ECO 21_2012 - L'eco di Milano e provincia
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8 OTTOBRE <strong>2012</strong><br />
SEGRATE<br />
Ventisei anni sulla se<strong>di</strong>a a rotelle, ma Leonardo e la sua famiglia non hanno mai mollato<br />
Voglio riprendermi la vita<br />
“Mi rivolgo al mio Comune con una richiesta <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> sostegno economico”<br />
<strong>di</strong> Paolo Massani<br />
Con Leonardo, avevamo comunicato via e-mail e poi<br />
telefonicamente, dandoci appuntamento a casa sua,<br />
a Segrate quartiere <strong>Milano</strong>2. Mentre vago alla ricerca<br />
del suo palazzo, faccio in tempo ad ammirare le stra<strong>di</strong>ne,<br />
il silenzio, le aiuole, i ver<strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni, le ciclabili, il laghetto,<br />
i ponti e i ponticelli. Tutto a posto, forse troppo.<br />
Talmente in or<strong>di</strong>ne e lindo, che quasi, temendo <strong>di</strong> sporcare,<br />
mi fermo e scendo a dare una pulitina alle gomme della<br />
mia city bike. Ci sono, salgo fino all’appartamento all’ultimo<br />
piano e lì ad accogliermi, seduto in carrozzina, c’è<br />
un ragazzo sereno e sorridente, che porta molto bene i suoi<br />
quaranta e passa anni.<br />
IL FATTO<br />
La nostra chiacchierata inizia con quel fati<strong>di</strong>co giorno<br />
d’estate del lontano 1986. Leonardo è in vacanza con la famiglia,<br />
al mare a St Thomas, isola dei Caraibi. La giornata<br />
è bella, splende il sole, il mare invitante, Leonardo e suo<br />
fratello Andrea, quin<strong>di</strong>ci e tre<strong>di</strong>ci anni, sono in acqua e giocano<br />
spensierati. Si <strong>di</strong>vertono, nuotando, tuffandosi, facendo<br />
le capriole così come fanno tutti i ragazzi <strong>di</strong> questo<br />
mondo. Sua madre è lì nella vicina spiaggia che prende il<br />
sole, suo padre con in mano la cinepresa, riprende contento<br />
e orgoglioso i suoi figli. Un attimo e succede quello che<br />
non augureresti a nessuno.<br />
“Mi sono tuffato in un punto in cui l’acqua era bassa, ho<br />
battuto la testa e mi sono ritrovato a galleggiare, a faccia in<br />
giù sott’acqua, vedevo le mie braccia galleggiare, volevo<br />
muoverle ma non riuscivo a capire perché loro non si muovevano.<br />
Sentivo che l’aria nei polmoni stava finendo, volevo<br />
girarmi e alzare la testa per poter respirare… ma non<br />
ci riuscivo”.<br />
Suo padre si rende conto imme<strong>di</strong>atamente che c’è qualcosa<br />
che non va, entra in acqua e con un materassino lo riporta<br />
a riva. Leonardo è paralizzato, non riesce a muovere<br />
un muscolo, respira a fatica. In spiaggia tra i turisti è presente<br />
un me<strong>di</strong>co americano “Questo bravo me<strong>di</strong>co capì subito<br />
la gravità della situazione. Ero cosciente, ma facevo<br />
sempre più fatica a respirare, mi aiutò, cercando <strong>di</strong> tranquillizzarmi<br />
e spiegandomi che dovevo respirare in un certo<br />
modo, con la pancia, perché i muscoli pettorali e intercostali<br />
della respirazione si erano bloccati.<br />
Il me<strong>di</strong>co, in attesa dei soccorsi, continuò a parlarmi e mi<br />
<strong>di</strong>sse che nell’impatto mi ero rotto l’osso del collo. In quel<br />
momento ho avuto una gran paura <strong>di</strong> morire, perché avevo<br />
sempre sentito <strong>di</strong>re che rompendosi l’osso del collo uno era<br />
spacciato”.<br />
L’INTERVENTO E LA RIABILITAZIONE<br />
Leonardo viene ricoverato per una settimana al General Hospital<br />
<strong>di</strong> San Juan <strong>di</strong> Portorico. La <strong>di</strong>agnosi è spietata: rottura<br />
dell’osso del collo e grave lesione del midollo spinale.<br />
La famiglia, dopo consultazioni, decide che l’intervento<br />
verrà eseguito a <strong>Milano</strong>.<br />
Durante il viaggio in aereo-ambulanza verso l’Italia, Leonardo<br />
