22 specchio economico la formazione e l’addestramento soprattutto a bordo delle navi, dove nasce e si fortifica lo spirito di collaborazione tesa al raggiungimento del comune obiettivo. L’addestramento è quindi bas<strong>il</strong>are. E non nascondo oggi una certa preoccupazione per gli effetti che i tagli nel b<strong>il</strong>ancio dello Stato rischiano di causare proprio allo svolgimento delle attività addestrative. D. Intende dire che non ci sono sufficienti risorse finanziarie destinate alla formazione? R. Voglio dire che, in un quadro generale di logica, non solo comprensib<strong>il</strong>e ma condivisib<strong>il</strong>e riduzione del disavanzo pubblico, <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio della Marina e della Difesa in generale è molto indirizzato agli investimenti nelle nuove costruzioni, e al mantenimento o sv<strong>il</strong>uppo delle unità esistenti, e molto meno alle attività addestrative e alla vita quotidiana, che non è solo la routine del «day by day» ma <strong>il</strong> mantenimento delle capacità operative. Una Forza efficiente deve avere gli strumenti per addestrarsi; invece, come ha recentemente sottolineato <strong>il</strong> nostro Capo di Stato Maggiore, la Marina non è in grado di rispondere ai requisiti di addestramento fissati in ambito Nato, che sono di cento giorni in mare per ogni unità navale. D. Quali sono le conseguenze di questa situazione? R. Quest’anno svolgeremo una sola esercitazione maggiore della Squadra Navale, rispetto alle due degli anni precedenti. Ciò motiva la preoccupazione che nel tempo le capacità possano ridursi: alcune operazioni, anche semplici in apparenza, non si possono simulare ma vanno ripetute più volte per acquisire la scioltezza e le capacità necessarie. Oggi siamo in grado di compierle, ma in futuro, se <strong>il</strong> trend rimanesse inalterato, potremmo incontrare dei problemi. D. Come si svolgerà l’esercitazione prevista per <strong>il</strong> 2011? R. Proprio al fine di concentrare <strong>il</strong> massimo delle opportunità addestrative nelle ore di mare che riusciamo a compiere, operiamo un mix tra quella che era la vecchia esercitazione «Mare aperto» e la nuova tipologia chiamata «Amphex». Si comincia, quindi, secondo lo schema tradizionale, compiendo attività passo passo per crescere nell’addestramento, e si conclude con una settimana di attività di «gioco» totalmente libero, nel quale <strong>il</strong> Comando della Squadra Navale dirige e arbitra due «partiti» che non hanno regole né scenario, né uno L’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli a bordo della nave Garibaldi «storyboard» precostituito, ma devono costruirselo sulla base delle missioni che vengono assegnate. D. Quali obiettivi raggiungete in questo modo? R. Da una parte verifichiamo l’efficacia delle attività svolte, dei sistemi e dei mezzi impiegati, della tattica e della pianificazione sia nel complesso sia nave per nave; dall’altra, inseriamo nei livelli di comando, tanto nei singoli comandanti quanto nei Comandi complessi, le conoscenze necessarie ad operare in scenari nei quali, oltre all’aspetto strettamente m<strong>il</strong>itare, rivestono grande importanza i riflessi legali, politici e mediatici. Ogni volta che decidono un’azione, i comandanti sono oggi chiamati a valutare attentamente questi aspetti. Si pensi, solo per fare un esempio recente, all’azione svolta in queste settimane dalla «Libra» per portare aiuti umanitari nel Nord Africa. D. Come procede <strong>il</strong> programma di ammodernamento delle navi? R. Facendo seguito a quanto già <strong>il</strong>lustrato pochi mesi fa alla vostra rivista dal nostro Capo di Stato Maggiore, posso aggiungere che stiamo mettendo in linea la portaerei «Cavour», che ha già dato prova della propria flessib<strong>il</strong>ità nella citata operazione di sostegno umanitario di Haiti. Per la «Cavour» ora si tratta di diventare una portaerei a pieno titolo, ereditando tutto <strong>il</strong> bagaglio di competenze tecniche, esperienza e addestramento che attualmente risiede sulla «Garibaldi». A ciò è finalizzato l’addestramento in corso a Taranto. Ripeto, per avere una portaerei pienamente operativa non basta costruirla: poiché si tratta di un sistema molto complesso, occorre poi organizzarla, farla addestrare e lavorare, e per questo occorre tempo. Ciò detto, credo che dal 2012 la «Cavour» ricoprirà a pieno titolo <strong>il</strong> proprio ruolo di portaerei. D. E oltre alla «Cavour»? R. Voglio citare le due nuove navi della Classe Orizzonte, «Doria» e «Du<strong>il</strong>io». Nell’ambito della crisi libica <strong>il</strong> «Doria» è inserito nel sistema di difesa aerea nazionale e sta dando un apporto notevole alla sorveglianza sul fianco Sud del Mediterraneo attraverso sistemi che rappresentano, effettivamente, un notevole salto di qualità in termini di sorveglianza dello spazio aereo. Tra le nuove costruzioni figurano le «Fremm», fregate multi-missione, che ci saranno consegnate a breve e per le quali stiamo organizzando <strong>il</strong> sistema addestrativo, e i nuovi sommergib<strong>il</strong>i di grande capacità e ormai pienamente in squadra. D. Quali sono i compiti che attendono la Squadra Navale e la Marina in generale? R. Come ho detto all’inizio, <strong>il</strong> nostro compito fondamentale è la sorveglianza di tutte le attività che si svolgono in mare, contribuendo così a garantire <strong>il</strong> sostegno dell’economia nazionale e internazionale e, quindi, <strong>il</strong> benessere di tutti. Per svolgere sempre meglio questo ruolo la Marina ha due p<strong>il</strong>astri: la Squadra Navale e la Guardia Costiera; la prima opera al di là delle acque territoriali, la Guardia costiera all’interno. D. Come collaborano? R. In maniera consolidata e totale. Operiamo insieme e ci scambiamo le informazioni sia per le attività m<strong>il</strong>itari e di sorveglianza, sia per tutte le cosiddette attività «duali», vale a dire m<strong>il</strong>itari e civ<strong>il</strong>i insieme, rese possib<strong>il</strong>i dall’intrinseca flessib<strong>il</strong>ità operativa delle navi. In questo contesto la Capitaneria di porto assolve <strong>il</strong> proprio compito istituzionale, ma quando occorre lo svolgiamo insieme. D. E per quanto attiene specificamente alla Squadra Navale? R. In prospettiva i ruoli della Marina M<strong>il</strong>itare, e quindi della Squadra Navale, sono due. Il primo è quello di incrementare la propria capacità di sorveglianza: negli ultimi due anni abbiamo attivato la nuova Centrale operativa di sorveglianza marittima, nella quale confluiscono tanto le nostre informazioni m<strong>il</strong>itari quanto quelle mercant<strong>il</strong>i provenienti dalle Capitanerie di porto e dalla Guardia costiera. Dopodiché <strong>il</strong> nostro sistema dovrà collegarsi con tutti gli altri ambienti che attengono al mare: Polizia, Guardia di Finanza, immigrazione, Ministero degli Esteri ecc. Tutte queste informazioni dovranno essere messe insieme e controllate da un unico sistema che non è di comando ma di coordinamento, dal quale uscirà un’unica immagine dell’insieme delle attività di mare condotte al servizio delle istituzioni. n
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