2 I dizionari fondamentali e di frequenza della lingua italiana
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nell’ambito <strong>della</strong> comunicazione orale (cfr. alcune scelte <strong>di</strong> Galli de’ Paratesi in 2.2.17).<br />
In molti casi la decisione <strong>di</strong> assegnare una parola al lessico fondamentale <strong>di</strong>pende dal<br />
peso che si vuole attribuire ai singoli criteri. Quanto all’utilità dei termini, proposta da<br />
Kühn, occorre valutare i limiti del concetto “lessico fondamentale”, giacché a voler<br />
rilevare i termini più utili per ciascun gruppo <strong>di</strong> apprendenti, ci vorrebbero tanti lessici<br />
<strong>fondamentali</strong>, quanti i gruppi <strong>di</strong> destinatari stessi. Pertanto l’unica possibilità è <strong>di</strong> creare<br />
un c.d. lessico elementare, il quale, anche se non permette <strong>di</strong> esprimersi in modo chiaro<br />
ed esauriente in tutti i contesti, serve come nocciolo per il lessico fondamentale<br />
in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> ciascun apprendente.<br />
Gli approcci <strong>di</strong> tipo pragmatico testimoniano, che il punto <strong>di</strong> riferimento per la<br />
determinazione del lessico fondamentale non è più costituito dalle ricerche <strong>di</strong> <strong>frequenza</strong><br />
lessicale, la selezione si basa ormai sull’effettivo uso comunicativo del lessico. In<br />
accordo con Kühn (1990) e Schumacher (1998) osserviamo però che la definizione dei<br />
criteri orientati all’utente e il loro utilizzo comporti numerosi problemi, dovuti in<br />
particolare allo stato poco uniforme delle ricerche <strong>di</strong> pragmatica linguistica. Non è<br />
sempre possibile prevedere quali temi e situazioni saranno in<strong>di</strong>spensabili per un<br />
determinato gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scenti. Inoltre, più eterogeneo è il gruppo degli apprendenti, più<br />
<strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>venta la selezione, se al contempo si punta a un numero basso <strong>di</strong> elementi<br />
lessicali. Krohn (1992: 26) avverte che in molti vocabolari <strong>di</strong> base le concrete forme<br />
lessicali seguono il catalogo degli atti linguistici, <strong>di</strong> cui consegue che in molte liste<br />
abbondano le espressioni stereotipiche, atte ad affrontare determinate situazioni e temi<br />
prestabiliti. L’utilità <strong>di</strong> questi elementi in certe situazioni standard non ci illude sul fatto<br />
che la preve<strong>di</strong>bilità delle situazioni tipiche e delle forme linguistiche appropriate è<br />
limitata. La conoscenza <strong>di</strong> parole e significati generici, non legati a determinati temi e<br />
situazioni, è una con<strong>di</strong>zione irrinunciabile per la costruzione e per l’ampliamento <strong>di</strong> una<br />
competenza lessicale.<br />
È <strong>di</strong>fficile valutare se i criteri orientati ai bisogni degli utenti e alla pragmatica abbiano<br />
prodotto lessici <strong>di</strong> base effettivamente migliori, fatto sta, che un vocabolario<br />
fondamentale basato su criteri pragmatici costituisce uno strumento <strong>di</strong> comunicazione più<br />
legittimo rispetto alle liste precedenti. In quest’ottica i vocabolari <strong>di</strong> base stesi<br />
utilizzando il solo criterio <strong>della</strong> <strong>frequenza</strong>, infatti, sono visti come prodotti<br />
“semilavorati.”<br />
1.2.2.4 Un approccio frequenziale-comunicativo<br />
La lessicografia del periodo precedente ha <strong>di</strong>mostrato che i conteggi <strong>di</strong> <strong>frequenza</strong><br />
non erano adatti ad offrire al <strong>di</strong>scente un inventario lessicale delimitato rispetto al lessico<br />
infinito <strong>di</strong> una <strong>lingua</strong>, che gli permetta <strong>di</strong> valutare la quantità del materiale da imparare,<br />
<strong>di</strong> acquisirlo in un modo sistematico e <strong>di</strong> farsi capire in situazioni quoti<strong>di</strong>ane. La svolta<br />
pragmatica nella definizione del lessico <strong>di</strong> base ha eliminato le lacune dovute alla<br />
selezione orientata alla <strong>frequenza</strong> lessicale, ponendo in primo piano l’utilità<br />
comunicativa degli elementi lessicali, tuttavia non ha definito chi e in quali situazioni<br />
adopera un <strong><strong>di</strong>zionari</strong>o <strong>di</strong> base. Ultimamente si cerca <strong>di</strong> integrare le due teorie opposte in<br />
un approccio frequenziale-comunicativo.<br />
È fondamentale da questo punto <strong>di</strong> vista l’ampia monografia <strong>di</strong> Krohn (1992), in cui<br />
l’autore <strong>di</strong>scute gli aspetti metalessicografici e <strong>di</strong>dattici <strong>della</strong> struttura dei <strong><strong>di</strong>zionari</strong><br />
<strong>fondamentali</strong> tedeschi. Egli <strong>di</strong>mostra che l’approccio frequenziale e quello pragmatico,<br />
contrariamente a quanto affermato nel passato, hanno numerose caratteristiche in comune<br />
(ivi, pp. 55-71). L’obiettivo è <strong>di</strong> integrare i due approcci in un unico quadro frequenziale-<br />
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