Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
RUBRICHE<br />
mantenere l'ordine e di riferire<br />
qualsiasi avvenimento sospetto.<br />
Nel pomeriggio, dello stesso<br />
giorno, a turno di cinquanta<br />
uomini, fummo condotti nella<br />
baracca lavatoi dove sotto una<br />
decina di tubi doccia, due di noi<br />
insieme si lavavano con un dado<br />
di sapone. Erano parecchi mesi<br />
che non si faceva la doccia, era<br />
un fatto bellissimo, veniva quasi<br />
la voglia di cantare, s'intende<br />
che il tutto si svolgeva di fretta.<br />
All'ordine di basta passavamo a<br />
ritirare i nostri miseri vestiti, che<br />
nel frattempo erano stati disinfettati,<br />
mediante un tubo dal<br />
quale uscivano spruzzi di polvere<br />
gialla.<br />
Oh! come si stava bene puliti, e<br />
senza pidocchi. Purtroppo non<br />
so ben descrivere l'esser contento<br />
- Come non so ben spie-<br />
gare la miseria, la fame, la sofferenza,<br />
lo stato d'animo dello<br />
schiavo indifeso e oggetto di<br />
violenza, la paura. E' come spiegare<br />
lo. stato di ebbrezza, generato<br />
dalla ricchezza o dal<br />
pote¬re a chi non la mai avuto.<br />
Riprendendo il racconto, dirò<br />
che alle 6,30 di sera, ci radunarono<br />
in cortile per poi essere<br />
invitati, con le solite belle<br />
maniere, a disporsi in fila indiana<br />
e passare rasenti davanti la finestra<br />
della baracca dei cucinieri,<br />
dove porgendo loro la gavetta<br />
versarono un grosso mestolo di<br />
rape fumanti. Poi di corsa in<br />
baracca a mangiare avidamente<br />
quella brodaglia,seduti ognuno<br />
al proprio posto branda.<br />
Poi alle otto, ci imposero il silenzio<br />
assoluto. Così si spense il<br />
nostro primo giorno al Lager di<br />
Vinost. Era il 10 Ottobre 1943.<br />
Alla mattina del giorno dopo,ci<br />
svegliarono alle ore 3 e trenta.<br />
Era ancora buio, ci radunarono<br />
tutti nel corridoio della baracca,<br />
fatto l'appello ci diedero un'ora<br />
di tempo per andare a lavarsi<br />
fuori ai lavatoi, andare a ritirare<br />
alla baracca cucinieri, un mattone<br />
di pane nero più un dado di<br />
margarina per ogni cinque persone<br />
dividerlo e mangiare per<br />
poi, radunarci noi in cortile tutti<br />
in fila per quattro. Tutto questo<br />
avveniva sotto l'incalzare di tre<br />
soldati tedeschi che con urla e<br />
qualche sferzata con un tubo di<br />
gomma, continuavano a gridare<br />
di fare presto.<br />
Fatta ancora la conta al lume dl<br />
torce elettriche, il cancello si<br />
aprì e cominciò, il cammino<br />
verso il centro della città evitando<br />
cumuli di macerie ancora<br />
fumanti, incontrando un andare<br />
e veni¬re di soldati e tantissimi<br />
prigionieri che lavoravano per lo<br />
sgombero delle macerie.<br />
Pochissimi i civili e nessuna<br />
lamentela. Si lavorava, si camminava<br />
in si1enzio. Finalmente<br />
dopo, aver camminato per oltre<br />
dieci kilometri. arrivammo nei<br />
pressi di una grande fabbrica in<br />
mattoni rossi. Era il nostro luogo<br />
lavoro. Entrandovi, sempre incolonnati<br />
e scortati ai lati dalle<br />
sentinelle, riuscimmo a leggere<br />
al di sopra del portone d'ingresso<br />
la scritta - HANOMAG -<br />
Eravamo in duecento, ci fermarono<br />
in un grande piazzale<br />
<strong>Indialogo</strong> n. 199<br />
43