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Efficienza energetica e politica ambientale La sfida dell'innovazione ...

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6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - 15 Gennaio 2010<br />

DALLA PRIMA PAGINA│ECONOMIA E MERCATO<br />

Informazione, new economy e inizio del terzo millennio:<br />

un decennio di cambiamento o di occasioni mancate?<br />

segue da pag. 1<br />

In effetti, basta uno sguardo<br />

al recente passato e alle<br />

proiezioni future per avere<br />

conferma del cambiamento<br />

epocale che sta determinandosi<br />

e concordare con queste<br />

valutazioni.<br />

<strong>La</strong> popolazione mondiale, quadruplicata<br />

nel ‘900, potrà raggiungere<br />

gli 8 miliardi nel 2025<br />

e con essa sono cresciuti e<br />

stanno crescendo, esponenzialmente,<br />

conoscenza, tecnologie,<br />

produzione e consumi.<br />

In particolare è cresciuta in<br />

modo formidabile l’interconnessione<br />

tra le persone con<br />

l’aumento della mobilità. A<br />

questo proposito i dati sono<br />

davvero impressionanti, se si<br />

pensa che oggi nel mondo circolano<br />

circa ottocento milioni<br />

di veicoli a motore, esclusi<br />

tricicli e bicicli, con una densità<br />

di 1 veicolo ogni 8-9 abitanti,<br />

non equamente distribuiti,<br />

però, dato che in Cina la<br />

densità è di 1 veicolo per 30<br />

abitanti. Secondo alcune recenti<br />

previsioni, attendibili,<br />

considerato il breve lasso di<br />

tempo, entro il 2025 il parco<br />

circolante a livello mondiale<br />

potrà raddoppiare, superando<br />

un miliardo e mezzo di veicoli,<br />

con una densità di un veicolo<br />

a motore ogni 5 abitanti.<br />

Ma ancor più impressionante è<br />

la velocità con cui procede l’interconnessione<br />

immateriale,<br />

con l’estensione globale del<br />

web e la diffusione della telefonia<br />

mobile. Per quest’ultima<br />

si stima che il numero di cel-<br />

lulari, raddoppiato in meno di<br />

tre anni, abbia raggiunto i 4<br />

miliardi, dei quali 600 milioni<br />

connessi a internet.<br />

Sono gli aspetti più evidenti di<br />

uno straordinario sviluppo tecnologico<br />

che sta creando scenari<br />

economici e sociali mai<br />

immaginati prima, ma che pone<br />

molti interrogativi, a partire<br />

dalla “questione <strong>ambientale</strong>”.<br />

Di qui le ragioni per le quali il<br />

decennio trascorso è visto da<br />

alcuni come la decade che ha<br />

segnato uno straordinario capovolgimento,<br />

ma da altri come<br />

quella delle occasioni mancate.<br />

Di fatto per Cina, India e mol-<br />

ti altri paesi con economia in<br />

fase di transizione sono stati<br />

dieci anni di continua espansione,<br />

con tassi di crescita del<br />

pil di due cifre. Al contrario,<br />

per i paesi di più vecchia industrializzazione<br />

il periodo è<br />

stato contrassegnato da una<br />

notevole dose di insicurezza<br />

<strong>politica</strong>, economica e finanziaria,<br />

nonostante l’ottimistica partenza<br />

seguita alla caduta del<br />

muro di Berlino, purtroppo seguita<br />

dalla tragedia dell’11 settembre<br />

e dalla più recente crisi<br />

recessiva.<br />

Paradossalmente, la “new economy”,<br />

svincolatasi dalle localizzazioni<br />

produttive per ab-<br />

battere i costi di gestione, in<br />

Europa e negli USA sta penalizzando<br />

la generazione che<br />

l’ha costruita, che appare ansiosa<br />

e sfiduciata nello scontro<br />

con le economie emergenti.<br />

Ma questa “new economy” ha<br />

il respiro corto, se non è anche<br />

“clean” e “soft”, ovvero capace<br />

di coniugare tutela dell’ambiente,<br />

coesione sociale e<br />

competitività, traendo forza<br />

dalle comunità e dai territori.<br />

Per darle prospettiva, occorre<br />

che i paesi emergenti, che a loro<br />

volta hanno avocato, comprensibilmente,<br />

l’idea di un<br />

progresso continuo e illimitato,<br />

ne assicurino la sostenibilità,<br />

Paradossalmente,<br />

la “new economy”,<br />

svincolatasi dalle<br />

localizzazioni<br />

produttive per<br />

abbattere i costi di<br />

gestione, in Europa<br />

e negli USA,<br />

sta penalizzando<br />

la generazione<br />

che l’ha costruita<br />

perché i fattori propulsivi di un<br />

economia veramente nuova<br />

non sono tanto i beni materiali,<br />

quanto quelli immateriali,<br />

come idee innovatrici, informazione<br />

ed equità intergenerazionale<br />

e infragenerazionale.<br />

Sono questi due requisiti dell’equità,<br />

in ultima analisi, che<br />

alimentano le maggiori ansie<br />

e che costituiscono i termini<br />

della questione.<br />

E’ un problema di difficile soluzione,<br />

che richiede di mutare<br />

