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Un incoraggiamento ad un campione e amico - Ilmese.it

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37<br />

Il mio Parma<br />

quella maglia di Asprilla<br />

che segnò la mia str<strong>ad</strong>a<br />

Avrei dovuto capirlo tanti anni fa che Parma sarebbe diventata<br />

la mia c<strong>it</strong>tà <strong>ad</strong>ottiva: erano i primi anni Novanta<br />

e ricordo ancora con grande emozione il momento in cui<br />

mio zio mi regalò la prima maglietta realmente indossata<br />

da <strong>un</strong> calciatore di serie A.<br />

Aveva sulla schiena il numero <strong>un</strong>dici, era bianca con i colori<br />

del sole e del cielo intarsiati qua e là: “È la casacca di<br />

Asprilla”, mi disse con il sorriso sulle labbra. Forse fu per<br />

quel motivo che, giocando a calcetto con gli amici, iniziai<br />

a festeggiare con <strong>un</strong>a capriola dopo ogni gol. Con il passare<br />

del tempo e l’arrugginirsi delle articolazioni, in realtà,<br />

tramutai la p<strong>it</strong>toresca esultanza in <strong>un</strong> semplice salto con<br />

pugno levato al cielo (di “Brolin-iana” memoria, per intenderci).<br />

Anche in questo caso, inconsciamente, l’effetto”<br />

Parma fu evidente. Conobbi Tino in <strong>un</strong>a serata <strong>un</strong>ivers<strong>it</strong>aria,<br />

<strong>un</strong> martedì notte del lontano 1998: lui al bancone<br />

del bar, io studente di Lettere “in pausa” tra <strong>un</strong> esame<br />

e l’altro. <strong>Un</strong> autografo richiesto, poche parole scambiate,<br />

<strong>un</strong> drink gentilmente offerto (forse perchè ero in buona<br />

compagnia).<br />

Step by step, la passione si trasformò in lavoro: i miei<br />

gen<strong>it</strong>ori l’avevano intu<strong>it</strong>o ben prima di me. Ho imparato a<br />

leggere con la Gazzetta dello sport tra le mani, da bimbo<br />

trascorrevo il tempo raccontando con la macchina da scrivere<br />

part<strong>it</strong>e di calcio immaginarie. Oggi che sono <strong>un</strong> giornalista<br />

professionista, che collaboro stabilmente con la<br />

“Rosa”, guardo con estrema dolcezza a quegli anni, quando<br />

è stato gettato il seme di quella che, spero con tutto il<br />

cuore, possa diventare <strong>un</strong>a brillante carriera. Ho legato al<br />

Parma tante soddisfazioni professionali.<br />

Indimenticabile il primo articolo che è stato pubblicato<br />

sulla Gazzetta dello Sport (dicembre 2009): <strong>un</strong>’intervista<br />

a cap<strong>it</strong>an Morrone, appena sbarcati a Malta, sede del<br />

r<strong>it</strong>iro invernale della squ<strong>ad</strong>ra crociata. Quante storie da<br />

raccontare in quella settimana di intenso lavoro (sia per<br />

noi giornalisti che per la squ<strong>ad</strong>ra). Quante amicizie nate<br />

tra <strong>un</strong> bagno in piscina, <strong>un</strong>a sa<strong>un</strong>a defaticante e qualche<br />

chiacchiera nella hall dell’albergo. Con Alberto Paloschi e<br />

Luca Antonelli, per esempio, si è creato <strong>un</strong> feeling particolare:<br />

giovani, frizzanti, con la battuta pronta al momento<br />

giusto.<br />

Fu grande il rammarico nel momento in cui venni a conoscenza<br />

della loro cessione al Genoa. Oggi rivedo la stessa<br />

complic<strong>it</strong>à in Sebastian Giovinco e Daniele Galloppa: entrambi<br />

abili con i piedi ma non solo. Per diventare campioni<br />

ci vuole di più: ci vuole dedizione, professional<strong>it</strong>à<br />

e capac<strong>it</strong>à di risorgere, come la fenice, dai momenti bui<br />

della propria carriera. E ancora ricordo i casuali r<strong>it</strong>rovi con<br />

Davide Lanzafame, nel ristorante di Antonella e Vincenzo<br />

(Don Alfonso). Raramente si parlava di calcio: almeno a<br />

cena era necessario ev<strong>ad</strong>ere dalla quotidian<strong>it</strong>à fatta di ripetute,<br />

scatti e pallone.<br />

La v<strong>it</strong>a di <strong>un</strong> giornalista è simile a quella di <strong>un</strong> cantastorie:<br />

bisogna sapersi avvicinare alle persone con tatto affinchè<br />

riescano <strong>ad</strong> aprirsi completamente. In alc<strong>un</strong>i casi si<br />

scoprono persone sole, in altri uomini capaci di illuminare<br />

chi gli sta intorno, come nel caso di Francesco Parravicini,<br />

onesto geometra del centrocampo dotato di <strong>un</strong>a personal<strong>it</strong>à<br />

limpida e di <strong>un</strong> animo generoso.<br />

Impossibile sapere che mi riserverà il futuro ma di <strong>un</strong>a<br />

cosa sono certo: quel numero <strong>un</strong>dici a tinte gialloblu ha<br />

dato il via a <strong>un</strong>a fantastica avventura fatta di salti mortali<br />

(leggi difficoltà) e capriole (soddisfazioni professionali).<br />

Pietro Razzini<br />

gazzetta.<strong>it</strong>

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