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Voci di corridoio - ISISS Antonio Scarpa

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"Sommersi ommersi e salvati" ... Testimonianza <strong>di</strong> un "Salvato"<br />

“Ricorderò sempre quel giorno in cui sono venuti<br />

a salvarci: ci toccavano per capire se eravamo<br />

uomini o bestie”. Questa è solo una delle tante<br />

frasi che hanno segnato il racconto <strong>di</strong> Sahmuel<br />

Von Belskoy-Levy Levy durante la conferenza tenutasi<br />

il 28 gennaio nel nostro istituto.<br />

Samuel Artale era ancora un<br />

bambino quando è stato deportato<br />

insieme alla sua famiglia nel campo<br />

<strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Aushwitz .<br />

Ritengo che questa sia una <strong>di</strong><br />

quelle anime incancellabili, un<br />

personaggio deciso, fermo che ha<br />

saputo trovare la propria forza nei<br />

momenti più deboli della propria<br />

vita. Pensare <strong>di</strong> avere <strong>di</strong> fronte a sé<br />

un rappresentante <strong>di</strong> quella che è<br />

stato un periodo <strong>di</strong> terrore<br />

<strong>di</strong>sumano ha lasciato nella mia<br />

mente, e non solo, un ricordo<br />

indelebile. Forse l’aspetto che più mi hha<br />

colpito è<br />

la “freddezza” con cui il signor Artale si<br />

esprimeva, il non coinvolgimento <strong>di</strong> sentimenti<br />

che ha costruito nel rifarsi una vita. Tento <strong>di</strong><br />

mettermi nelle sue con<strong>di</strong>zioni, cerco <strong>di</strong> capire<br />

cosa poteva aver vissuto in stanze degradate,<br />

lottando giorno no per giorno per la sopravvivenza,<br />

osservando la morte che si proponeva<br />

costantemente <strong>di</strong> fronte agli occhi. A nove anni<br />

noi tutti andavamo a scuola, giocavamo con gli<br />

amici, guardavamo i cartoni, avevamo una<br />

famiglia, eravamo felici. Eppure, c’è chi tutto<br />

questo non l’ha vissuto e, personaggi come<br />

Artale, sono maturati in così poco tempo o, per<br />

meglio <strong>di</strong>re, sono dovuti crescere velocemente.<br />

Racconta: “I bambini come me avevano una<br />

caratteristica importante: le nostre <strong>di</strong>ta sottili<br />

erano utilizzate per<br />

controllare la bocca e<br />

gli orifizi dei cadaveri<br />

(e non solo) per<br />

recuperare denti od<br />

oggetti in oro” :<br />

affermazioni<br />

agghiaccianti.<br />

Dopo queste<br />

testimonianze ci sono<br />

tanti dubbi e pensieri<br />

che occupano la mia<br />

mente. È possibile che<br />

l’uomo riesca ad<br />

arrivare a tanto? Può il<br />

pregiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>ventare così incombente da dover<br />

eliminare milioni <strong>di</strong> Ebrei? È una situazione<br />

ipoteticamente ricreabile in futuro? Come cambia<br />

la vita <strong>di</strong> un uomo che ha vissuto tutto questo e<br />

soprattutto io, sarei capace <strong>di</strong> sopportarlo?<br />

Cari lettori, ci sarebbe molto da <strong>di</strong>re su questo<br />

argomento tuttavia concludo così, invitandovi a<br />

riflettere nelle parole <strong>di</strong> Lev Tolstoj il quale scrive:<br />

“ per vivere con onore bisogna struggersi,<br />

battersi, sbaragliare ogni cosa e ricominciare<br />

tutto da capo e buttare uttare via tutto, e <strong>di</strong> nuovo<br />

ricominciare e lottare, e perdere eternamente.”<br />

Roberta Maccari 4 A LS

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