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di ricordi - Campo de'fiori

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detto alla sicurezza (a quei tempi veniva<br />

chiamato il sorvegliante) che dovette giustificarsi,<br />

perché aveva fatto entrare quei<br />

due! Il poveretto balbettando <strong>di</strong>sse “ incutevano<br />

soggezione……non ho avuto il<br />

coraggio <strong>di</strong> fermarli…” Il Professore rispose<br />

“ …che non succeda più….. vada..”.<br />

Poi, il colonnello ferito, venne <strong>di</strong>messo<br />

dopo circa un mese ed uscì camminando<br />

sulle sue gambe, ringraziando con estrema<br />

riconoscenza, Il Prof. Ferretti e tutti i<br />

suoi collaboratori per le efficaci cure ricevute.<br />

Un altro episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> abnegazione professionale,<br />

si verificò nel settembre 1943;<br />

quando vi fu lo scontro frontale <strong>di</strong> due<br />

treni della Roma Nord, esattamente all’altezza<br />

della curva che si trova sotto il cimitero<br />

<strong>di</strong> Rignano Flaminio.<br />

Considerato, ancora attualmente, dagli<br />

esperti <strong>di</strong> trasporto ferroviario, il più grave<br />

incidente delle ferrovie italiane, con oltre<br />

cento morti e circa duecento feriti più o<br />

meno gravi.<br />

Nonostante gli imme<strong>di</strong>ati soccorsi, con il<br />

determinante aiuto delle truppe tedesche<br />

che si trovavano casualmente a transitare<br />

sulla via Flaminia con decine <strong>di</strong> camion, il<br />

bilancio finale fu <strong>di</strong>sastroso!<br />

Ovviamente, l’ospedale più vicino all’incidente<br />

era l’Andosilla e la maggior parte dei<br />

feriti venne portato con i camion a Civita.<br />

Chi si trovò li al momento dell’arrivo dei<br />

feriti vide l’inferno dantesco!<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />

Ebbene il Professore rimase calmo ed iniziò<br />

a lavorare giorno e notte come era nel<br />

suo stile, nonostante fosse vicino ai settanta<br />

anni.<br />

Tutti si meravigliarono della sua resistenza<br />

fisica nei giorni che seguirono. Come ultimo<br />

episo<strong>di</strong>o, voglio scrivere quello accaduto<br />

ad una mia zia materna (sorella <strong>di</strong><br />

mia madre). Siamo negli anni imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivi alla guerra e mia zia era<br />

stata ricoverata all’ospedale per delle complicazioni<br />

ad una gamba derivanti da una<br />

mala caduta.<br />

Alla visita che decise il ricovero, Il professore<br />

andò su tutte le furie perché a suo<br />

avviso, era trascorso troppo tempo dalla<br />

caduta; era già in corso una seria infezione<br />

e si rischiava l’amputazione della<br />

gamba! Il professore parlò con mio zio (il<br />

marito) e gli comunicò in forma chiara il<br />

rischio che si correva; per salvare la<br />

gamba, sarebbe stata necessaria la penicillina<br />

che gli americani usarono con sod<strong>di</strong>sfacenti<br />

risultati verso la fine della guerra.<br />

In Italia ancora non era <strong>di</strong>ffusa; anche se<br />

si fosse trovato il modo <strong>di</strong> farla arrivare<br />

dagli Stati Uniti, secondo Il Professore,<br />

non si sarebbe fatto in tempo. Constatata<br />

questa situazione, egli decise <strong>di</strong> tentare<br />

imme<strong>di</strong>tamente un intervento chirurgico<br />

come ultima spiaggia e <strong>di</strong>sse a mio zio: “<br />

se entro due giorni dall’intervento non si<br />

hanno buoni risultati…..devo comunque<br />

procedere all’amputazione “.<br />

Il giorno dopo mia zia si svegliò il mattino<br />

con temperatura quasi normale, senza più<br />

atroci dolori alla gamba e con voglia <strong>di</strong><br />

chiacchierare: era evidente che l’intervento<br />

era andato a buon fine! Verso le nove Il<br />

professore iniziò la visita in corsia come <strong>di</strong><br />

consueto; quando fu ai pie<strong>di</strong> del letto<br />

<strong>di</strong>sse: “ come va signora” prontamente<br />

mia zia (che era <strong>di</strong> una incrollabile e profon<strong>di</strong>ssima<br />

fede cattolica) rispose: “credo<br />

<strong>di</strong> stare molto meglio…grazie a Dio….”con<br />

tono sensibilmente alterato Ferretti replicò<br />

“ lei può ringraziare Dio tutte le volte che<br />

lo ritiene opportuno…..ma questa volta<br />

deve ringraziare il sottoscritto…..” mia zia<br />

rimase ammutolita. Nei decenni, successivi,<br />

la zia, mi raccontò molte volte questo<br />

episo<strong>di</strong>o, arricchendolo ogni volta <strong>di</strong> particolari;<br />

l’ultima volta che ne parlò ( fine<br />

anni 70) aggiunse: “ si è vero…….oltre<br />

trent’anni fa, la gamba me la salvò Ferretti<br />

ma senza il volere <strong>di</strong> Dio anche Lui che è<br />

stato un grande….nulla avrebbe potuto.”<br />

Ella morì poi nel 1980 <strong>di</strong> morte naturale.<br />

Vi sono poi altri episo<strong>di</strong>, dei quali sono<br />

venuto per varie ragioni a conoscenza ma<br />

credo che quanto detto, sia abbastanza<br />

per ricordare, come <strong>di</strong>ciamo noi a Civita,<br />

“Ferretti”. Le spoglie del Professor<br />

Ferretti riposano nel cimitero <strong>di</strong> Petrella<br />

Salto (RI), suo paese natio.<br />

Info<br />

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0761.513117

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