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L'inventario - Treccani

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INTRODUZIONE<br />

Roma, invece, «con l’interesse che suscitano i suoi monumenti, con le sue<br />

tradizioni non mai interrotte di studi storico-antiquari e con la scuola<br />

archeologica, è il centro ove un insegnante di storia antica operoso e desideroso<br />

di formarsi una scuola, può sperare dall’insegnamento resultati<br />

proporzionati allo sforzo e alla cura che vi impieghi» 51 .<br />

In realtà, anche nei primi due anni accademici passati a Roma (1929-<br />

1930 e 1930-1931) il suo fu un insegnamento «a scartamento ridotto» 52 :<br />

durante il periodo in cui la cattedra era stata tenuta dal Beloch, infatti, la<br />

campagna antigermanica con il conseguente boicottaggio dello studioso<br />

tedesco avevano ridotto al minimo gli iscritti. Come accadrà anche in<br />

seguito, la sua attività presso l’Enciclopedia servirà a compensarlo delle<br />

amarezze derivanti dal mondo accademico.<br />

Il 1931 fu un anno cruciale per De Sanctis a causa dell’evento che<br />

avrebbe costituito una sorta di spartiacque nella sua esistenza – dopo,<br />

niente sarebbe stato più come prima – e avrebbe connotato in maniera<br />

così forte la sua figura ‘pubblica’ da affiancare e quasi oscurare la sua<br />

fama di storico dell’antichità e di studioso con quella di uomo totalmente<br />

integro e non ricattabile dall’arroganza del potere. Il governo aveva<br />

infatti imposto a tutti i professori universitari di giurare fedeltà al regime<br />

fascista 53 , pena il decadimento dai rispettivi incarichi. Quest’obbligo<br />

era stato ideato – per sua stessa ammissione – da Giovanni Gentile<br />

per «invalidare» 54 l’imponente adesione suscitata nel 1925 dal manifesto<br />

pubblicato da Benedetto Croce il 1° maggio su «Il Mondo» (Una risposta<br />

di scrittori, professori e pubblicisti italiani al Manifesto degli intellettuali<br />

fascisti), che a sua volta si contrapponeva al Manifesto degli intellettuali<br />

fascisti di Gentile del 21 aprile. Così qualche anno dopo questi,<br />

per far rientrare nei ranghi molti di coloro che avevano sottoscritto il<br />

manifesto crociano, escogitò l’arma del giuramento, che peraltro non<br />

51 Ibidem.<br />

52 G. De Sanctis, Ricordi..., cit., p. 141.<br />

53 Un’avvisaglia del giuramento che nel 1931 sarebbe stato richiesto ai professori universitari<br />

si può forse cogliere in una lettera inviata nel 1929 a De Sanctis dal collega<br />

Vincenzo Costanzi in cui gli comunicava un’inquietante ‘voce’ di cui era venuto a conoscenza:<br />

«Colgo quest’occasione per comunicarti con la massima riserva una cosa che ti<br />

può interessare. Ho sentito che si vuol esigere dai professori che vogliono rimanere in<br />

ufficio devozione al regime. Io non posso entrare nella tua coscienza e consigliarti una<br />

cosa che oggi possa sembrare opportuna. Credo però non fuori d’interesse segnalartelo,<br />

perché tu sai come Giannelli passerebbe volentieri a un’università di Stato. Però ti<br />

aggiungo che gli ostacoli a questa disposizione sono parecchi: tra gli altri la ripugnanza<br />

di chi più sta in alto. Ma non si può mai sapere se non gli forzino la mano», cfr. IEI,<br />

As, fondo GDS, serie Carteggio, sottoserie Corrispondenza con enti e persone, fasc.<br />

Costanzi Vincenzo, lettera del 26 luglio 1929, dove il Giannelli cui Costanzi alludeva<br />

era Giulio Giannelli, professore di storia antica dell’Università cattolica di Milano.<br />

54 G. De Sanctis, Ricordi..., cit., p. 149.<br />

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