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Badante, una professione di congiunzione - Caritas Diocesana ...

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38<br />

21 Per ogni risposta si chiedeva all’intervistatore<br />

<strong>di</strong> attribuire un punteggio<br />

<strong>di</strong> “affidabilità percepita” sulla<br />

risposta, posto su <strong>una</strong> scala da 1<br />

= inaffidabile a 5 = molto affidabile.<br />

<strong>Badante</strong>, <strong>una</strong> <strong>professione</strong> <strong>di</strong> <strong>congiunzione</strong><br />

<strong>di</strong> fiducia. Poi è stato <strong>di</strong>fficile parlare della famiglia perché si vedeva che provava<br />

<strong>una</strong> forte nostalgia. Un altro punto critico è stato la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> sé: si vedeva<br />

che era commossa e a <strong>di</strong>sagio, ma in ogni domanda è sempre stata sincera. Ha<br />

avuto qualche perplessità anche per parlare del suo contratto <strong>di</strong> lavoro (‘Non vo-<br />

glio problemi!’) allora le ho spiegato <strong>di</strong> nuovo che non doveva preoccuparsi. Sa-<br />

peva <strong>di</strong> guadagnare poco, non lo <strong>di</strong>ceva in modo rassegnato, ma quasi con co-<br />

raggio perché come lei in giro non ce ne sono! Alla fine era ottimista soprattutto<br />

perché spera <strong>di</strong> vedere presto il marito. Forse perché domenica 13 agosto parte<br />

per l’Ucraina, quin<strong>di</strong> era abbastanza contenta” (1FR).<br />

“La signora è molto triste, ma sincera, non ha avuto nessun problema a raccon-<br />

tare la sua storia. Non ha mai <strong>di</strong>scusso su ness<strong>una</strong> domanda, anche se ha fat-<br />

to fatica a <strong>di</strong>rmi il titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che possiede. È molto giù <strong>di</strong> corda, rassegnata<br />

sul suo lavoro e sulle sue con<strong>di</strong>zioni. Le hanno offerto un altro lavoro pagato<br />

meglio ma non lo vuole perché non vuole abituarsi ad un’altra famiglia” (2FR).<br />

“L’intervistata, laureata nel Paese d’origine, parla perfettamente in italiano ed è<br />

sincera nella conversazione. La sua tristezza maggiore è legata alla sua delu-<br />

sione professionale, vorrebbe fare un lavoro più qualificato: è stata <strong>una</strong> ispet-<br />

trice doganale nel suo Paese. Mi fa vedere <strong>una</strong> foto della sua famiglia e del<br />

suo attuale fidanzato italiano e ci invita a uscire <strong>una</strong> sera insieme” (9RS).<br />

■ Va poi sottolineato che nel corso dell’intervista non è stato richiesto alcun docu-<br />

mento attestante l’identità e la veri<strong>di</strong>cità delle <strong>di</strong>chiarazioni rese (per esempio sul<br />

titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, sullo stato civile, sull’età ecc.), sebbene qualche intervistata abbia<br />

spontaneamente voluto esibire i propri documenti, più in segno <strong>di</strong> affermazione<br />

<strong>di</strong> sé che <strong>di</strong> verifica dell’identità personale.<br />

Ciò non <strong>di</strong> meno, all’intervistatore era richiesto <strong>di</strong> formulare per ogni risposta con-<br />

seguita <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio personale <strong>di</strong> affidabilità 21 , basato sulla modalità con<br />

cui veniva resa la risposta stessa. È vero che trattasi <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio soggettivo e<br />

percettivo, ma si ritiene possa comunque rappresentare uno spunto per leggere<br />

più correttamente le testimonianze raccolte.<br />

Si legge per esempio nelle annotazioni degli intervistatori:<br />

“L’intervistata è stata <strong>di</strong>sponibile... alla domanda ‘In che anno sei nata?’ ho avu-

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