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Parte prima Io gli giro intorno: con circospezione, con impazienza ...

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spaventata. Poi andammo, poco dopo, a recuperare la rivoltella, ed a rimetterla a posto ». Lui e il<br />

nonno erano uguali nel mostrare noncuranza e anzi divertimento per <strong>gli</strong> spari, le incursioni. Si<br />

rifiutavano di scendere in cantina: ne andava della loro dignità di persone esperte di armi. Durante<br />

la liberazione la casa fu assediata da cecchini; bombe a mano inesplose erano sparse davanti alle<br />

scale, e il nonno voleva uscire ugualmente per la passeggiata. Ridevano, lui e il nonno, di noi che<br />

trasalivamo ai colpi. « Caro papà, la mamma è molto triste perché la nostra roba a Tetto Gallotto è<br />

tutta rovinata. <strong>Io</strong> mi sono molto divertito nei giorni del combattimento per la libertà. Mi sono<br />

divertito specialmente quando acchiappavano un fascista sopra il tetto di fronte a casa nostra, quello<br />

che aveva buttato le bombe nel nostro cortile. C’erano tanti partigiani sul tetto, due si erano nascosti<br />

dietro l’abbaino, e <strong>gli</strong> altri nel cesso di un bal<strong>con</strong>e vicino. Uno trovò una rivoltella automatica e tre<br />

cartucce, l’altro un vestito nero. Poi si misero a sparare, ed io mi divertii molto. La mamma mi ha<br />

detto che a Milano i tedeschi si sono subito arresi, invece qui hanno combattuto molto, <strong>con</strong> mio<br />

gran divertimento, ed hanno anche bombardato la città coi mortai. <strong>Io</strong> in questi giorni sono sempre in<br />

<strong>giro</strong> e vengo a casa solo per mangiare ». Una cronaca del gennaio ’44 sfiora un avvenimento<br />

estremamente doloroso; non direi che lui ne fosse in<strong>con</strong>sapevole: il tono non è il solito allegro, c’è<br />

invece un leggero, pietoso umorismo. « Ieri la mamma mi ha portato a Borgo in bicicletta. Arrivati<br />

là, la mamma si recò alla caserma dove si trova una professoressa ebrea alla quale doveva<br />

<strong>con</strong>segnare un pacco. Bussò e venne ad aprire un carabiniere. <strong>Io</strong> rimasi fuori, e non sapendo dove<br />

sedermi, entrai nella garitta; ma non c’era piú il sedile e allora andai a trascorrere il tempo sul sedile<br />

di un carro militare che era davanti alla caserma. « Quando il portone si riaprí, vi sbirciai dentro e<br />

vidi un carabiniere che teneva una matassa di lana <strong>con</strong> le mani alzate, e una signora vecchia di<br />

fronte a lui dipanava il gomitolo ». Ha « visto » la fraternità fra il custode (forzato) e la vittima. «<br />

Molti uomini potavano <strong>gli</strong> alberi. Noi ci sedemmo su una panchina a guardare cadere i rami<br />

dall’alto de<strong>gli</strong> alberi. C’era un uomo molto in alto, il quale aveva finito di ta<strong>gli</strong>are i rami piccoli, ed<br />

allora incominciò il ta<strong>gli</strong>o di uno di quelli grossi. Noi stavamo molto attenti a lui, nell’attesa della<br />

caduta del ramo. Dopo molto lavoro, il ramo cadde <strong>con</strong> un rumore di bomba. Allora l’operaio si<br />

asciugò il sudore. Era divertente vedere <strong>gli</strong> operai lassú a ta<strong>gli</strong>are i rami e lasciarli cadere, e sentire<br />

un signore sotto che dava ordini. Ma non doveva essere tanto divertente per <strong>gli</strong> operai ».

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