1 Lezione dell'11 novembre 2002 13,00-15,00 SMC-Oculistica Dott ...
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- Lesioni compressive retrochiasmatiche danno invece alterazioni omonime del<br />
lato controlaterale rispetto alla zona dove è presente la lesione.<br />
E’ abbastanza semplice, basta ricordarsi bene l’anatomìa per avere immediatamente pronta<br />
la risposta al quesito diagnostico.<br />
Esoftalmo tiroideo<br />
Per ultimo le alterazioni legate alla presenza di iper o ipo funzione della ghiandola<br />
tiroidea, che portano allo sviluppo di quello che noi chiamiamo esoftalmo cioè<br />
protrusione del bulbo oculare o meglio dei bulbi oculari verso l’esterno. Alterazione che in<br />
questo caso è totale conseguenza di una malattia endocrinologica.<br />
Voi riconoscete facilmente l’esoftalmo quando questo è monolaterale perché c’è un occhio<br />
che protrude più dell’altro; quando invece è bilaterale la diagnosi non è sempre così ovvia<br />
perché vi sono delle condizioni che possono per così dire mascherare l’esoftalmo, per<br />
esempio un pz. con una forte miopia può avere la tendenza a protrudere gli occhi.<br />
L’esoftalmo è legato ad una ipertrofia della muscolatura estrinseca, quindi il bulbo oculare<br />
viene spinto verso l’esterno.<br />
Ora questa è una patologìa che interessa l’oculista, ma solo relativamente, perché è una<br />
malattia in realtà legata ad una alterazione della tiroide sulla quale l’oculista non può fare<br />
praticamente nulla. L’oculista si vede coinvolto perché l’esoftalmo è legato ad una<br />
irritazione cronica piuttosto marcata che è causa di dolore e di alterazioni corneali anche<br />
molto importanti. Perché, in poche parole, la base del bulbo oculare rimane costantemente<br />
esposta all’ambiente esterno, perché la palpebra oltre un certo livello di protrusione non è<br />
più capace di proteggere il bulbo oculare. Ci si trova quindi davanti ad un “lagoftalmo<br />
passivo” in cui cioè non è la palpebra che non funziona, ma è semplicemente il bulbo che<br />
tende a protrudere.<br />
E’ chiaro che sono situazioni che possiamo trovare anche in altre situazioni cliniche, come<br />
nel pz. con tumore a livello orbitario.<br />
Dal punto di vista oculistico noi possiamo semplicemente cercare di lenire il disturbo e<br />
quindi proteggere la cornea per quanto possibile, altro non possiamo fare; è sempre<br />
l’endocrinologo che ha il pallino.<br />
Quello che noi possiamo fare, o meglio, in realtà non lo facciamo più noi oculisti ma lo<br />
ormai lo fanno i chirurghi maxillofacciali, è una “decompressione orbitaria” che porta ad<br />
uno sfondamento a livello orbitale, quindi il bulbo oculare ritorna in sede. Chiaramente è<br />
un trattamento chirurgico importante perché determina una lesione a livello orbitario però<br />
perlomeno il bulbo è salvo, bulbo che però non potrà più avere ovviamente la stessa<br />
mobilità.<br />
L’esoftalmo è in realtà una situazione clinica piuttosto particolare perché non è vero, come<br />
qualcuno sostiene, che è presente solo in presenza di ipertiroidismo, è invece presente<br />
anche al contrario, quando si ha un ipotiroidismo.<br />
Ricordate infine che l’esoftalmo si può presentare in diversi modi :<br />
- Innanzitutto differenziare se l’esoftalmo è monolaterale o bilaterale, perché se<br />
monolaterale è 99 volte su 1<strong>00</strong> legato ad un tumore, ad una neoformazione a<br />
livello dell’orbita; se invece ad un certo punto diventa bilaterale è certamente un<br />
esoftalmo di origine endocrina.<br />
- Si deve poi valutare se è assile o non assile, in poche parole se l’occhio è deviato<br />
o no; questo è molto importante perché se è chiaramente deviato può essere un<br />
esoftalmo tiroideo in fase molto avanzata ma generalmente è legato alla presenza<br />
di un tumore.<br />
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