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San Leonardo degli Slavi - Dott. Faustino Nazzi

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costumi, ma non in robustezza fisica. Lo scambio di vicarie slave è favorito dalla condivisione<br />

linguistica.<br />

(10) Pre Giovanni "Theutonicus Pinguis" (1438), (11) pre Andrea "theutonicus"(-<br />

1438-1445) ♣ Recuperata la salute, pre Petrich lascia <strong>San</strong> <strong>Leonardo</strong> per <strong>San</strong>t'Odorico di<br />

Tolmino ed al suo posto viene nominato pre Giovanni "Theutonicus Pinguis", già vicario di<br />

Tolmino. È un poliglotta, cosa non rara allora e di corporatura robusta. Dieci anni dopo<br />

apprendiamo che è stato sostituito nella vicaria da un altro "Theutonicus", pre Andrea, che<br />

risulta sospetto, in quanto "*non disponeva delle lettere di ordinazione, come sosteneva".<br />

Infatti "*fu ordinato da un certo vescovo sospetto scismatico". Si era all’epoca dello Scisma<br />

d’Occidente (Grande e Piccolo) ed il capitolo col patriarcato d’Aquileia riconosce a<br />

quest'epoca "dominum Eugenium papam et non alium". Raccomandò a pre Andrea di<br />

provvedere ai casi suoi "*e di non intromettersi in quella vicaria", cioè di andarsene 38 .<br />

La chiesa di <strong>San</strong>t'Antonio di Merso ♣ "*Permesso di costruire la chiesa di Merso.<br />

Garanzia che la chiesa di <strong>San</strong>t'Antonio di Merso di Sopra sia consacrata e dotata". Davanti<br />

all’intero capitolo congregato "*si presentarono le seguenti persone delle ville della pieve di<br />

<strong>San</strong> <strong>Leonardo</strong>, dichiarando la loro intenzione, se tale sarà pure quella del capitolo, di<br />

edificare, costruire e decorare una chiesa nella villa di Merso di Sopra ad onore e reverenza<br />

dei <strong>San</strong>ti Antonio e Primos. Perciò chiesero, tutti d’accordo, l’autorizzazione e la licenza di<br />

far celebrare al presente una santa messa. I canonici, a proposito della richiesta, decisero di<br />

soddisfare la loro aspettativa a patto che promettano di dotarla e di farla consacrare e di<br />

provvederla di tutto ciò che è richiesto dal diritto ed illuminarla, saldando l’onorario ai<br />

sacerdoti e dando garanzia al capitolo su tutto quanto richiesto. Subito Paolo fu Marino di<br />

Scrutto, Juri fu Giovanni di Merso, Macor Zuppan, Bratussio di Crostù, a titolo principale si<br />

obbligarono ciascuno per la sua parte e s’impegnarono con i propri beni ad eseguire le cose<br />

promesse ed a nome loro e per la parte <strong>degli</strong> infrascritti Giovanni Marino di Scrutto,<br />

Coceano Bratussio di Scrutto, Martino Blasutto di Merso, Michele Gregorio di <strong>San</strong><br />

<strong>Leonardo</strong>, Simone Giulian di Scrutto, <strong>Leonardo</strong> Tommaso di Crostù, Mattia Bratussio di<br />

Scrutto, Tommaso Cristoforo di Crostù, i quali e per la parte rispettiva promisero di<br />

supportare i principali garanti" 39 .<br />

La solennità del documento indica la procedura normale seguita dal capitolo per l’erezione<br />

di chiese e cappelle. Se qualcuno si fosse permesso di farlo per devozione privata e peggio<br />

ancora spontanea, il capitolo l’avrebbe fatta distruggere sotto pena di interdetto e di<br />

scomunica. L’iniziativa spontanea del popolo era paventata come foriera di superstizioni e di<br />

eresie, sotto cui latitavano istinti rivendicativi, sempre temuti dall’istituzione sia religiosa che<br />

politica. La gente, premuta dai problemi esistenziali, trovava nel religioso rivendicato e non<br />

demandato la via naturale per innalzare suppliche a Dio ed agli uomini e spesso non faceva<br />

grande distinzione tra i due poteri. La cultura popolare è essenzialmente religiosa. Più che<br />

l’invenzione di una particolare istituzione è l’espressione di una sua percezione esistenziale.<br />

38 AMC Def n. 11, 17-10-1438, p. 117. "non habebat formatas suas prout dixit…ordinatus fuerit per quemdam<br />

episcopum suspectum sismaticum… et non impediret se de plebe illa".<br />

39 AMC Def n. 11, 11-2-1441, p. 147v. "Licentia construendi ecclesiam de Merso. Caucio quod ecclesia <strong>San</strong>cti<br />

Antonii de Miers de supra consecrabitur et dotabitur… comparuerunt homines infrascripti villarum plebis <strong>San</strong>cti<br />

Leonardi de Sclavonibus, dicentes quod eorum intentio erat, si tamen capitulo placeret, edificare construere et facere<br />

unam ecclesiam in villa de Miers de supra ad honorem et reverentiam <strong>San</strong>ctorum Antonii et Primos, quare petierunt<br />

concedi eis auctoritatem et licentiam celebrare faciendi in presentiarum unam missam. Item super quibus prefati<br />

domini canonici diffinierunt quod complaceatur eis cum hoc quod promittant dotare illam et faciant consecrari et alia<br />

que de jure requiruntur et luminare, sacerdotibus debitum facere et quod de his faciant promissionem capitulo. Ubi<br />

quidem Paulus quondam Roberti de <strong>San</strong>cto <strong>Leonardo</strong>, Matheus quondam Marini de Scruth, Juri quondam Iohannis de<br />

Miers predicto, Macor Zuppan, Bratussius de Crosten principaliter se obligaverunt, scilicet quilibus pro rata et eorum<br />

bona obligaverunt ad faciendum predicta et he eorum nomine et ad partes infrascriptorum, videlicet Juvanni Marini<br />

de Scruth, Chociani Bratussi de Scrut, Martini Blasutti de Miers, Micheu Gregorii de <strong>San</strong>cto <strong>Leonardo</strong>, Simonis<br />

Juliani de Scrut, Leonardi Tomasii de Craston, Mathie Bratussi de Scruth, Tomasii Christophori de Craston qui et pro<br />

parte eorum promiserunt ipsos principales relevare". VENUTI 1985, p. 129. CRACINA 1967.<br />

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