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il racconto<br />
assassini<br />
di Stefano Ricci<br />
Anche lei amava camminare. Così decisero di farsela<br />
a piedi. Non c’è nulla di meglio che una tranquilla<br />
passeggiata dopo cena, in piacevole compagnia,<br />
prima di andare a dormire. Nonostante fosse l’inizio<br />
di febbraio, non faceva particolarmente freddo e le giornate<br />
risplendevano sorprendentemente per essere a Milano.<br />
Parlavano di lavoro (erano lì per un corso), ma ben presto<br />
affrontarono argomenti più piacevoli: le vacanze, i colleghi<br />
e le loro caricature, l’aceto balsamico. Lei, di Modena, era<br />
un’esperta di quel condimento, faceva parte di una qualche associazione<br />
di assaggiatori e ci teneva a spiegargli tutto sulla<br />
produzione di quella preziosa essenza. A quell’ora di notte<br />
il traffico non era eccessivo e camminavano volentieri, con<br />
passo deciso, ma senza fretta. Le ricche vetrine del centro illuminavano<br />
il tragitto e facevano loro compagnia. Di quando in<br />
quando si lasciavano affascinare da qualche offerta scintillante.<br />
Confrontavano i prezzi che diventavano il pretesto per un altro<br />
scambio d’opinioni.<br />
Lei era una ragazzona alta, molto più giovane di lui, non<br />
bella, ma decisamente appariscente pure con quel ridicolo copricapo<br />
che la difendeva dal freddo. Quando quel tipo si avvicinò,<br />
lui pensò subito che volesse far colpo sulla sua collega e<br />
scattò l’istinto protettivo del maschio latino. Nei pressi di Piazza<br />
Duomo, ormai vicini all’Albergo, si erano fermati ad ammirare<br />
l’esposizione, dietro la vetrina d’un gran salone, di una<br />
Ferrari da F1 ed il suo contorno variopinto di gadget esclusivi.<br />
“Mi sono sempre chiesto come si possa stare dentro quell’abitacolo<br />
così striminzito” aveva esordito lo sconosciuto. Prima<br />
del suo aspetto, colpì il timbro della sua voce: calda, profonda,<br />
pareva quasi impostata. A metà strada tra un dignitoso,<br />
vecchio barbone ed un nobile decaduto (esemplari della fauna<br />
umana che popola le strade di Milano ad ogni ora del giorno e<br />
della notte) era vestito con un pesante giaccone scuro ed una<br />
cuffia di lana, modello Bronx, calata sulla testa a nasconderne<br />
parzialmente i lineamenti del volto. Mentre il collega cercava<br />
di decifrare la situazione, sentendosi in qualche modo responsabile,<br />
la modenese, amante dell’aceto come di Maranello,<br />
si era incoscientemente lanciata a raccontare le sue esperienze<br />
sui circuiti di mezzo mondo e di quella volta che era riuscita<br />
a salire proprio su una monoposto e...: “Viste le mie dimensioni<br />
- dimenandosi pericolosamente - se ci sono entrata io...”<br />
E giù una sonora risata. Lui non riusciva a nascondere il disagio<br />
e l’imbarazzo di quella situazione e capiva che quello strano<br />
tipo aveva più voglia di compagnia che disquisire d’automobili<br />
da corsa.<br />
Faceva di tutto per prolungare la conversazione, quasi che<br />
avesse paura di rimanere da solo. Nella sua voce, sempre pacata<br />
e ferma, si notava un che di triste, di malinconico, come<br />
stesse recitando una tragedia. Il suo eloquio, a tratti ricercato<br />
e forbito, faceva intendere un bagaglio culturale non indifferente,<br />
pure nel trattare di motori. Non appena lei, esauriti i<br />
suoi argomenti automobilistici, accennò a tirare un po’ il fiato,<br />
il suo collega approfittò per congedarsi dal loro occasionale ed<br />
inquietante interlocutore, stringendo con decisione il braccio<br />
di lei: “S’è fatta mezzanotte - esagerò - e domani ci aspetta una<br />
dura giornata” mentì.<br />
Riluttante l’uomo, con le mani sprofondate nelle tasche del<br />
giaccone, salutò e s’allontanò un po’ ingobbito, come schiacciato<br />
da un peso che non poteva dipendere solo dagli anni. I<br />
due girarono, finalmente, dalla parte opposta. “Eppure a me<br />
pare di conoscerlo - confidò subito la ragazza - ha una faccia<br />
che ho già visto da qualche parte!” “E la voce - rincarò lui dopo<br />
essersi guardato attorno circospetto, come avesse il timore di<br />
essere seguito - Dev’essere un attore, s’è visto anche in televisione.<br />
Sai, quei pezzi classici, Shakespeare o cose del genere?!”<br />
“È vero - confermò lei - poveretto!!” “Perché poveretto?”<br />
“Chissà come c’è rimasto male che non lo abbiamo riconosciuto...<br />
invece di parlare di Schumaker...” Ma ormai ognuno era<br />
andato per la propria strada e loro erano giunti alla sospirata<br />
meta. Dormì profondamente anche se, a giudicare dalle coperte,<br />
doveva essersi agitato parecchio: “Dev’essere per il condizionamento,<br />
in questi alberghi non si riesce mai a regolarlo<br />
bene!” Scese per la colazione e afferrò una copia del Corriere,<br />
messa a disposizione dalla Direzione col timbro Omaggio, gettando<br />
uno sguardo sui titoli di “prima”. Cappuccino e brioche,<br />
mentre fuori dalla grande vetrata stava aprendosi un’altra incredibile<br />
giornata azzurra e luminosa.<br />
Sfogliò il giornale. Era sempre curioso, quando si trovava<br />
in un’altra città, della cronaca locale come se, pure per un<br />
breve periodo, facesse anche lui parte di quella comunità. Furti,<br />
risse, consigliere indagato... “Ritrovato nel naviglio l’attore<br />
Guido Reni - Gli inquirenti non escludono alcuna pista anche<br />
se, dai primi rilievi, pare trattarsi di un gesto disperato - Il<br />
grande interprete shakesperiano era caduto da tempo in una<br />
forma di depressione - Nel suo appartamento è stato ritrovato<br />
un messaggio indirizzato a due crudeli sconosciuti che dice:<br />
La vita di un attore è il pubblico, quando il pubblico non ti riconosce<br />
più è il momento di calare il sipario!”<br />
<strong>Tuttapovo</strong> - n. 2 - <strong>giugno</strong> <strong>2009</strong> - p. 41