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26 specchio<br />

economico<br />

I<br />

l lungo vuoto di idee e di azioni<br />

per <strong>il</strong> Mezzogiorno richiederebbe,<br />

oggi più che mai, <strong>il</strong> fiorire di un<br />

nuovo meridionalismo liberale. Partiamo<br />

da un breve cenno di analisi tra le tante<br />

ragioni di sottosv<strong>il</strong>uppo del Sud. Citiamo<br />

a questo proposito solo due dati: un prodotto<br />

pro capite del 60 per cento rispetto<br />

a quello del Centro-Nord e una struttura<br />

produttiva che vede localizzata nel Sud<br />

solo <strong>il</strong> 15 per cento della capacità produttiva<br />

manifatturiera del Paese. A ciò si<br />

aggiungono la carenza endemica di infrastrutture,<br />

l’elevato tasso di criminalità<br />

(soprattutto quello della criminalità organizzata),<br />

la bassa capacità di buon governo,<br />

le ataviche carenze di senso civico, la<br />

fuga diffusa dalla legalità, la bassa qualità<br />

della vita. Si potrebbe, pertanto, azzardare<br />

a sostenere che Cristo è ancora<br />

fermo a Eboli.<br />

AllA ricercA di nuovi «beni<br />

relAzionAli»<br />

Ma c’è qualcosa di molto diffic<strong>il</strong>mente<br />

reperib<strong>il</strong>e nelle statistiche, che crediamo<br />

sia ancora più importante e decisivo<br />

rispetto agli aspetti fondamentali fin qui<br />

enunciati, che ha a che vedere con quello<br />

che vorrei definire <strong>il</strong> «tipo di regole<br />

prevalenti del vivere associato». Questo<br />

riguarda, ad esempio, anche <strong>il</strong> funzionamento<br />

del mercato del lavoro nel<br />

Mezzogiorno, che offre interessanti<br />

spunti di considerazione: a) lavoro sommerso<br />

o irregolare, spesso legato anche<br />

all’economia criminale; b) ridotto tasso<br />

di attività, pur rispetto al già basso tasso<br />

di attività complessivo del Paese; c)<br />

scarsa presenza del lavoro femmin<strong>il</strong>e; d)<br />

scarsa tenacia nella ricerca di occasioni<br />

di lavoro; e) forti flussi di emigrazione<br />

di giovani (e non poco di giovani laureati);<br />

f) significativa diffusione di immigrazione<br />

clandestina.<br />

Come ha r<strong>il</strong>evato in un suo recente<br />

pamphlet Renato Brunetta - che quando<br />

scrive mostra ben più serietà rispetto a<br />

quando emette dichiarazioni, come ad<br />

esempio quella recente sulla Campania e<br />

la Calabria come «cancro» del Paese -,<br />

quella che è mancata e continua a mancare<br />

ai fini dello sv<strong>il</strong>uppo del Sud è<br />

soprattutto una forte società civ<strong>il</strong>e, vista<br />

«come un insieme di norme, valori e<br />

relazioni di singoli capitali umani», cioè<br />

un insieme di quelli che non solo lui<br />

definisce «beni relazionali». In sintesi<br />

quei fattori che stanno alla base di una<br />

vera società liberale. Si tratta di una<br />

congiunzione di culture, rapporti, interconnessioni,<br />

sinergie che, in un sistema<br />

virtuoso, consentono alle persone coinvolte<br />

di essere più produttive.<br />

Laddove invece, come avviene nel<br />

Mezzogiorno, questi beni relazionali<br />

sono largamente carenti, soggetti dotati<br />

di eguale capitale umano e fisico, in un<br />

contesto di questo genere così carente di<br />

beni relazionali, offrono un rendimento<br />

M E Z Z O G I O R N O D ’ I T A L I A<br />

IDEE E SPUNTI PER UN NUOVO<br />

MERIDIONALISMO LIBERALE<br />

DI ANDREA MONORCHIO, ECONOMISTA (A SINISTRA) E LUIGI TIVELLI,<br />

CONSIGLIERE PARLAMENTARE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E SAGGISTA (A DESTRA)<br />

