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librosolari_2parte - Società Umanitaria

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ogito notarile. Unica organizzazione permessa nel quartiere è stato il dopolavoro.<br />

Anche le famiglie non vennero risparmiate. Ad esempio, il ciabattino Belcaro, fervente<br />

socialista, si trovò in casa un figlio in camicia nera: la tensione fu tale che<br />

padre e figlio non si parlarono più fino alla fine della guerra. La loro storia fu comune<br />

a moltissimi italiani.<br />

Persecuzioni, perquisizioni, arresti si sono succeduti a catena. Quante volte venne<br />

arrestato il buon Montanari e Radice Angelo? Quante volte alcuni dovettero dormire<br />

fuori casa per sottrarsi agli arresti? Chi fu ammonito dalla Pubblica sicurezza,<br />

chi sorvegliato e tre dei nostri giovani arrestati e deferiti al Tribunale speciale.<br />

Ricordiamoli questi tre amici: sono Ezio Colombo; Bruno Tettamanti e Felice<br />

Valentini.<br />

“A noi bambini si spiegava poco cosa stesse succedendo: meno si sapeva, meno si<br />

poteva raccontare in giro. Solo a guerra finita – racconta Francesco Golzi – capii<br />

perché ogni tanto mio zio scompariva. Lui era in aviazione e dopo l’armistizio del<br />

’43, come tanti altri aveva gettato alle ortiche la divisa ed era perciò ricercato da<br />

fascisti e tedeschi. Anche nel nostro quartiere, purtroppo, c’erano informatori del<br />

regime sempre pronti a fare la spia. Per fortuna, noi in casa avevamo un armadio a<br />

muro. Davanti a questo armadio a muro ne abbiamo messo un altro con uno schienale<br />

removibile e quando si temeva che fossero in corso i rastrellamenti, mio zio si<br />

nascondeva nel doppio fondo. Solo così ha potuto salvarsi”.<br />

Al dolore per i chiamati o richiamati alle armi, si aggiungeva il terrore per i bombardamenti<br />

indiscriminati. Quante notti passate in cantina col terrore in cuore!<br />

Quanti spaventi per i bambini! Eppure anche in quei tristi momenti l’affetto tra<br />

inquilini si manifestava sempre. Vicino alla donnetta che pregava, si trovava la<br />

donna che rincuorava i più spaventati. Alcuni abitanti del quartiere sfollarono fuori<br />

città, altri preferirono restare a presidiare il loro appartamento, per il timore che<br />

venisse occupato da terzi. Moltissime famiglie dovettero fare i conti con la coabitazione,<br />

una forma di “solidarietà forzata” verso estranei che non avevano un tetto<br />

sopra la testa, a cui bisognava dare una mano, accogliendoli in casa: si tirava una<br />

tenda e la stanza da letto raddoppiava.<br />

DURANTE LA RESISTENZA<br />

Il grande movimento di opposizione alla dittatura, che doveva sfociare nella gloriosa<br />

insurrezione del 25 Aprile 1945, aveva creato anche nel quartiere un fermento<br />

vivo di attività. Le speranze di tutti in un’azione liberatrice per uscire dall’incubo<br />

delle sofferenze della guerra si manifestavano soprattutto nei rifugi durante i<br />

bombardamenti. Contatti rapidi tra i militanti dei partiti della classe operaia, scambi<br />

di stampa clandestina, piani per la difesa della nostra casa e delle Fabbriche vicine,<br />

la CGE, la Riva, la SISMA, venivano abbozzati assieme agli operai di queste<br />

fabbriche che ne dirigevano il movimento interno. Le prime armi venivano distri-<br />

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