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cole “mancette” per i vari lavoretti fatti in casa. Con quei soldi, avrei potuto<br />
acquistare (ma temevo tanto che non bastassero) un fringuello, un lucherino, un<br />
cardellino e magari anche qualche altro piccolo uccellino. Quando mio padre<br />
venne in camera per svegliarmi, mi trovò già in piedi, vestito e con una dose<br />
abbondante di brillantina sui capelli, ero già pronto per la partenza. Sistemate<br />
due gabbie sul portapacchi della bici di mio padre e una sulla mia (in realtà la<br />
bici, era di mia madre), partimmo per la “grande avventura”. Sulla Piave non<br />
c’era acqua e così, sia pure con qualche difficoltà di orientamento (era una<br />
notte senza luna), riuscimmo ad attraversare le Grave di Papadopoli, per proseguire<br />
“di là” della Piave alla volta di Sacile. Dopo Codognè fummo sorpassati<br />
e sorpassammo altri ciclisti e soprattutto pedoni, vecchi e giovani che si dirigevano<br />
sicuramente verso la stessa meta, trainando dei carrettini carichi di gabbie:<br />
seppi più tardi che erano i concorrenti ai concorsi canori, ma pure venditori<br />
e compratori che provenivano dalla sinistra Piave.<br />
Cento e più volte chiesi a mio padre quanta strada mancasse e che ora fosse,<br />
quando finalmente, comparve un cartello con la scritta “SACILE”, che la fioca<br />
luce dei fanali rischiarò per un attimo. Eravamo arrivati e, sulle strade, erano<br />
ormai le quattro del mattino, c’era già molta gente. Sistemate le bici in “custodia”,<br />
ci avviammo con le gabbie in mano verso quello che, lo comprendemmo<br />
fatti pochi passi, era il centro del paese, il cuore della fiera. Un forte e sgradevole<br />
odore di vischio e un vociare sempre più intenso, mi fece capire che eravamo<br />
davvero arrivati. Man mano che<br />
albeggiava, potei vedere quella gente: me<br />
la ricordo ancora con il cappello all’alpina<br />
e la piuma di fagiano sulla tesa, i pantaloni<br />
alla “zuava” (abbottonati appena sotto<br />
il ginocchio) e la giacca di velluto (ad<br />
agosto) “ciuciata” (strettissima) da non<br />
starci quasi dentro. Mi ricordo di tantissimi<br />
giovani, ragazzi e bambini di tutte le<br />
CIUFFOLOTTO<br />
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