molto più basso. Per non rischiare di<br />

immergerci nel fumo della teoria, provo a<br />

dare un nome a una serie di beni relazionali:<br />

la solidarietà interpersonale e intergenerazionale;<br />

una corretta prassi delle<br />

relazioni sindacali (dialogo, concertazione,<br />

capacità di risolvere insieme i problemi,<br />

partecipazione); la consapevolezza e<br />

la fiducia che rispettare le regole migliora<br />

e qualifica la convivenza civ<strong>il</strong>e; la<br />

coscienza dell’importanza del rispetto<br />

dell’ambiente e, ancora più importante, la<br />

cultura dell’associazionismo e della cooperazione.<br />

La diffusione e <strong>il</strong> miglioramento<br />

anche di alcuni solo di questi beni<br />

relazionali permette di creare circoli virtuosi<br />

capaci di autoalimentarsi e di<br />

influenzare in maniera determinante l’andamento<br />

dell’economia e della società,<br />

man mano che cresce <strong>il</strong> numero dei soggetti<br />

coinvolti.<br />

Nel Mezzogiorno, invece, operano<br />

quei «mali relazionali», cui abbiamo<br />

fatto cenno all’inizio, che creano diseconomie<br />

esterne e che hanno sin qui, in<br />

non poca parte, contribuito a vanificare i<br />

risultati delle tradizionali politiche di<br />

sv<strong>il</strong>uppo (investimenti e trasferimenti).<br />

Come è noto, solo ben selezionati e<br />

appropriati «beni pubblici» possono<br />

contrastare tali mali, contribuendo a un<br />

processo virtuoso.<br />

Senza alcuna pretesa di esaustività,<br />

proviamo di seguito ad indicare alcuni<br />

«nuovi beni pubblici», suscettib<strong>il</strong>i di<br />

generare «nuovi beni relazionali». In<br />

primo luogo, come da tempo andiamo<br />

riflettendo, sarebbe giunto <strong>il</strong> momento di<br />

fare delle cospicue rimesse degli emigrati<br />

(ad esempio, molto diffuse proprio in<br />

Calabria) un volano, un sorta di venture<br />

capital per nuovi investimenti idonei a<br />

favorire lo sv<strong>il</strong>uppo. Non sappiamo se a<br />

questo fine possa essere coinvolta la<br />

Banca del Sud, ma certamente si potrebbero<br />

studiare forme idonee a rendere produttive<br />

tali rimesse.<br />

Andrebbe poi finalmente colta la rendita<br />

di posizione del Mezzogiorno inteso<br />

come piattaforma strategica euromediterranea.<br />

Ad esempio, si potrebbe costituire<br />

una Camera di commercio appunto euromediterranea,<br />

come snodo di connessione<br />

ed attrazione di investimenti dai vari<br />

Paesi che si affacciano sul Mediterraneo,<br />

favorendo così nuovi beni relazionali<br />

grazie a nuove forme di integrazione con<br />

soggetti di altri Paesi. Un’altra idea<br />

potrebbe essere quella di incentivare<br />

forme di gemellaggi, ovviamente sulla<br />

base di convenienze reciproche, fra<br />

imprese del Nord e imprese del Sud.<br />

Inoltre non è vero che nel Mezzogiorno<br />

mancano i capitali, perché c’è un capitale<br />

ricco di grandi potenzialità, purtroppo<br />

in larga parte inespresse. Ci riferiamo al<br />

capitale umano dei giovani del Sud. Basti<br />

evidenziare, ad esempio, che la Calabria,<br />

la quale, come è noto, è l’area più depressa<br />

del Mezzogiorno, è invece la terza<br />

regione italiana per incidenza di numero<br />

di laureati tra i giovani, purtroppo in non<br />

poca parte sin qui destinati alla disoccupazione<br />

o alla sottoccupazione. Molti di<br />

loro però emigrano al Nord, dove fanno<br />

anche esperienze di lavori qualificati, ad

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