rischia <strong>di</strong> morire per una forte crisi respiratoria,<br />
l’aereo è costretto a cambiare rotta e atterrerà in Canada.<br />
Leonardo viene ricoverato per qualche giorno al Janeway<br />
Children’s Hospital <strong>di</strong> St. John (Newfoundland). “Stabilizzatasi<br />
la situazione respiratoria, sempre in aereo-ambulanza,<br />
detto per inciso nessuna parola e nessun aiuto dallo Stato<br />
italiano, sono stato trasferito a <strong>Milano</strong>. Sono stato operato<br />
all’ospedale <strong>di</strong> Niguarda. Eravamo negli anni ’80,<br />
l’equipe me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Niguarda era già buona, non si poteva<br />
certo <strong>di</strong>re la stessa cosa per la riabilitazione. Problematica<br />
e spezzettata in <strong>di</strong>versi ospedali. Vista la situazione i miei<br />
mi hanno mandato sei mesi ad Heidelberg in Germania, in<br />
un centro <strong>di</strong> riabilitazione specializzato nelle lesioni <strong>di</strong> midollo<br />
spinale”.<br />
In Germania, pur registrando miglioramenti e progressi, alla<br />
fine della terapia, i me<strong>di</strong>ci del Centro, confermano che<br />
la paralisi <strong>di</strong> gran parte del corpo è irreversibile e che non<br />
potrà mai più camminare. Leonardo è un <strong>di</strong>sabile grave. Da<br />
quel maledetto giorno, sono trascorsi ventisei anni. Il ragazzino<br />
<strong>di</strong> allora con una vita davanti è <strong>di</strong>ventato un uomo.<br />
Ventisei anni duri e <strong>di</strong>fficili, ma Leonardo e la sua famiglia<br />
non hanno mai mollato.<br />
“VENTISEIANNI SULLASEDIAAROTELLE”<br />
“Ho ripreso a frequentare il liceo scientifico Gonzaga, non<br />
era facile, per i <strong>di</strong>sabili c’erano un sacco <strong>di</strong> barriere architettoniche.<br />
Per quattro anni è stata mia madre ad accompagnarmi,<br />
portarmi su per la scalinata d’ingresso, poi tornare<br />
a metà mattina per portarmi in bagno ed infine tornare a<br />
riprendermi.<br />
All’università, che poi ho lasciato perdere, mi dovevano tirar<br />
su <strong>di</strong> peso, su quei gradoni invalicabili. Ed anche lì, era<br />
lei il mio factotum. Mia madre mi è sempre stata vicina, si<br />
è licenziata, lasciando il suo lavoro, per seguirmi in tutto e<br />
per tutto. Da ventisei anni, ogni giorno e ogni notte, ho bisogno<br />
<strong>di</strong> assistenza. Ho bisogno <strong>di</strong> essere sollevato, lavato<br />
e vestito; ho bisogno <strong>di</strong> essere messo in carrozzina, <strong>di</strong> essere<br />
aiutato per andare in bagno, per mangiare… e per tutte<br />
le altre normali attività quoti<strong>di</strong>ane. Ed è stata mia madre<br />
a farlo ininterrottamente per tutti questi anni”.<br />
“LO STATO TAGLIA – LA REGIONE LATI-<br />
TA- IL COMUNE TOGLIE”<br />
Mentre Leonardo mi <strong>di</strong>ce queste cose, mi viene da chiedere,<br />
quale ruolo hanno avuto le istituzioni, la comunità della<br />
società civile. Lo Stato, la Regione Lombar<strong>di</strong>a, il Comune<br />
<strong>di</strong> Segrate hanno fatto qualcosa?<br />
“Lo Stato dopo aver approvato la legge 162 nel 98, già <strong>di</strong><br />
per se poco incisiva, ha fatto ben poco per farla applicare.<br />
La crisi economica dei nostri giorni, colpisce tutti, in particolare<br />
i più deboli, gli sfigati come noi. L’ultimo governo<br />
Berlusconi, ha azzerato il ‘fondo per la non autosufficienza’<br />
e la Fornero ha confermato, bontà sua, che non taglierà<br />
questo zero”.<br />
“La Regione Lombar<strong>di</strong>a, pur essendo economicamente la<br />
regione più avanzata, sul finanziamento <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> ‘vi-<br />
Leonardo insieme alla mamma nel 1986<br />
ta in<strong>di</strong>pendente’ è tra le regioni più in<strong>di</strong>etro del paese. Ha<br />
parzialmente reintegrato il fondo solo dopo le proteste e la<br />
manifestazione dei <strong>di</strong>sabili del giugno scorso e comunque<br />
