Voci di corridoio - ISISS Antonio Scarpa

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Gettiamo un salvagente! Da molti anni è una realtà sempre all’ordine del giorno quella dell’enorme afflusso di stranieri clandestini nel nostro paese. Non passa infatti fatti settimana senza che vi siano nuovi sbarchi a Lampedusa. Questo problema ha da sempre suscitato un forte dibattito: queste persone hanno diritto a stare qui? Non dovremmo rispedirle a casa loro? Dobbiamo accoglierli quando invece nei loro paesi origi originari i nostri connazionali sono trattati brutalmente, se non uccisi? La battaglia da qui suscitata si è poi portata anche sul piano politico ed è stata usata anche come oggetto di propaganda elettorale. Alcuni anni fa, girando per i nostri paesi, si potev potevano infatti vedere manifesti rappresentanti immagini di navi piene di clandestini con scritte frasi come “noi gli abbiamo respinti” o “abbiamo fermato l’invasione”. Penso che, prima di dire cose di questo genere, dovremmo immedesimarci nei panni di questa povera gente: sono nati in paesi dove vige un regime dittatoriale o è in corso una guerra, dove se si dice qualcosa di sbagliato si viene uccisi, dove l’unico problema è arrivare alla sera riuscendo ad aver sfamato sé stessi e propri figli; poi arriva un b bbel giorno, nel quale qualcuno ci dice che laggiù, al di là del mare, c’è un paese dove si può vivere dignitosamente, dove regnano la libertà e la pace. Voi cosa fareste? Restereste lì nella speranza che un giorno qualcosa cambi miracolosamente e continuando o la vostra misera esistenza? Certamente no. Allora decidono di vendere quel poco che possiedono per comprare i biglietti di una nave che forse li porterà a destinazione. Forse. E noi vogliamo ricacciare questa gente, riportandola ai loro paesi d’origine ddove ove ormai non hanno più nulla, dopo aver affrontato viaggi nei quali hanno visto in faccia la morte e dove alcuni l’hanno anche trovata? Gettiamogli un salvagente per una vita migliore! Anche loro, essendo del tutto uguali a noi, hanno diritto ad avere una possibilità a costruirsi una vita libera. Paolo De Faveri, III B LS Per saperne di più sul tema, rimandiamo alla recensione del film “Quando sei nato non ti puoi più nascondere” che troverete al termine di questo numero, nella sezione dedicata alle recensioni.
Il salvagente tecnologico “Salvagente = anello arancione che può salvarti la vita”, ecco cosa potreste trovare cercando salvagente in un vocabolario, ma questa definizione sembra essere destinata a cambiare, perché? Perché un esperimento hi-tech tech mostra come saranno i Baywatch del futuro, infatti quest’estate, in una delle spiagge più pericolose dalla California, i bagnini hanno un nuovo alleato: EMILY, il primo robot in grado di salvare i bagnanti in mare. Funziona così: quando un bagnino vede un bagnante in difficoltà, lancia Emily in acqua. I sensori del Robot individuano il bagnante: un sonar lo localizza in acqua e una telecamera lo osserva mentre annaspa tra le onde. Una volta raggiunto l’uomo in pericolo, l’altoparlante di Emily parla con la voce del bagnino a terra, che lo rassicura e gli dice di aggrapparsi robottino. al salvagente del Le dimensioni di Emily sono piuttosto ridotte: è lungo un metro e mezzo ed è rosso, lungo e affusolato come un sigaro, per nuotare efficacemente tra le onde dell’Oceano. Riesce a portare in braccio appena 7 chili di peso, ma, quando “nuota” nell’acqua, è in grado di trascinare in salvo una persona, trainandola fino a riva; infatti il motore è a idrogetto come quello che utilizzano le comuni moto d’acqua: utile e veloce in caso di salvataggio Il primo Baywatch cibernetico è costruito dall’americana Hydronalix, e ,dato l’esito positivo dell’esperimento, ha deciso di continuare con la produzione di questi robot e di crearne una nuova versione. Ancora una volta la tecnologia, con infiniti modi, riesce esce sempre a renderci la vita più facile e anche più sicura. Mattia Celebrin 1A LS
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