N. 5 - Maggio 2007 P oste Italiane S. p. A. - Parrocchia di Chiari
N. 5 - Maggio 2007 P oste Italiane S. p. A. - Parrocchia di Chiari
N. 5 - Maggio 2007 P oste Italiane S. p. A. - Parrocchia di Chiari
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
10<br />
… sempre affezionato<br />
e devoto Agostino Turla<br />
È<br />
una storia d’amore quella che<br />
oggi l’archivio mi propone,<br />
un amore particolare e speciale<br />
quale può essere quello che<br />
lega una maestra elementare ed un<br />
allievo ormai <strong>di</strong>venuto uno scrittore<br />
famoso.<br />
Lei, la signora maestra, è Virginia<br />
Cogi Rossi, lui, l’illustre romanziere,<br />
è Agostino Turla.<br />
Agostino, figlio della nostra gente<br />
conta<strong>di</strong>na, ogni giorno percorre con<br />
gioia i tre chilometri che separano il<br />
Quartiere, dove abita, dalla scuola:<br />
ha qualche problema con i numeri,<br />
se li sogna anche <strong>di</strong> notte. “Si fan-<br />
Qui sopra, Agostino Turla nel 1957.<br />
In alto, Agostino Turla con la moglie<br />
ed il nipote Rino.<br />
Nella pagina seguente, la maestra<br />
Virginia Cogi Rossi con la fi glia<br />
Federica.<br />
a cura <strong>di</strong> Elia Facchetti<br />
no vivi e vagano come ombre nella<br />
mia stanza, assumendo fogge che,<br />
pur non riuscendo a mutare ra<strong>di</strong>calmente<br />
la loro fisionomia, influiscono<br />
a farmeli apparire così strani e<br />
fantastici che finiscono davvero per<br />
il turbarmi il sonno”.<br />
L’uno è un campanile gigante, il due<br />
un grosso punto interrogativo, il tre<br />
una catena spezzata, il quattro una<br />
se<strong>di</strong>a spagliata e così via.<br />
Eppure, scrive Agostino, “è così bella<br />
la nostra scuola, e la nostra maestra<br />
è così bella anche lei, che le ore<br />
migliori della mia giornata son proprio<br />
queste che io trascorro nel mio<br />
banco, ch’è il quarto della prima fila<br />
per chi entra nell’aula”.<br />
E la signora maestra intravede in<br />
quel ragazzo della capacità speciali,<br />
anche se il <strong>di</strong>aletto è sempre lì,<br />
pronto a confonderlo. Che importa<br />
se “il falegname <strong>di</strong>venta il maringone,<br />
il calzolaio lo scarpolino, l’<strong>oste</strong><br />
l’<strong>oste</strong>ro, la falce fienaia la ranza, la<br />
roncola il podetto, il ramo d’un albero<br />
il brocco”? La maestra osserva<br />
e vede al <strong>di</strong> là delle apparenze: Agostino<br />
deve proseguire negli stu<strong>di</strong>! E<br />
così accade.<br />
Il ragazzo cresce, lascia la sua <strong>Chiari</strong><br />
e, come si usa <strong>di</strong>re, fa strada. Raggiunge<br />
traguar<strong>di</strong> prestigiosi e nel<br />
1931 sposa Loris Orsini Federici.<br />
La maestra, invece, rimane a <strong>Chiari</strong>;<br />
non <strong>di</strong>mentica il suo Agostino ed<br />
a lui si rivolge allorché sorge la necessità<br />
<strong>di</strong> sollecitare a Roma un riconoscimento<br />
che tarda ad arrivare.<br />
Per Agostino Turla è come aprire<br />
la scatola dove si conservano i ricor<strong>di</strong><br />
più preziosi, una scatola che si<br />
apre poco per non rovinarne il contenuto.<br />
E risponde: “Gentile Signora<br />
Maestra, la Sua lettera ha risvegliato<br />
in me profonde emozioni. La<br />
ringrazio. Mi dolgo soltanto <strong>di</strong> non<br />
essere stato il primo - avendone sicuramente<br />
il dovere - a rompere un<br />
silenzio durato decenni, che in verità<br />
non merita giustificazione. Eppure,<br />
io posso assicurarLa ch’Ella<br />
è rimasta sempre alla cima del mio<br />
deferente ricordo. Quel particolare<br />
anno, che ho rievocato nel mio<br />
romanzo La Staua <strong>di</strong> sale, rappresenta<br />
il periodo determinante <strong>di</strong> tutta<br />
una vita. Di lì ebbero origine, anche<br />
se ancora confusi, sogni e aspirazioni;<br />
lì in qualche modo si chiarirono<br />
a me stesso le mie pur modeste<br />
possibilità, che trassero tanto<br />
s<strong>oste</strong>gno dal Suo antiveggente incoraggiamento.<br />
Ho memoria <strong>di</strong> essere<br />
poi partito, povero e solo, con<br />
alle spalle il grande ausilio della valida<br />
e incoraggiante simpatia che mi<br />
era provenuta da Lei. Anche se in<br />
apparenza <strong>di</strong>smemore, sempre, voltandomi<br />
in<strong>di</strong>etro, non ho mancato<br />
<strong>di</strong> esprimere un voto <strong>di</strong> bene a Suo<br />
riguardo, e <strong>di</strong> confermare alla gentile<br />
e cara Educatrice della mia infanzia<br />
scalza la rinnovata espressione<br />
<strong>di</strong> una devota gratitu<strong>di</strong>ne. Per questo,<br />
le Sue parole mi sono pervenute,<br />
ieri sera, come un dono insperato.<br />
Da allora, sono trascorsi quarant’anni:<br />
ho combattuto e riportato<br />
ferite; ma, sotto un certo profilo,<br />
pur superando ostacoli che parvero