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PE 042011_Layout 1 - Unione delle comunità ebraiche italiane

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P6 POLITICA / SOCIETÀ<br />

ú–– Guido Vitale<br />

Si parla d’Italia, si parla di noi,<br />

mentre i tricolori tentano a Torino<br />

l’annuncio di una nuova<br />

primavera. Ai tavolini dello storico<br />

Caffè Elena, sotto i portici di una<br />

piazza Vittorio alla vigilia dell’apertura<br />

<strong>delle</strong> celebrazioni per i 150 anni<br />

dell’Unità nazionale, anche Elizabeth<br />

Schächter è venuta a godersi la festa.<br />

Vicende d’Italia e destini degli ebrei<br />

italiani una volta di più indissolubilmente<br />

intrecciati. La studiosa riproduce<br />

quel mix prodigioso di ingredienti<br />

britannici e mitteleuropei che<br />

con le grandi migrazioni <strong>ebraiche</strong> del<br />

‘900 ha segnato la storia di ebrei con<br />

un biglietto di sola andata da Vienna<br />

a Londra, come Karl Popper ed Elias<br />

Canetti. In un caleidoscopio<br />

costellato dai riflessi <strong>delle</strong><br />

coccarde <strong>italiane</strong><br />

che ornano ogni<br />

vetrina di Torino,<br />

girano le identità<br />

d’Europa: la sua<br />

discendenza dal compositore Gustav<br />

Mahler, i quattro nonni viennesi, i<br />

genitori in fuga dopo l’Anchluss, la<br />

cattedra in Inghilterra, la fama di italianista<br />

alla School of European Culture<br />

dell’Università del Kent. E sono<br />

immancabilmente le vicende <strong>ebraiche</strong><br />

a legare gli elementi disparati, oggi<br />

in particolare l’originalità degli ebrei<br />

italiani a costituire una possibile chiave<br />

di lettura. Il suo nuovo libro di<br />

storia (The Jews of Italy, Between<br />

Tradition and Transformation. 1848-<br />

1945) è fresco di stampa. Sulla copertina<br />

un momento di serenità nei<br />

giardini di Firenze: rav Samuel<br />

Hirsch Margulies con la moglie Recha<br />

e la nipote Regina accoglie Carlo<br />

Alberto Viterbo con la moglie Nella.<br />

Il suo studio apre un fronte difficile<br />

e offre la possibilità di rileggere la<br />

storia degli ebrei italiani in un modo<br />

nuovo, in Italia ancora largamente<br />

inesplorato perchè riprende opere e<br />

vicende di tutti i grandi dell’ebraismo<br />

italiano in una luce inedita.<br />

Perché l’Italia, professoressa Schächter,<br />

perché gli ebrei italiani?<br />

Le vicende degli ebrei italiani sono<br />

molto importanti per comprendere<br />

l’Europa e per comprendere l’Italia.<br />

Al di là <strong>delle</strong> apparenze, sono poco<br />

esplorate dal mondo accademico internazionale.<br />

E al di là della retorica<br />

<strong>delle</strong> celebrazioni del momento sono<br />

poco comprese. L’altissima lezione<br />

tenuta dalla storica Anna Foa al recente<br />

Congresso dell’<strong>Unione</strong> <strong>delle</strong><br />

Comunità Ebraiche Italiane credo<br />

abbia contribuito ad aumentare un<br />

poco la coscienza di quanto gli ebrei<br />

italiani abbiano dato per la costruzione<br />

dell’Unità nazionale. Non si<br />

tratta solo di celebrare i nomi noti<br />

degli italiani ebrei che all’apertura dei<br />

ghetti coraggiosamente combatterono<br />

e si fecero valere in tutti i campi<br />

della scienza, <strong>delle</strong> arti, della politica.<br />

Si tratta di scoprire una difficile identità<br />

comune, una storia che appartiene<br />

a tutti noi.<br />

Molti storici hanno affermato che<br />

proprio nel delicatissimo periodo preso<br />

in considerazione dal suo libro, dalla<br />

concessione <strong>delle</strong> libertà civili al<br />

La cosa più utile che si vorrebbe<br />

suggerire – ma nessuno l’ha fatto, -<br />

nelle ore in cui si festeggiano i 150<br />

anni dell’Unità d’Italia è di riprendere<br />

in mano e rileggere, nelle piazze<br />

e nelle aule, la Storia d’Italia dal<br />

1870 al 1915 di Benedetto Croce,<br />

scritta, giova ricordarlo, proprio<br />

mentre l’Italia precipitava nel baratro<br />

del regime di Mussolini. Viene<br />

una gran voglia di riprendere in<br />

mano questo capolavoro che per<br />

molti ebrei antifascisti è stato una<br />

sorta di laica Scrittura, proprio nelle<br />

ore, nient’affatto festose, in cui,<br />

con operazione vergognosa, prima<br />

in televisione ora in un best seller,<br />

Roberto Saviano ha accostato il nome<br />

del filosofo napoletano, e la tragedia<br />

della sua famiglia scomparsa<br />

per il terremoto, ai turpi costruttori<br />

della Casa dello studente dell’Aquila.<br />

L’arco cronologico ricostruito in<br />

quel mirabile affresco crociano è<br />

praticamente lo stesso che Elizabeth<br />

Schchter ha scelto per la sua ricerca.<br />

Nella sua Storia d’Italia Croce<br />

scrive: “Gli israeliti, che, in particolare<br />

nel Veneto, dove si trovavano<br />

in maggior numero, avevano da-<br />

Primo conflitto mondiale, non è possibile<br />

parlare di una storia nazionale<br />

degli ebrei italiani.<br />

È vero. In particolare Gadi Luzzatto<br />

Voghera afferma che non è possibile<br />

