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2 I dizionari fondamentali e di frequenza della lingua italiana

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tenere con 41, fare con 43 e prendere con 48. Quali <strong>di</strong> queste accezioni dovrebbero<br />

entrare nel bagaglio lessicale dell’apprendente? Esistono ormai software che calcolano la<br />

co-occorrenza statistica dei termini, cioè la probabilità che hanno due parole <strong>di</strong> essere<br />

associate in un determinato testo. Tale calcolo consente <strong>di</strong> trovare l’accezione con cui è<br />

più probabile incontrare una parola in un testo. Tuttavia non esiste ancora per l’italiano<br />

un <strong><strong>di</strong>zionari</strong>o <strong>di</strong>dattico, come il COBUILD inglese, che sulla base dello spoglio <strong>di</strong> un<br />

corpus vastissimo or<strong>di</strong>na le accezioni <strong>di</strong> un lemma polisemico secondo le rispettive<br />

frequenze (cfr. sez. 4.1.4). Un’altra questione è che al lessico appartengono espressioni<br />

i<strong>di</strong>omatiche e formule fisse non scomponibili, che non sono sempre introdotte<br />

organicamente nelle liste <strong>di</strong> <strong>frequenza</strong>.<br />

Quanto alla <strong>di</strong>fferenza tra vocabolario attivo (produttivo) e passivo (ricettivo), le<br />

esperienze rivelano che non c’è un’opposizione netta tra conoscenza ricettiva e<br />

produttiva del lessico. Nel corso dell’appren<strong>di</strong>mento determinate parole da vagamente<br />

familiari <strong>di</strong>ventano note, e in sta<strong>di</strong> successivi si impara a usarle con sempre maggiore<br />

proprietà (Corda e Marello 1999: 27). In alcuni vocabolari <strong>fondamentali</strong> (Galli de’<br />

Paratesi 1981) sono segnalate le parole che l’allievo deve conoscere produttivamente; ma<br />

esaminando più in dettaglio queste liste, spesso si vede che l’etichetta “conoscenza<br />

produttiva” è data semplicemente in base a un criterio <strong>di</strong> <strong>frequenza</strong>, mentre non si presta<br />

particolare attenzione al consolidamento del lessico da usare in modo produttivo. Nella<br />

maggior parte dei manuali d’italiano L2 non c’è una <strong>di</strong>stinzione tra lessico da imparare<br />

produttivamente o ricettivamente: gli autori suppongono, infatti, che le parole conosciute<br />

solo ricettivamente agli inizi del corso vengano man mano imparate anche<br />

produttivamente.<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione dei lessici <strong>fondamentali</strong> ha avuto una certa utilità nella pianificazione<br />

dei curricoli <strong>di</strong>dattici. La pianificazione sempre più <strong>di</strong>fferenziata dei contenuti causa<br />

scelte lessicali sempre più specifiche, basate sui bisogni dei vari gruppi <strong>di</strong> destinatari<br />

(soprattutto adulti). Occorre però sempre tenere presente che un vocabolario <strong>di</strong> base non<br />

è concepito per limitare l’insegnamento a quel nucleo lessicale, né significa che occorra<br />

prima insegnare tutte le parole <strong>di</strong> una prima fascia, poi – e soltanto poi – tutte le parole <strong>di</strong><br />

una seconda fascia. La delimitazione imposta da un vocabolario <strong>di</strong> base significa soltanto<br />

<strong>di</strong> imparare dapprima il maggior numero delle parole scelte, ricorrendo alle parole <strong>di</strong> una<br />

fascia seguente soltanto quando è necessario per l’espressione spontanea o quando il<br />

contenuto <strong>di</strong> un testo presentato lo richiede.<br />

1.3 Quali e quante sono le parole <strong>fondamentali</strong>?<br />

In vista dei suddetti, sembra che gli stu<strong>di</strong>osi non siano ancora riusciti a delimitare<br />

un metodo <strong>di</strong> ricerca che <strong>di</strong>a tutte le garanzie per riprodurre esattamente il fatto<br />

linguistico che si vorrebbe circoscrivere. I <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca danno risultati a volte<br />

sensibilmente <strong>di</strong>versi, pertanto le mille, duemila parole più usuali sembrano cambiare<br />

forma secondo i criteri <strong>di</strong> selezione adottati. Giulio C. Lepschy (1978: 59) ha espresso<br />

una critica severa nei confronti dei lessici <strong>fondamentali</strong>:<br />

"Un <strong><strong>di</strong>zionari</strong>o <strong>di</strong> <strong>frequenza</strong> per principianti che volesse limitarsi alle 5.000 parole più comuni, più<br />

usuali dell’italiano moderno, sarebbe <strong>di</strong>verso se si basasse sul LIF o sul FDI, e in tutti e due i casi<br />

sarebbe piuttosto insod<strong>di</strong>sfacente. Intanto, sembra ragionevole basare la scelta per i materiali<br />

<strong>di</strong>dattici sul buon senso, piuttosto che sui calcoli statistici.”<br />

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