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librosolari_2parte - Società Umanitaria

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27 DICEMBRE 1945. ASSEMBLEA GENERALE DEGLI ABITANTI<br />

A guerra finita, gli inquilini hanno studiato il problema della gestione diretta dello<br />

stabile ed hanno avuto in proposito diverse riunioni con il Commissario<br />

dell’<strong>Umanitaria</strong>, On. D’Aragona e con i principali funzionari dell’Istituzione.<br />

Dopo avere esaminato accuratamente i diversi aspetti del problema, si giunse alla<br />

conclusione che l’offerta dell’<strong>Umanitaria</strong> di assumere direttamente la gestione del<br />

quartiere era da accettare e da realizzare al più presto. Nei confronti<br />

dell’<strong>Umanitaria</strong>, gli inquilini trattarono con spirito di comprensione e di collaborazione,<br />

consapevoli che il loro diretto interesse non poteva e non doveva essere disgiunto<br />

da quello di una benemerita istituzione sociale, che mirava a riprendere la<br />

sua funzione di elevazione materiale e spirituale di larghe masse di lavoratori.<br />

Animati da questo presupposto, bisogna onestamente dichiarare che nei dirigenti<br />

dell’<strong>Umanitaria</strong> gli abitanti trovarono, altrettanta buona volontà intesa a facilitargli<br />

il difficile compito di iniziare, in un periodo di tante gravi difficoltà, l’esperimento<br />

di una gestione diretta del quartiere.<br />

Le conseguenze della guerra hanno inaridito le fonti alle quali l’<strong>Umanitaria</strong> attingeva<br />

i mezzi per la propria vita, proprio in un momento in cui sarebbe invece necessario<br />

alla benemerita istituzione di disporre di mezzi più abbondanti perché la propria<br />

vita possa riprendere nell’interesse di un grande numero di lavoratori. Per fortuna<br />

dal cataclisma della guerra si sono salvati i due quartieri di viale Lombardia e<br />

di via Solari.<br />

Ecco una parte del verbale dell’assemblea generale degli inquilini del 27 dicembre<br />

1945. “L’<strong>Umanitaria</strong> non è un padrone di casa che abbia accumulato guadagni<br />

durante gli anni dell’abbondanza e possa quindi permettersi il lusso di rinunciare a<br />

realizzare ora un sia pur modesto reddito od anche a sopportare delle perdite. Essa<br />

deve quindi trovare una soluzione che nello stesso tempo le permetta di mantenere<br />

intatta la propria organizzazione e di tutelare gli interessi e le necessità dei propri<br />

inquilini. Se dovesse prescindere dal dovere di considerare gli inquilini da un elevato<br />

punto di vista sociale, l’<strong>Umanitaria</strong> potrebbe considerare l’opportunità di cedere<br />

il quartiere ad una società privata che ne farebbe naturalmente materia di speculazione<br />

con quali conseguenze per gli affittuari voi potete facilmente immaginarvi.<br />

Questa eventualità, affacciata per pura ipotesi, non rientra nei propositi dei nuovi<br />

dirigenti dell’<strong>Umanitaria</strong>, i quali invece sono ben disposti a sopportare nuovi sacrifici,<br />

cedendo la gestione ad una cooperativa da istituire a questo scopo fra gli inquilini<br />

del quartiere.<br />

“Non sarà possibile né all’<strong>Umanitaria</strong> né alla futura Cooperativa rimediare in poco<br />

tempo ai danni causati da un così prolungato periodo di incuria e di abbandono.<br />

Anche da noi si risentono le conseguenze della guerra e malgrado il nostro desiderio,<br />

bisognerà armarci ancora di molta consapevole pazienza.<br />

“Pur senza avere compilato un preventivo esatto si può ritenere che, con gli attuali<br />

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