il reintegro del fondo è ancora inferiore a quello che era nel<br />
2011, ed era già scarso allora!”.<br />
“Il Comune <strong>di</strong> Segrate, tre anni fa, aveva approvato un micro-progetto,<br />
<strong>di</strong> ‘vita in<strong>di</strong>pendente’. Per il 2010 e il 2011<br />
ho potuto contare sulla presenza <strong>di</strong> un’assistente, per circa<br />
quattro ore al giorno, <strong>di</strong> cui due pagate dal Comune. Quest’anno<br />
il Comune, scaricando le colpe sulla crisi, mi ha negato<br />
anche questo piccolo aiuto”.<br />
“VOGLIO RIPRENDERMI LA VITA”<br />
Leonardo ha fatto ricorso rivolgendosi al <strong>di</strong>fensore civico.<br />
La sospensione del progetto è stata confermata, perché non<br />
rientrava nei limiti ISEE decisi e imposti dall’Amministrazione<br />
comunale.<br />
“Sono un <strong>di</strong>sabile grave, ho bisogno <strong>di</strong> aiuto 24 ore su 24,<br />
per mangiare, per vestirmi, per lavarmi e per le altre funzioni<br />
quoti<strong>di</strong>ane. I miei familiari, non essendo più giovani,<br />
cominciano ad avere i loro problemi, ma nonostante ciò sono<br />
sempre loro che mi scorazzano per le visite i controlli e<br />
per le cure. Io mi sento giovane, ho voglia <strong>di</strong> vivere, sento<br />
il bisogno <strong>di</strong> riprendermi la vita. Di uscire <strong>di</strong> casa e <strong>di</strong> poter<br />
fare delle scelte e delle cose, che mi sono state in buona<br />
parte precluse. Se non ottengo la ‘vita in<strong>di</strong>pendente’ ora<br />
che ho 41 anni quando la otterrò? A 50, 60 o 70 anni? Ditemi<br />
voi, vi sembra giusto? Ed è per questo che mi rivolgo<br />
al mio Comune, all’Amministrazione comunale, con una<br />
richiesta <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> sostegno economico ad un progetto<br />
che mi permetta una ‘vita in<strong>di</strong>pendente’. Non chiedo troppo,<br />
vorrei solo un aiuto per riprendermi la vita”.<br />
UN MOVIMENTO INTERNAZIONALE<br />
Vita in<strong>di</strong>pendente<br />
Vita In<strong>di</strong>pendente è un movimento internazionale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili<br />
gravi, nato negli anni Sessanta negli Stati Uniti, che<br />
attraverso il superamento della semplice logica dell’assistenzialismo<br />
e dell’ospedalizzazione, mira alla propria autodeterminazione<br />
ed al pieno inserimento nella società.<br />
- Vita In<strong>di</strong>pendente è, fondamentalmente, poter vivere<br />
proprio come chiunque altro: avere la possibilità <strong>di</strong> prendere<br />
decisioni riguardanti la propria vita e la capacità <strong>di</strong><br />
svolgere attività <strong>di</strong> propria scelta, con le sole limitazioni<br />
che hanno le persone senza <strong>di</strong>sabilità.<br />
- Vita In<strong>di</strong>pendente vuol <strong>di</strong>re affrontare tutte le questioni<br />
che riguardano specificatamente le persone con <strong>di</strong>sabilità<br />
secondo una particolare filosofia che potremmo chiamare<br />
della libertà nonostante la <strong>di</strong>sabilità.<br />
- Vita In<strong>di</strong>pendente significa anche autodeterminazione. È<br />
il <strong>di</strong>ritto e l'opportunità <strong>di</strong> perseguire una linea <strong>di</strong> azione ed<br />
è la libertà <strong>di</strong> sbagliare e <strong>di</strong> imparare dai propri errori, esattamente<br />
come le persone che non hanno <strong>di</strong>sabilità.<br />
- Vita In<strong>di</strong>pendente riguarda soprattutto le persone con<br />
<strong>di</strong>sabilità, tuttavia chi la persegue sa che attorno a ogni<br />
persona con <strong>di</strong>sabilità che sia libera, si aprono spazi <strong>di</strong> libertà<br />
per madri, padri, fratelli, sorelle, figli, figlie, mogli,<br />
mariti, compagne, compagni, amiche, amici con esse in<br />
relazione.<br />
Via Emilia, 2 - 20097 San Donato Milanese - Tel. 02/51879704