alla base gli approcci conoscitivi<br />

e di adottare nuove modalità<br />

di valutazione del progresso,<br />

con indicatori economici<br />

più adeguati, capaci di “internalizzare”<br />

tutti gli effetti della<br />

crescita.<br />

A questo fine è essenziale l’apporto<br />

degli strumenti di comunicazione<br />

scientifica e tecnica,<br />

che assicurano una costante<br />

relazione tra comunicatori<br />

e tecnici e una verifica<br />

FONTI RINNOVABILI<br />

continua delle innovazioni e<br />

informazioni, con l’effetto di<br />

accelerare la curva di apprendimento.<br />

Si deve investire,<br />

quindi, maggiormente nel valore<br />

della comunicazione, potenziandone<br />

i mezzi, come<br />

questo quindicinale. Ma non<br />

basta comunicare, occorre che<br />

l’informazione favorisca un<br />

continuo, immediato, incalzante<br />

confronto tra gli operatori,<br />

per elevare il livello di consapevolezza<br />

dei decisori pubblici<br />

e privati, sino al consumatore/utente<br />

e migliorare i<br />

modelli di produzione e consumo,<br />

così promuovendo l’innovazione<br />

e la sostenibilità nella<br />

sua triplice valenza, <strong>ambientale</strong>,<br />

economica e sociale.<br />

In tal modo è possibile accrescere<br />

la risorsa strategica della<br />

conoscenza, il potenziale di<br />

un’intelligenza collettiva della<br />

nuova società, interconnessa e<br />

partecipativa, che è il vero fattore<br />

di competizione e ricchezza.<br />

A questo obiettivo il Giornale<br />

si sforzerà di dare il proprio<br />

contributo, per assecondare il<br />

cambiamento e non mancare<br />

l’occasione di pubblicare, nei<br />

prossimi numeri dell’anno, approfondimenti,<br />

dossier e focus,<br />

già precisamente scadenzati,<br />

sui grandi temi economici dell’ambiente,<br />

dell’energia, dell’edilizia,<br />

della competitività e della<br />

mobilità, ai quali auspichiamo<br />

segua un nutrito dibattito<br />

con commenti e riflessioni dei<br />

lettori.<br />

prof. ing. Pierangelo Andreini<br />

Da Bonn a Masdar City, per IRENA<br />

un lavoro a “tutto campo”<br />

DOTT. ING. GIOVANNI MANZINI<br />

L’<br />

foto: Michelle Meiklejohn<br />

IRENA (Agenzia internazionale<br />

delle fon-<br />

ti rinnovabili) si è uffi-<br />

cialmente costituita il 26 gennaio<br />

del 2009 a Bonn (Germania)<br />

ed ha designato quale<br />

sua sede permanente Masdar<br />

City, (alle pagg. 26 e 27 un<br />

servizio dedicato a questa<br />

realtà) la prima città al mondo<br />

a emissioni zero in via di costruzione<br />

vicino ad Abu Dhabi,<br />

la capitale degli Emirati<br />

Arabi Uniti. L’attività di IRE-<br />

NA avrà quale sedi principali<br />

anche Bonn, che ospiterà il<br />

centro <strong>dell'innovazione</strong> e della<br />

tecnologia nel campo delle<br />

fonti rinnovabili, e Vienna,<br />

che ospiterà gli uffici di collegamento<br />

con le altre organizzazioni<br />

attive nello stesso<br />

settore.<br />

Tale assegnazione della sede<br />

principale segnala una duplice<br />

intenzione: quella del mondo<br />

occidentale tesa a vincolare<br />

i Paesi in via di sviluppo a<br />

un impegno concreto nello<br />

sviluppo delle fonti rinnovabili<br />

e quella degli Emirati Arabi,<br />

di porre tale settore in cima<br />

alla lista delle loro priorità.<br />

Si ricorda che, nel 2006 il Living<br />

Planet Report del WWF<br />

ha evidenziato che gli Emirati<br />

Arabi avevano un'impronta<br />

profondamente negativa sull'ecosistema<br />

mondiale, anche<br />

peggiore di quella degli USA.<br />

Le cause di tale situazione sono<br />

molteplici, da una parte<br />

una conformazione naturale<br />

povera, dall'altra Suv e schizofrenie<br />

della modernità.<br />

Ora gli Emirati hanno avuto<br />

l'appoggio incondizionato degli<br />

altri Paesi, tra i quali l'Italia,<br />

per avere nel proprio territorio<br />

la sede dell'IRENA, e perciò<br />

è indubbia la volontà di<br />

spingere gli sceicchi più moderni<br />

del Golfo a essere precursori<br />

e guida per tutta l'area,<br />

anche se non è pensabile<br />

che non ci siano stati anche<br />

degli scambi che abbiano influenzato<br />

la contrattazione per<br />

foto: Marc John<br />

una scelta di tale importanza.<br />

A questo punto, la <strong>sfida</strong> consiste<br />

nel ripetere nell’ambito<br />

delle fonti rinnovabili il boom<br />

dello sviluppo immobiliare,<br />

che si allargò a tal punto da<br />

raggiungere l'Oman, l’India,<br />

la Giordania e l’Egitto. Un effetto<br />

a catena, conseguito anche<br />

grazie ad una saggia operazione<br />

di marketing, che si<br />

spera possa replicarsi anche<br />

riguardo alle rinnovabili.

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