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Libreria Alberto Govi - Libreria Antiquaria Alberto Govi

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titolo e 13 vignette nel testo + pp. 96 con 10 vignette nel testo, una della quali sul frontespizio. Manca la<br />

carta c 10 della seconda opera. Qualche lieve alone, leggerissima brunitura uniforme, piccola mancanza<br />

all’angolo superiore del primo titolo con minima perdita di parte di lettera, ma nel complesso ottimamente<br />

conservato considerando la povertà dell’edizione.<br />

EDIZIONE APPARENTEMENTE SCONOSCIUTA del celebre capolavoro<br />

di Giulio Cesare Croce, un vero e proprio unicum nel panorama<br />

della letteratura italiana.<br />

La più antica edizione conosciuta del Bertoldo è quella che diede a<br />

Milano Pandolfo Malatesta nel 1606. La data della dedica a Filippo<br />

Contarini (18 gennaio 1605) e il fatto che Croce stampò praticamente<br />

tutte le sue opere a Bologna lasciano tuttavia supporre l’esistenza di<br />

una precedente edizione bolognese, risalente con ogni probabilità al<br />

1605. Ad una stampa bolognese più antica allude anche l’edizione<br />

modenese di G.M. Verdi del 1608, la prima ad includere Le piacevoli, et<br />

ridicolose simplicità di Bertoldino, l’altrettanto celebre seguito del Bertoldo<br />

(cfr. G.C.. Croce, Le sottilissime astuzie di Bertoldo, a cura di P. Cigada, V.<br />

Branca e P. Camporesi, Milano, 1993-’94).<br />

Nonostante il grande successo e le numerossisime ristampe, tutte le<br />

edizioni delle due opere del Croce risalenti alla prima del Seicento<br />

sono di grandissima rarità; gran parte di esse sono andate perdute,<br />

mentre delle poche rimaste ne sopravvivono solamente alcuni esemplari.<br />

L’azione del Bertoldo si svolge a Verona, città dove vive la corte del<br />

crudele re longobardo Alboino. Croce confonde o deliberatamente combina<br />

vari elementi della storia tardo-medievale. Bertoldo, nome tipico<br />

da contadino, è una figura rozza, quasi mostruosa, ma, al tempo stesso,<br />

portatrice di istinti naturali portentosi legati agli ancestrali riti della<br />

raccolta e della fecondità.<br />

Rispetto allo spregiudicato Dialogus Salomonis et Marcolphi, testo latino<br />

anonimo molto diffuso durante il tardo medioevo, da cui Croce trasse ispirazione per il suo capolavoro, nel<br />

Bertoldo la prudenza circa le questioni religiose e il rispetto dell’ordine sociale prestabilito rispecchiano<br />

chiaramente il mutato clima della Controriforma. L’ardimento di Bertoldo, che viene accolto a corte e<br />

diventa consigliere del re, è accettato unicamente nell’ottica del rovesciamento<br />

carnevalesco dei ruoli. Alboino apprezza l’arguzia, la saggezza<br />

popolare e le qualità da buffone ed indovino di Bertoldo, che gli<br />

vengono dal suo contatto primordiale con la natura. Ma, nonostante la<br />

cultura rozza della terra, legata al genitale e al fecale, sembri avere la<br />

meglio sulla cultura alta e raffinata, alla fine Bertoldo viene punito per<br />

aver osato sovvertire l’ordine naturale delle cose e contravvenire ai<br />

limiti imposti dal suo stato di contadino: morirà infatti a causa dei cibi<br />

sofisticati di corte, che il suo stomaco abituato alle rape non riesce a<br />

sopportare.<br />

Protagonisti del Bertoldino sono invece la saggia Marcolfa, moglie di<br />

Bertoldo, e il figlio Bertoldino, anima semplice e sciocca quanto il padre<br />

era astuto. Chiamati a corte, Marcolfa sentenzia, mentre tutti si<br />

divertono per le innocue sciocchezze di Bertoldino. Alla fine Marcolfa<br />

chiede licenza al re di tornare nella sua capanna, non potendo sopportare<br />

l’artificiosità della vita di corte (cfr. P. Camporesi, La maschera di<br />

Bertoldo, Torino, 1976, passim).<br />

Giulio Cesare Croce, poeta e narratore autodidatta, per la sua capacità<br />

di mediare fra mondo colto e mondo popolare, tra cultura orale e cultura<br />

scritta, rappresenta una figura unica nel panorama letterario italiano.<br />

Nato a San Giovanni in Persiceto (BO) nel 1550 da una famiglia di<br />

fabbri ferrai, al Croce sono attribuite oltre quattrocento opere, in parte<br />

ancora inedite, che furono per lo più pubblicate in modesti libretti a<br />

basso costo. Scritti in italiano o in bolognese, i suoi opuscoli contengono<br />

vivaci descrizioni del mondo dei poveri, burle, facezie, proverbi,<br />

narrazioni di feste e calamità pubbliche. € 4.500,00<br />

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