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DIARIO COMUNITÀ<br />
ha aperto il passaggio alla casa del<br />
Padre, il Regno della vita e della<br />
pace. Chi segue Gesù in questa<br />
vita è accolto dove Lui ci ha<br />
preceduto. Mentre dunque<br />
facciamo visita ai cimiteri, ricordiamoci<br />
che lì, nelle tombe, riposano<br />
solo le spoglie mortali dei nostri<br />
cari in attesa della risurrezione<br />
finale. Le loro anime – come dice<br />
la Scrittura – già ‘sono nelle mani<br />
di Dio’ (Sap 3,1). Pertanto, il modo<br />
più proprio ed efficace di onorarli<br />
è pregare per loro, offrendo atti di<br />
fede, di speranza e di carità. In<br />
unione al Sacrificio eucaristico,<br />
possiamo intercedere per la loro<br />
salvezza eterna, e sperimentare la<br />
più profonda comunione, in attesa<br />
di ritrovarci insieme, a godere per<br />
sempre dell’Amore che ci ha<br />
creati e redenti”.<br />
Il filo conduttore della predicazione<br />
tenuta da un padre monfortano<br />
ha avuto come riferimento fondamentale<br />
“la Speranza cristiana”.<br />
L’apostolo S. Paolo, da convinto e<br />
focoso persecutore dei cristiani,<br />
dopo la conversione, si è trasformato<br />
nel più deciso e completo<br />
conoscitore e annunciatore della<br />
salvezza operata da Gesù Cristo.<br />
E’ lui che nella lettera ai Romani<br />
annuncia: “Fratelli, la speranza non<br />
delude, perché l’amore di Dio è<br />
stato riversato nei nostri cuori per<br />
mezzo dello Spirito Santo che ci è<br />
stato dato” (5,5). Nella lettera ai<br />
cristiani di Tessalonica dice: “fratelli<br />
, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza<br />
circa quelli che sono morti,<br />
perché non continuiate ad affliggervi<br />
come gli altri che non hanno<br />
speranza” (4,13). L’apostolo<br />
Giovanni ci indica come trasformare<br />
questa speranza in certezza:<br />
“Carissimi, noi sappiamo che<br />
siamo passati dalla morte alla vita,<br />
perché abbiamo amato i fratelli.<br />
Chi non ama rimane nella morte”<br />
(1a Gv. 3,14).<br />
La partecipazione dei fedeli alle<br />
celebrazioni è stata numerosa. Un<br />
po’ scarsa la preparazione attraverso<br />
il sacramento della<br />
Riconciliazione sia da parte dei<br />
ragazzi che degli adulti. In particolare<br />
alle confessioni di giovedì sera<br />
29 ottobre precedute dalla<br />
preparazione comunitaria e con la<br />
presenza di numerosi confessori.<br />
Domenica 8 novembre 2009<br />
59° GIORNATA DEL<br />
RINGRAZIAMENTO PER LA<br />
TERRA, L’AMBIENTE E IL CREATO<br />
Quando doniamo anche solo una<br />
caramella ad un bambino, la sua<br />
mamma si fa premura di<br />
ricordargli di dire “grazie”, se per<br />
caso il bambino non lo fa<br />
spontaneamente.<br />
Sentirci dire “grazie” quando<br />
doniamo qualcosa o aiutiamo<br />
qualcuno ci fa piacere. E’ una<br />
parola dolce che gratifica e, se è<br />
Fotto Vezzzzollii<br />
sincera, vale più di tante cose. Il<br />
“grazie” non deve essere una<br />
formalità e nemmeno una semplice<br />
regola di buona educazione ma<br />
una espressione spontanea e<br />
genuina di gratitudine che dimostra<br />
quanto ci è gradito il dono<br />
ricevuto e quanto apprezziamo il<br />
gesto di chi ha pensato a noi.<br />
Se questo rapporto di riconoscenza<br />
tra le persone lo sentiamo<br />
così doveroso e apprezzato, come<br />
dovrebbe essere il nostro atteggiamento<br />
verso il Signore che ci<br />
ha donato tutto e si è donato<br />
tutto a noi? Se siamo sinceri dobbiamo<br />
riconoscere che ci capita<br />
spesso di chiedergli tante cose e<br />
raramente di dirgli “grazie”.<br />
Questa giornata del ringraziamento<br />
ha voluto offrirci l’occasione<br />
per riconoscere ed ammirare<br />
quanto di bello e di buono il<br />
Signore ci offre attraverso i frutti<br />
della terra e la bellezza del creato.<br />
Il presidente della sezione dei<br />
Coltivatori Diretti di Castelli<br />
Calepio, signor Fiorenzo Lazzari,<br />
ha proposto e ottenuto dalla<br />
<strong>Indialogo</strong> n. 199<br />
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