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Cicerone Laelius (de amicitia)

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gli uomini virtuosi sacrificano molti <strong>de</strong>i propri privilegi o tollerano di<br />

sacrificarli perché siano gli amici a go<strong>de</strong>rne più di loro stessi. 58 La<br />

seconda teoria consi<strong>de</strong>ra l'amicizia come la reciprocità <strong>de</strong>i doveri e <strong>de</strong>i<br />

sentimenti. Ma significa ridurla a conti troppo gretti e meschini, per<br />

ve<strong>de</strong>re se il bilancio è in pari! La vera amicizia, secondo me, è più<br />

ricca, più generosa e non bada con pignoleria a non ren<strong>de</strong>re più di quanto<br />

abbia ricevuto. Non bisogna temere di per<strong>de</strong>re qualcosa, di lasciar ca<strong>de</strong>re<br />

a terra una goccia o di fare troppo buon peso. 59 Eppure la peggiore di<br />

tutte è la terza <strong>de</strong>finizione: quanto uno stima se stesso, tanto <strong>de</strong>ve<br />

essere stimato dagli amici. Spesso alcuni si sentono troppo <strong>de</strong>pressi<br />

oppure nutrono un'esigua speranza di migliorare il proprio <strong>de</strong>stino. Non è<br />

dunque da amico essere verso l'altro come egli è verso se stesso, ma è da<br />

amico fare di tutto per dare una scrollata a chi si sente giù spingendolo<br />

a nutrire speranze e pensieri migliori. Bisogna quindi stabilire un<br />

diverso limite alla vera amicizia. Prima, però, voglio riferire a cosa, in<br />

particolare, si indirizzasse la condanna di Scipione. A suo dire, non si<br />

potevano trovare parole più ostili all'amicizia di quelle pronunciate da<br />

chi si espresse così: «Bisogna amare come se in futuro si dovesse odiare».<br />

Non riusciva a capacitarsi che l'autore, come generalmente si pensa, fosse<br />

Biante, dal momento che viene annoverato tra i Sette Sapienti. No, quella<br />

era l'affermazione di un immorale, di un arrivista, di chi subordina tutto<br />

al potere. Come possiamo essere amici di chi consi<strong>de</strong>riamo un potenziale<br />

nemico? Ma allora sarà inevitabile <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rare e augurarci che l'amico<br />

commetta il maggior numero di colpe possibili per offrirci più occasioni<br />

di rimprovero; al contrario, le sue buone azioni e i suoi successi<br />

finiranno col <strong>de</strong>stare in noi tensione, dolore e invidia. 60 Ecco perché<br />

tale precetto, di chiunque sia, serve solo a distruggere l'amicizia.<br />

Bisognerebbe piuttosto proporne un altro: quando stringiamo le amicizie,

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