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Efficienza energetica e politica ambientale La sfida dell'innovazione ...

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12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - 15 Gennaio 2010<br />

FOCUS/<br />

Nord Africa: occorre triplicare la capacità di generazione<br />

Africa settentrionale,<br />

che si affaccia sul Me- L’ diterraneo, sarà una<br />

delle aree del Pianeta più dinamiche<br />

nei prossimi 20 anni.<br />

Il tasso medio annuo di crescita<br />

del Pil dovrebbe, infatti,<br />

attestarsi al di sopra del 4 per<br />

cento - da qui al 2030 - con<br />

Turchia e Algeria nel ruolo<br />

di locomotive. Le differenze<br />

rispetto alle nazioni europee<br />

del Mediterraneo rimarranno<br />

elevate, pur riducendosi<br />

rispetto ad oggi. In termini di<br />

reddito pro capite il rapporto<br />

passerà da uno a cinque, ad<br />

uno a quattro.<br />

È atteso anche un boom demografico.<br />

I Paesi del Sud del<br />

Mediterraneo, secondo le stime<br />

attuali, vedranno crescere<br />

la popolazione residente dagli<br />

attuali 260 milioni fino a 350<br />

milioni. Egitto, Turchia, Algeria,<br />

Marocco le nazioni più<br />

interessate da questo fenomeno.<br />

È chiaro che la combinazione<br />

di un’economia in crescita e<br />

di una popolazione in forte<br />

espansione (soprattutto in<br />

ambito urbano) si tradurrà in<br />

un deciso aumento della domanda<br />

di energia. C’è un dato<br />

significativo al riguardo.<br />

Considerando i consumi<br />

complessivi in termini di<br />

Mtoe (milioni di tonnellate<br />

equivalenti di petrolio) nell’area<br />

mediterranea, nel 1970 la<br />

domanda dei Paesi europei<br />

rappresentava oltre l’87 per<br />

cento del totale. Ad oggi il<br />

gap si è già ridotto. Le nazioni<br />

del Mediterraneo del Nord<br />

rappresentano il 68 per cento<br />

dei consumi, quelli dell’area<br />

Sud-Est il16 e quelli del Sud-<br />

Ovest il 15 per cento. Nel<br />

INFRASTRUTTURE “EUROPA-AFRICA”<br />

2030 il peso delle nazioni europee<br />

dovrebbe scendere fino<br />

alle soglie del 58 per cento<br />

lasciando la restante parte<br />

ai Paesi asiatici e soprattutto<br />

africani che si affacciano sul<br />

Mare nostrum.<br />

Il problema degli approvvigionamenti<br />

energetici e della<br />

sicurezza è quindi già oggi<br />

centrale nelle strategie di svi-<br />

luppo dell’area, e a maggior<br />

ragione lo sarà in proiezione<br />

futura. Se, infatti, Algeria,<br />

Egitto, Libia e Siria sono<br />

esportatori di fonti fossili, Marocco,<br />

Tunisia, Israele, Giordania<br />

e Turchia sono costretti<br />

a ricorrere alle importazioni<br />

per coprire il fabbisogno interno.<br />

Si stima che ora del<br />

2030, l’area dell’Africa medi-<br />

terranea, dovrà importare circa<br />

il 40 per cento del proprio<br />

fabbisogno di petrolio, il 30<br />

per cento del gas consumato<br />

e oltre il 70 per cento di carbone.<br />

Lo sviluppo delle fonti rinnovabili<br />

si propone come una<br />

risposta concreta (se pur parziale)<br />

a questo scenario di<br />

possibile scarsità <strong>energetica</strong> o<br />

Entro il 2030<br />

nell’Africa<br />

del Nord<br />

è atteso<br />

un boom<br />

demografico<br />

e una decisa<br />

crescita del Pil<br />

con immediate<br />

conseguenze<br />

sulla domanda<br />

di energia<br />

Già oggi l’area<br />

dipende<br />

dalle importazioni<br />

per coprire<br />

il fabbisogno<br />

di fonti fossili;<br />

molto promettenti<br />

le opportunità<br />

di sviluppo<br />

in loco<br />

delle rinnovabili,<br />

soprattutto<br />

eolico e solare<br />

di eccessiva dipendenza dall’estero.<br />

Da un punto di vista<br />

puramente climatico è evidente<br />

che la regione potrebbe<br />

godere di condizioni ideali e<br />

decisamente più appetibili di<br />

quelle che nel Sud dell’Europa<br />

hanno comunque portato<br />

allo sviluppo di piani ambiziosi.<br />

Secondo stime, la radiazione<br />

media annua va da<br />

1.300 kWh per metro quadrato<br />

nelle aree costiere a<br />

3.200 kWh nelle zone più interne<br />

a Sud. Sono valori doppi<br />

rispetto a quelli della media<br />

italiana e tripli se paragonati a<br />

quelli tedeschi. Altrettanto di<br />

rilievo il potenziale eolico: la<br />

velocità del vento si trova nella<br />

fascia tra 6 e 11 m/s.<br />

Tornando ai consumi, l’OME<br />

(l’Osservatorio Mediterraneo<br />

dell’Energia) stima che la domanda<br />

di elettricità crescerà<br />

in media del 4,6 per cento<br />

ogni anno fino al 2030, per<br />

un totale di 1.385 TWh. Tradotto<br />

in “centrali”, significa<br />

dover installare capacità produttiva<br />

aggiuntiva per circa<br />

250 GW. Ovvero più che triplicare<br />

l’attuale dotazione passando<br />

dai 103 GW in funzione<br />

nel 2005 ai 357 preventivati<br />

per il 2030. Strategico, a<br />

quel punto, sarà affrontare la<br />

questione della distribuzione,<br />

realizzando nuove linee e il<br />

miglioramento delle interconnessioni<br />

con le zone rurali<br />

e le aree più interne.<br />

Quale potrà essere, in definitiva,<br />

il ruolo delle rinnovabili<br />

in risposta al suddetto aumento<br />

della domanda? Al di<br />

là dei calcoli teorici fatti sulla<br />

carta, restano purtroppo molte<br />

barrire – alcune che hanno<br />

a che fare sempre con la carta<br />

... – che potrebbero intralciare<br />

uno sviluppo sostenuto,<br />

con ovvie conseguenze negative<br />

in termini economici,<br />

sociali e ambientali. Per citarne<br />

solo un paio: sussidi<br />

troppo elevati ancora riconosciuti<br />

alle fonti tradizionali e<br />

mancanza di meccanismi di<br />

supporto (analoghi ai Certificati<br />

Verdi europei).

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