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giugno 2009 - Tuttapovo

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il racconto<br />

assassini<br />

di Stefano Ricci<br />

Anche lei amava camminare. Così decisero di farsela<br />

a piedi. Non c’è nulla di meglio che una tranquilla<br />

passeggiata dopo cena, in piacevole compagnia,<br />

prima di andare a dormire. Nonostante fosse l’inizio<br />

di febbraio, non faceva particolarmente freddo e le giornate<br />

risplendevano sorprendentemente per essere a Milano.<br />

Parlavano di lavoro (erano lì per un corso), ma ben presto<br />

affrontarono argomenti più piacevoli: le vacanze, i colleghi<br />

e le loro caricature, l’aceto balsamico. Lei, di Modena, era<br />

un’esperta di quel condimento, faceva parte di una qualche associazione<br />

di assaggiatori e ci teneva a spiegargli tutto sulla<br />

produzione di quella preziosa essenza. A quell’ora di notte<br />

il traffico non era eccessivo e camminavano volentieri, con<br />

passo deciso, ma senza fretta. Le ricche vetrine del centro illuminavano<br />

il tragitto e facevano loro compagnia. Di quando in<br />

quando si lasciavano affascinare da qualche offerta scintillante.<br />

Confrontavano i prezzi che diventavano il pretesto per un altro<br />

scambio d’opinioni.<br />

Lei era una ragazzona alta, molto più giovane di lui, non<br />

bella, ma decisamente appariscente pure con quel ridicolo copricapo<br />

che la difendeva dal freddo. Quando quel tipo si avvicinò,<br />

lui pensò subito che volesse far colpo sulla sua collega e<br />

scattò l’istinto protettivo del maschio latino. Nei pressi di Piazza<br />

Duomo, ormai vicini all’Albergo, si erano fermati ad ammirare<br />

l’esposizione, dietro la vetrina d’un gran salone, di una<br />

Ferrari da F1 ed il suo contorno variopinto di gadget esclusivi.<br />

“Mi sono sempre chiesto come si possa stare dentro quell’abitacolo<br />

così striminzito” aveva esordito lo sconosciuto. Prima<br />

del suo aspetto, colpì il timbro della sua voce: calda, profonda,<br />

pareva quasi impostata. A metà strada tra un dignitoso,<br />

vecchio barbone ed un nobile decaduto (esemplari della fauna<br />

umana che popola le strade di Milano ad ogni ora del giorno e<br />

della notte) era vestito con un pesante giaccone scuro ed una<br />

cuffia di lana, modello Bronx, calata sulla testa a nasconderne<br />

parzialmente i lineamenti del volto. Mentre il collega cercava<br />

di decifrare la situazione, sentendosi in qualche modo responsabile,<br />

la modenese, amante dell’aceto come di Maranello,<br />

si era incoscientemente lanciata a raccontare le sue esperienze<br />

sui circuiti di mezzo mondo e di quella volta che era riuscita<br />

a salire proprio su una monoposto e...: “Viste le mie dimensioni<br />

- dimenandosi pericolosamente - se ci sono entrata io...”<br />

E giù una sonora risata. Lui non riusciva a nascondere il disagio<br />

e l’imbarazzo di quella situazione e capiva che quello strano<br />

tipo aveva più voglia di compagnia che disquisire d’automobili<br />

da corsa.<br />

Faceva di tutto per prolungare la conversazione, quasi che<br />

avesse paura di rimanere da solo. Nella sua voce, sempre pacata<br />

e ferma, si notava un che di triste, di malinconico, come<br />

stesse recitando una tragedia. Il suo eloquio, a tratti ricercato<br />

e forbito, faceva intendere un bagaglio culturale non indifferente,<br />

pure nel trattare di motori. Non appena lei, esauriti i<br />

suoi argomenti automobilistici, accennò a tirare un po’ il fiato,<br />

il suo collega approfittò per congedarsi dal loro occasionale ed<br />

inquietante interlocutore, stringendo con decisione il braccio<br />

di lei: “S’è fatta mezzanotte - esagerò - e domani ci aspetta una<br />

dura giornata” mentì.<br />

Riluttante l’uomo, con le mani sprofondate nelle tasche del<br />

giaccone, salutò e s’allontanò un po’ ingobbito, come schiacciato<br />

da un peso che non poteva dipendere solo dagli anni. I<br />

due girarono, finalmente, dalla parte opposta. “Eppure a me<br />

pare di conoscerlo - confidò subito la ragazza - ha una faccia<br />

che ho già visto da qualche parte!” “E la voce - rincarò lui dopo<br />

essersi guardato attorno circospetto, come avesse il timore di<br />

essere seguito - Dev’essere un attore, s’è visto anche in televisione.<br />

Sai, quei pezzi classici, Shakespeare o cose del genere?!”<br />

“È vero - confermò lei - poveretto!!” “Perché poveretto?”<br />

“Chissà come c’è rimasto male che non lo abbiamo riconosciuto...<br />

invece di parlare di Schumaker...” Ma ormai ognuno era<br />

andato per la propria strada e loro erano giunti alla sospirata<br />

meta. Dormì profondamente anche se, a giudicare dalle coperte,<br />

doveva essersi agitato parecchio: “Dev’essere per il condizionamento,<br />

in questi alberghi non si riesce mai a regolarlo<br />

bene!” Scese per la colazione e afferrò una copia del Corriere,<br />

messa a disposizione dalla Direzione col timbro Omaggio, gettando<br />

uno sguardo sui titoli di “prima”. Cappuccino e brioche,<br />

mentre fuori dalla grande vetrata stava aprendosi un’altra incredibile<br />

giornata azzurra e luminosa.<br />

Sfogliò il giornale. Era sempre curioso, quando si trovava<br />

in un’altra città, della cronaca locale come se, pure per un<br />

breve periodo, facesse anche lui parte di quella comunità. Furti,<br />

risse, consigliere indagato... “Ritrovato nel naviglio l’attore<br />

Guido Reni - Gli inquirenti non escludono alcuna pista anche<br />

se, dai primi rilievi, pare trattarsi di un gesto disperato - Il<br />

grande interprete shakesperiano era caduto da tempo in una<br />

forma di depressione - Nel suo appartamento è stato ritrovato<br />

un messaggio indirizzato a due crudeli sconosciuti che dice:<br />

La vita di un attore è il pubblico, quando il pubblico non ti riconosce<br />

più è il momento di calare il sipario!”<br />

<strong>Tuttapovo</strong> - n. 2 - <strong>giugno</strong> <strong>2009</strong> - p. 41

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