scrivere una storia dell’emancipazione<br />

ebraica in Italia nel quadro di un’esperienza<br />

comune a tutti gli ebrei. La<br />

ben nota frammentazione politica<br />

economica e giuridica non lo consentirebbe.<br />

La storiografia italiana<br />

mette in luce la natura eterogenea<br />

dell’ebraismo italiano e la miriade di<br />

modalità che contrassegnarono la sua<br />

conquista dei diritti civili. Tali differenze<br />

sono innegabili e ben visibili<br />

to mano all’opera del Risorgimento,<br />

non risparmiando fatiche e sacrifici,<br />

e che il Cavour aveva guardati<br />

d’assai buon occhio, prendevano<br />

parte alla vita degli affari e a quella<br />

pubblica, e altresì a quella scientifica”.<br />

Con quel gusto crociano per<br />

l’aneddoto storico, si ricordava<br />

l’esperienza fatta da Bertrando<br />

Spaventa “nel trattare per la prima<br />

www.moked.it<br />

ancora oggi.<br />

Ma resta aperto<br />

il problema<br />

di comprendere lo sforzo degli ebrei<br />

italiani di costruire un’identità comune,<br />

di bilanciare l’esigenza di autonomia<br />

locale e di identità nazionale, di<br />

accordare la propria riflessione con<br />

il processo di costruzione dell’identità<br />

nazionale. Ho tentato di lavorare in<br />

questa prospettiva.<br />

Dal suo lavoro emerge una visione<br />

nuova dell’ebraismo italiano. Non più<br />

una costellazione di realtà inguaribilmente<br />

malate di campanilismo e di<br />

volta, quando fu ministro dei lavori<br />

pubblici, con finanzieri ebrei; e stupito<br />

notava che solo israeliti come il<br />

suo amico Luzzatti potevano sentire<br />

il pathos e cantare la lirica della<br />

moneta”.<br />

L’intento di questo libro inglese<br />

non è di presentare un’indagine<br />

cronologica dello sviluppo storico e<br />

politico degli Ebrei in Italia, ma di<br />

n. 4 | aprile 2011 pagine <strong>ebraiche</strong><br />

Costruendo l’Italia unita<br />

vollero anche un ebraismo italiano<br />

La sfida dei nostri padri, racconta Elizabeth Schächter, fu quella di dare vita a un’identità ebraica di respiro nazionale<br />

Docente di letteratura comparata all’University of Kent di<br />

Canterbury, Elisabeth Schachter si occupa ormai da anni della realtà<br />

italiana. Autrice di numerosi articoli e pubblicazioni su Montale,<br />

Moravia, Pirandello e Verga, si è dedicata in modo particolare allo<br />

studio <strong>delle</strong> opere di Italo Svevo esplorando soprattutto il suo<br />

debito con la cultura psicanalitica. Il suo ultimo lavoro, dedicato agli<br />

ebrei italiani tra il 1848 e il 1915, affronta il tema dell’integrazione<br />

sotto molteplici aspetti senza mai trascurare il tema sociale.<br />

ú– L’ANALISI<br />

Dalla partecipazione all’assimilazione<br />

GIORGIO ALBERTINI<br />

GIORGIO ALBERTINI<br />

provincialismo, ma una minoranza,<br />

la maggiore minoranza presente<br />

allora sul territorio italiano,<br />

decisa a unirsi per prendere coraggiosamente<br />

in mano il proprio<br />

destino.<br />

È quello che ho tentato di documentare.<br />

Gli ebrei italiani<br />

sono sempre stati molto gelosi<br />

della propria identità<br />

comunale, ma quando ci<br />

fu da costruire l’Italia non<br />

si tirarono indietro. Furono<br />

protagonisti ed eroi,<br />

non solo perché combatterono,<br />

costruirono, studiarono<br />

e si affermarono nelle arti, ma<br />

anche perché intrapresero un difficile<br />

lavoro di coesione interna al mondo<br />

ebraico.<br />

Il suo è un testo accademico meticolosamente<br />

annotato e dotato di una<br />

bibliografia poderosa, in cui il rigore<br />

scientifico dell’indagine storica non<br />

spegne l’emozione della grande avventura.<br />

Come nelle pagine che raccontano<br />

del primo incontro fra le Comunità<br />

<strong>ebraiche</strong> <strong>italiane</strong>.<br />

esaminare la maniera in cui essi<br />

percepirono la loro integrazione -<br />

intendendo con integrazione l’entrata<br />

da pari in una società che prima<br />

li escludeva - e la loro risposta<br />

ai cambiamenti che l’integrazione<br />

comportò – così come vengono descritti<br />

nelle loro memorie, nei carteggi<br />

e nei discorsi rabbinici.<br />

Il periodo studiato inizia nel 1848,<br />

con il ritorno degli Ebrei nella<br />

storia italiana. In Italia, scrive<br />

l’autrice, “le premesse che portarono<br />

all’emancipazione degli<br />

Ebrei non erano infatti differenti<br />

da quelle del resto dell’Europa occidentale:<br />

la cittadinanza aveva<br />

un certo prezzo. Le richieste e le<br />

aspettative nei confronti degli<br />

Ebrei erano alte e includevano la<br />

rinuncia a ogni altra identità nazionale,<br />

a ogni tratto distintivo.<br />

Inoltre, l’emancipazione era un<br />

aspetto intrinseco agli stati-nazione<br />

emergenti come la Germania e<br />

l’Italia: la loro creazione e stabilità<br />

necessitavano integrazione e<br />

uniformità. La costruzione di<br />

un’identità nazionale si basava<br />

sull’inclusione del simile e

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