Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
DIARIO ORATORIO<br />
«Bisogna farci caso, guardarsi<br />
attorno per accorgersene.<br />
Fermarsi a osservare ragazzi e le<br />
ragazze che ci circondano.<br />
Leggere dentro quella euforia<br />
eccessiva, quegli sguardi un po’<br />
persi. E poi guardare con più<br />
attenzione i loro gesti, ascoltare le<br />
loro parole per saperne di più su<br />
questa nuova generation drink.<br />
Farci caso per accorgersi di vivere<br />
in un’epoca ebbra, un mondo in<br />
cui lo sballo abbonda. Soprattutto<br />
si diffonde tra i giovani e giovanissimi.<br />
L’aspetto più inquietante è<br />
che l’età è sempre più bassa. Si<br />
debutta con l’alcol a 12 anni per i<br />
maschi e a 13 per le femmine.<br />
Tutto ser ve per uscire di testa:<br />
birra per iniziare, superalcolici,<br />
bevande imbottigliate a base di<br />
agrumi o succhi di frutta, dal gusto<br />
gradevole e dalla pericolosità<br />
insospettabile a causa della loro<br />
gradazione alcolica».<br />
E’ l’inizio di uno dei tanti articoli di<br />
questa estate, dedicato alla generazione<br />
che beve. Un fenomeno<br />
assai noto nel Nord Europa, che<br />
ha contagiato rapidamente anche<br />
i giovanissimi del nostro Paese. Il<br />
fenomeno non è nuovo. Nuovo,<br />
invece, l’atteggiamento che alcune<br />
istituzioni pubbliche hanno manifestato<br />
questa estate.<br />
Il sindaco di Milano ha emesso<br />
un’ordinanza che vieta la vendita<br />
di alcolici ai minori di 16 anni. Una<br />
a cura di Don Matteo Perini<br />
ALL’EDUCAZIONE SERVONO<br />
DIGHE SIMBOLICHE Arturo Bellini<br />
misura giusta. Una misura più che<br />
ovvia. Quale istituzione pubblica<br />
potrebbe accettare che i giovani si<br />
autodistruggano, senza far nulla? A<br />
prender simili misure non siamo<br />
certo i primi. Già ne ha prese la<br />
Francia, paese dove la lobby dei<br />
produttori di alcolici è tradizionalmente<br />
fortissima. In Usa sono attive<br />
da alcuni anni con buoni risultati<br />
sia sulla diminuzione dei consumi,<br />
che delle patologie legate<br />
all’alcol.<br />
Lo psicologo Claudio Risè, in un<br />
articolo pubblicato da Avvenire,<br />
sostiene l’urgenza e la necessità di<br />
interventi come questi. Scrive:<br />
«Chi detiene poteri decisionali<br />
pubblici, per essere credibile, non<br />
può limitarsi a dichiarazioni d’intenzioni,<br />
deve accompagnarle con<br />
delibere, ordinanze, leggi. È stato<br />
detto che si tratta di un “gesto<br />
simbolico”, dove simbolico sembra<br />
sinonimo di “inutile”. Ma ogni<br />
norma ha innanzitutto un valore<br />
simbolico: essa indica la posizione<br />
presa sulla questione dalla comunità,<br />
attraverso le delibere dei suoi<br />
rappresentanti. Senza questa<br />
prima assunzione di responsabilità,<br />
e orientamento, non si dà nessun<br />
sviluppo educativo (è qui che<br />
nasce l’”emergenza educativa”).<br />
Poi le norme vanno applicate,<br />
fatte rispettare, e non è mai una<br />
passeggiate. Ogni genitore, ogni<br />
educatore conosce il delicatissimo<br />
processo di ascolto, attenzione,<br />
contrattazione che la norma<br />
mette in moto, prima arrivare alla<br />
sanzione».<br />
Anche don Chino Pezzoli, fondatore<br />
della comunità Promozione<br />
umana, ha espresso il suo consenso<br />
all’ordinanza. Ma ha aggiunto:<br />
«Ci vuole maggiore responsabilità<br />
e maturità da parte dei genitori di<br />
fronte a un ragazzo che si sbronza.<br />
Devono finirla di difenderli, giustificarli<br />
in tutto. Il permissivismo<br />
educativo è il “tumore” più diffuso:<br />
azzera i sentimenti, annulla il<br />
senso, genera dei campioni d’egoismo».<br />
Occorre ridare le norme di comportamento.<br />
«C’è più amore – ha<br />
scritto Risè – in un “no”, anche<br />
dolente, sempre faticoso, ma franco<br />
e aperto alla speranza, che un<br />
“ni” ambiguo, che non chiarisce<br />
affatto da che parte tu, adulto,<br />
realmente stia. A quel “no”, certo<br />
a forte vocazione simbolica, come<br />
sempre il “no” del padre (che non<br />
è un carceriere ma, per necessità,<br />
un legislatore), il ragazzo potrà<br />
aggrapparsi quando potrà e vorrà,<br />
come a una mano pronta a tirarlo<br />
fuori della palude dello sballo<br />
(apparentemente euforica ma<br />
profondamente depressiva), per<br />
restituirlo al rispetto di sé e all’avventura<br />
della propria vita».<br />
<strong>Indialogo</strong> n. 193<br />
27