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A SCUOLA DI FAUNA

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sero importanti per l’uomo. Sono ricordi molto nitidi, come quando ho avuto la fortuna<br />

di osservare nove “pullus” di Cinciarella, uscire dal nido per volare sui rami<br />

più alti, e, poi, piano piano allontanarsi seguiti dai genitori instancabili nel nutrirli;<br />

o come quando a non più di tre metri, ho potuto vedere una cucciolata di cinque<br />

Ricci, che in fila indiana, seguivano la propria madre, che vedendomi si fermò per<br />

un attimo per poi, come se non esistessi, attraversare il fosso con la stessa tranquillità<br />

con la quale era arrivata. Erano anni in cui le strade erano ancora in terra battuta,<br />

ed erano percorse da qualche carretto trainato dai buoi e solo raramente dalle<br />

poche automobili che le percorrevano sollevando polveroni incredibili, e, il silenzio,<br />

era ancora un pregio di cui godere; ecco che allora, si potevano udire suoni,<br />

voci, canti di una vita umana e animale che si spargeva nella campagna e nella<br />

campagna si propagava. L’inquinamento acustico provocato dai rombi dei motori<br />

delle vetture e dalle macchine industriali, era poca cosa, per questo, in primavera,<br />

potevo sentire provenire, anche dalle case più lontane, il canto delle galline dopo la<br />

deposizione dell’uovo, ed era questo un coro che si ripeteva in continuazione per<br />

ore e rappresentava una gradita “comunicazione”, perchè questi canti venivano<br />

addirittura contati dalle donne nei campi, le quali al ritorno, sapevano già quante<br />

uova potevano raccogliere nei vari covi sparsi nel pollaio e nell’aia. In estate poi,<br />

erano mille e mille, le voci che si potevano udire, perchè cantavano gli uomini nei<br />

campi, e cantavano gli uccelli nell’aria ed erano tutti inni alla vita e alla gioia. Con<br />

l’arrivo dell’inverno, i lavori diminuivano, la vita rallentava i suoi ritmi, ma il mese<br />

di dicembre era dedicato all’uccisione del Maiale, così mi capitava di sentire il suo<br />

grido di dolore e allora mi dirigevo verso quella casa, dove si stava compiendo<br />

quello che era quasi un “rito” e in ogni caso un momento importante che la famiglia<br />

attendeva, e, per il quale, fremevano già da giorni, attese e preparativi.<br />

Ricordo, quel pentolone fumante ricolmo di acqua bollente, attorno al quale si<br />

affaccendavano uomini e donne, e un gruppo di bambini di tutte le età un po’discosti<br />

che assistevano in silenzio, così, come ricordo quei visi paonazzi per il freddo,<br />

sui quali si vedeva disegnata una gioia immensa, che di certo non proveniva dal<br />

fatto che avevano ucciso un animale, ma perché sapevano che esso rappresentava<br />

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