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Il reattore AP1000<br />

essere realizzato in larga misura con investimenti compiuti<br />

in Italia, mentre <strong>il</strong> 65 o <strong>il</strong> 70 per cento del prezzo del<br />

ch<strong>il</strong>owattore prodotto da una centrale a gas o a olio combustib<strong>il</strong>e<br />

va speso all’estero.<br />

D. Qual è <strong>il</strong> costo medio di una centrale nucleare e quali<br />

sono le caratteristiche di un impianto per la produzione<br />

di energia nucleare sicura?<br />

R. Quello di una centrale di nuova generazione viene<br />

generalmente stimato in 4 m<strong>il</strong>a o 4.500 dollari per megawatt<br />

installato; quindi dai 4 ai 4 m<strong>il</strong>iardi e mezzo di euro<br />

a impianto. Una cifra notevolmente dipendente dal<br />

progetto specifico, dalla località in cui viene realizzato<br />

l’impianto e da una serie di variab<strong>il</strong>i possib<strong>il</strong>i. Dopo gli<br />

incidenti di Three M<strong>il</strong>e Island e di Chernobyl <strong>il</strong> problema<br />

della sicurezza si pose in modo pressante. Considerato <strong>il</strong><br />

valore di un impianto nucleare, nessuno ha interesse a<br />

gestirli se presentano scarsa sicurezza. Si è deciso, pertanto,<br />

di introdurre negli impianti esistenti, di seconda generazione,<br />

ulteriori misure di sicurezza, e di avviare la progettazione<br />

di reattori di terza generazione, capaci di resistere<br />

ad eventi estremi come quelli verificatisi in Giappone.<br />

Gli impianti di terza generazione che oggi si installano<br />

sono già in grado di fronteggiare incidenti riguardanti<br />

<strong>il</strong> nocciolo, senza mettere a repentaglio <strong>il</strong> contenitore e<br />

senza r<strong>il</strong>asciare all’esterno la radioattività sprigionata in<br />

caso di un serio incidente.<br />

D. Le fonti alternative normalmente proposte in luogo<br />

del nucleare possono sostituire quest’ultimo nei quantitativi<br />

di energia prodotti e nei costi?<br />

R. Da tecnico debbo dire che la denominazione di fonti<br />

alternative usata normalmente non è del tutto corretta. Le<br />

fonti rinnovab<strong>il</strong>i hanno moltissimi pregi e possono dare<br />

un significativo contributo, ma hanno caratteristiche tecniche<br />

completamente diverse da quelle nucleari impiegate<br />

per produrre elettricità di base, che viene consumata<br />

dai grandi utenti della rete come le industrie. Le fonti rin-<br />

speciale energia nucleare 44<br />

fonti rinnovab<strong>il</strong>i sono alternative alle centrali alimentate da combustib<strong>il</strong>i<br />

foss<strong>il</strong>i, non al nucleare, ma i quantitativi che possono ottenersi da<br />

esse restano limitati perché, sia pure incentivandone molto la produzione,<br />

determinano un impatto notevole sul territorio. Per installare<br />

un impianto capace di generare in modo continuativo i m<strong>il</strong>le me- «Le<br />

gawatt di una centrale nucleare, sarebbero numerose le aree da destinare<br />

a campi eolici o fotovoltaici»<br />

novab<strong>il</strong>i per loro natura non possono assicurare<br />

un funzionamento continuo e costante e<br />

rispondono a un’altra fascia di domanda elettrica,<br />

quella dei carichi variab<strong>il</strong>i, non di base.<br />

Non si può far fronte a un carico di base di un<br />

Paese alimentato solo da fonti rinnovab<strong>il</strong>i,<br />

mentre è possib<strong>il</strong>e sfruttare anche le fonti rinnovab<strong>il</strong>i<br />

per limitare <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio di anidride carbonica<br />

nell’atmosfera, come avviene per le<br />

centrali nucleari. Le fonti rinnovab<strong>il</strong>i, a mio<br />

parere, sono alternative a centrali alimentate<br />

da combustib<strong>il</strong>i foss<strong>il</strong>i, non al nucleare, ma i<br />

quantitativi che possono ottenersi da esse sono<br />

purtroppo limitati perché, anche incentivandone<br />

in modo significativo la produzione,<br />

determinano un impatto notevole sul territorio.<br />

Qualora si volesse installare un impianto<br />

capace di generare in modo continuativo i<br />

m<strong>il</strong>le megawatt di una centrale nucleare, ad<br />

esempio, sarebbe molto elevata la quantità di<br />

aree da destinare a campi eolici o fotovoltaici.<br />

D. I pannelli fotovoltaici presentano problemi<br />

di durata e di smaltimento?<br />

R. Tutte le fonti di energia producono scorie.<br />

Come è necessario smantellare le vecchie centrali nucleari,<br />

anche per i pannelli solari si pone <strong>il</strong> problema di cosa<br />

farne, una volta conclusa la loro vita; i materiali con cui<br />

vengono realizzati hanno una loro pericolosità, sono tossici.<br />

Nelle centrali nucleari è relativamente fac<strong>il</strong>e verificare<br />

la presenza di radioattività nell’ambiente. Dopo Chernobyl,<br />

tutti i Paesi si sono organizzati in materia. L’Italia<br />

si è dotata di una rete di monitoraggio ambientale particolarmente<br />

cap<strong>il</strong>lare. Le osc<strong>il</strong>lazioni rese note dalla stampa<br />

sono legate a picchi di radioattività che possono crearsi<br />

per l’evolversi delle situazioni interne. Per <strong>il</strong> rischio<br />

ambientale quello che conta veramente è la dose accumulata,<br />

non quella istantanea. In natura esistono elementi<br />

radioattivi che fanno parte dell’ambiente, sono presenti<br />

anche nel corpo umano e costituiscono la cosiddetta «radioattività<br />

naturale».<br />

D. Perché quando accadono sciagure gravi, per esempio<br />

nelle miniere di carbone o nei pozzi petroliferi, si parla<br />

di fatalità e non di abolire miniere o pozzi, mentre per<br />

<strong>il</strong> nucleare si annunciano referendum per abolirlo?<br />

R. I motivi sono molti. Uno è legato all’immagine<br />

estremamente negativa connessa con la nascita dell’energia<br />

nucleare. Non si dimentica che la sua prima applicazione<br />

fu una bomba atomica che provocò la morte<br />

di 200 m<strong>il</strong>a persone e forse di più, e si ritiene che radiazioni<br />

significa pericolo mortale. In realtà siamo continuamente<br />

esposti ad esse, in strada per i raggi cosmici,<br />

nella sanità per le radiografie ecc. Ma non è la loro esistenza<br />

che può produrre danni alla salute, bensì <strong>il</strong> quantitativo<br />

cui ci si espone. Inoltre si ha più timore di ciò<br />

che può avvenire che di quanto è avvenuto. In questo<br />

caso in Giappone si sono registrati oltre 10 m<strong>il</strong>a morti,<br />

ma neppure uno finora è dovuto a incidenti nucleari.<br />

Non conosciamo ancora <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio finale, ma viviamo in<br />

una situazione di angoscia anche irrazionale, sulla quale<br />

influisce la disinformazione. n

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