Voci di corridoio - ISISS Antonio Scarpa
Voci di corridoio - ISISS Antonio Scarpa
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Pubblichiamo volentieri nella sezione “scuola” un articolo scritto spontaneamente da una studentessa in<br />
risposta ad un altro apparso sul precedente numero del giornalino, intitolato, in modo poco felice,<br />
“Efficienza delle bidelle” che aveva creato polemich polemiche e e qualche risentimento. Lo facciamo per scusarci con<br />
quanti si siano sentiti feriti da quelle parole per la leggerezza con cui abbiamo pubblicato quell’intervento.<br />
Preferiamo siano le parole <strong>di</strong> una studente e non <strong>di</strong> un professore o <strong>di</strong> un collaboratore scolastico a<br />
rispondere all’accaduto perché è più nello spirito del nostro giornalino che è degli studenti e per gli studenti.<br />
Vogliamo infine ringraziare tutto il personale dei collaboratori scolastici per l’abnegazione e la<br />
professionalità con cui svolge tutti i giorni il suo lavoro, rappresentando per noi studenti un riferimento<br />
costante e rassicurante.<br />
Efficienza Bidelle<br />
Leggendo questo articolo pubblicato in “<strong>Voci</strong> <strong>di</strong> <strong>corridoio</strong>” il primo quadrimestre del vigente anno<br />
scolastico non ho potuto evitare svariate constatazioni che ora, se mi è lecito, vorrei esporre.<br />
Mi rivolgo <strong>di</strong>rettamente a te “coraggiosa ragazza” che ti firmi anonimamente.<br />
Innanzitutto i miei complimenti per la correttezza sintattica e ortologica che pro<strong>di</strong>galmente hai<br />
<strong>di</strong>mostrato dall’inizio izio alla fine del tuo elaborato, vorrei poter <strong>di</strong>re lo stesso del contenuto.<br />
Hai cominciato il tuo testo, come da prassi alle scuole elementari, con l’immagine tanto romantica<br />
quanto banale <strong>di</strong> una bellissima e gentile fanciulla in una giornata assolata. Fi Fino a quando coglie la<br />
generosa e benevole intenzione della protagonista <strong>di</strong> arrecare sollievo alle persone care il lettore<br />
rimane sinceramente incantato dall’eroina <strong>di</strong> questa storia. Non comprende ancora chiaramente il<br />
terrore negli occhi della bidella, dop dopotutto otutto la fanciulla “appropinquatasi” (perdonami la citazione)<br />
timidamente alla signora si è rivolta a lei in maniera così soave! Quin<strong>di</strong> il lettore incuriosito<br />
prosegue e quando inceppa nell’esclamazione della tenera fanciulla: “Allora? Vorrei una risposta risposta.<br />
Non posso stare qui ad aspettare che faccia notte!” finalmente capisce lo sgomento, lo sconcerto e<br />
il balbettio della povera bidella. La dolce donzella uscita da una fiaba dei fratelli Grimm si è<br />
trasformata nel giro <strong>di</strong> una manciata <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> in un vora vorace ce e spietato orco. String endomi<br />
solidariamente alla signora che ha sopportato mitemente la tua arroganza e villania, ti invito<br />
cortesemente a scendere dal regale pie<strong>di</strong>stallo su cui ti sei posta così altezzosamente.<br />
Eseguendo una superficiale analisi del della la protagonista del tuo articolo ho notato come questa<br />
riesca a vedersi esclusivamente com e una ragazza dalle virtù e dai valori morali decisamente<br />
superiori alla me<strong>di</strong>a, ecco ciò che succede guardandosi in uno specchio deformante. Propongo<br />
quin<strong>di</strong>, rivolgendomi ndomi a tutti gli studenti dell’Istituto <strong>Scarpa</strong> che hanno a cuore questa faccenda, a<br />
meno che la “dolce e bella ragazza” non voglia rimanere nella sua fallace illusione, una colletta per<br />
comprarle (rimanendo in tema <strong>di</strong> fiabe) uno specchio parlante come que quello della matrigna <strong>di</strong><br />
Biancaneve capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle solo la verità.<br />
Passando sopra all’evidente egocentrismo che la ragazza <strong>di</strong>mostra quando vede il mondo bloccarsi<br />
completamente ed unicamente per lei ad una sua parola, vorrei momentaneamente soffermarmi