quali andando in compagnia<br />

d’alcuni, ch’abbi il naso di tal sorte, con bella<br />

<strong>de</strong>strezza lo mandano dalla parte, che il sole scocca i<br />

cuocenti rai, acciò restino meno offesi, et si servono<br />

<strong>de</strong>l naso di quel tale, come d’un Parasole. Sin qui<br />

sono le parole <strong>de</strong>ll’Autor incognito, il quale a mio<br />

giudicio più studio ha posto in far una bella Hiperbole,<br />

che in trovar la buona esplicatione. Sentite adonque<br />

se questa forsi più vi piace. Napij, dico io, credo<br />

sia tolto dal latino Napus che significa quel che<br />

diciamo noi Navon, cioè radice simile alla rappa; er<br />

quasi vogliono dire: tu hai un naso fatto a somiglianza<br />

d’un Navon, quando dicono Napij.<br />

Continua a pag. 20<br />

1) Termine usato dal Capis per antonomasia e riferentesi a Marco Terenzio Varrone, poligrafo romano nato a Reate nel 114<br />

a.C.autore “De la lingua latina”, testo utilizzato ancora nel 1500 per lo studio <strong>de</strong>l latino.<br />

2) Termine usato dal Biffi per antonomasia e riferentesi a Prisciano, grammatico latino <strong>de</strong>l V sec .d.C. nato a Cesarea, insegnò a<br />

Costantinopoli e scrisse i “Commentaria grammaticorum” che servirono di base all’insegnamento <strong>de</strong>l latino sino al sec. XVI

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