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Sadi Carnot - fisica/mente

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http://www.<strong>fisica</strong><strong>mente</strong>.net/<br />

maggiore quanto maggiore è la differenza tra le due temperature. Più in generale Clapeyron ebbe<br />

il merito di enunciare esplicita<strong>mente</strong> a livello macroscopico il principio di equivalenza tra il<br />

passaggio di una quantità di calore e il lavoro prodotto, enunciato che in <strong>Carnot</strong> era implicito<br />

quando discuteva del rendimento teorico di una caloria.<br />

Come si può a margine osservare, il ciclo di Clapeyron è chiuso mentre non lo sembrava<br />

quello di <strong>Carnot</strong>. E' lo stesso <strong>Carnot</strong> che dice: Nell'ipotesi di un ridottissimo scarto tra le<br />

temperature di A e B [...] essendo i movimenti del pistone assai piccoli durante le operazioni 3 e<br />

5 [le adiabatiche, ndr], queste avrebbero potute essere soppresse senza influenza sensibile sulla<br />

produzione di potenza motrice. In effetti, poiché variazioni minime di volume possono solo<br />

produrre piccolissime variazioni di temperatura, le suddette variazioni di volume sono<br />

trascurabili rispetto a quelle delle operazioni 4 e 6 [le isoterme, ndr] in cui l'ampiezza è<br />

aumentabile a piacere.<br />

Questo ragionamento è ineccepibile. Diventa errato quando lo si estrapola ad un ciclo non più<br />

infinitesimo anche se, per fortuna, alla fine, i risultati non solo pratici ma anche analitici gli<br />

danno ragione sul contributo delle due adiabatiche (ma non sulla reversibilità del ciclo che con<br />

l'uso di isocore in luogo di adiabatiche risulta irreversibile).<br />

Vediamo in breve come stanno le cose.<br />

Leggendo <strong>Carnot</strong> ci si rende conto che egli trascura cosciente<strong>mente</strong> il contributo delle<br />

adiabatiche per calcolare il rendimento del suo ciclo. Qui sembra risulti evidente l'influenza del<br />

padre Lazare ed il suo movimento geometrico, un metodo sintetico (introduzione e successiva<br />

soppressione di variabili ausiliarie) per sostituire il calcolo differenziale. <strong>Sadi</strong> non è in grado di<br />

calcolare con esattezza l'espressione di una adiabatica. Il calcolo differenziale assume in lui la<br />

funzione di uno strumento potente ma pratico di indagine e non certo un qualcosa di sublime<br />

come era considerato da tutti all'epoca. Non gli interessa la purezza del calcolo, la sua<br />

completezza, ma solo il risultato. <strong>Carnot</strong> lavora quindi con un ciclo infinitesimo ed in tale ciclo,<br />

le due adiabatiche sono sovrapponibili, in pratica, a due isocore (osservo che le isocore non<br />

permetterebbero al ciclo di essere reversibile ma in un ciclo infinitesimo non pongono questo<br />

problema). Inoltre, nel ciclo, le adiabatiche danno contributi opposti alla quantità di lavoro<br />

rappresentata dal ciclo e, quindi, si compensano dando un contributo complessivo nullo. Ebbene,<br />

queste adiabatiche, ma <strong>Carnot</strong> non lo dice esplicita<strong>mente</strong>, sono considerate solo come variabili<br />

ausiliarie utili per sviluppare il ragionamento del metodo sintetico e poi soppresse perché inutili,<br />

in quanto la loro somma è zero (questo modo di operare farebbe inorridire un purista dell'analisi<br />

matematica). Ebbene, pare evidente che <strong>Sadi</strong> non abbia soppresso le adiabatiche perché, come ho<br />

già detto a sufficienza, il suo lavoro non si rivolgeva ai raffinatissimi scienziati analisti e fisicomatematici<br />

del suo tempo ma agli operatori sul campo delle macchine termiche. In quest'ottica<br />

pratica era inutile il perfezionismo del calcolo, contando solo il risultato. Ciò che ha fatto<br />

Clapeyron, che invece come ho anche qui detto lavora con l'analisi più formale proprio per dare<br />

dignità al lavoro di <strong>Carnot</strong>, non può dimenticare le due adiabatiche e, dopo averle calcolate, le<br />

considera come curve che chiudono il ciclo.<br />

Clapeyron dette anche contributi ulteriori alla chiarificazione e divulgazione dei lavori di<br />

<strong>Carnot</strong>. Essendosi recato in Inghilterra nel 1836 per acquistare delle locomotive, fece esperienza<br />

con le macchine a vapore, più di officina che di laboratorio come egli stesso raccontò, tale da<br />

aggiungere contributi alle sue precedenti elaborazioni del 1834. Nel 1842 presentò,<br />

all'Accademia delle Scienze di Parigi, un memoria, Mémoire sur le règlement des tiroirs dans les<br />

machines à vapeur, il cui fine era proporre delle migliorie al funzionamento del cassetto di<br />

distribuzione del vapore in una macchina a vapore (16) . Questa memoria gli dette notorietà presso<br />

gli ingegneri ed in essa egli non nominò <strong>Carnot</strong> (forse questo fu il motivo del successo) perché<br />

quella teoria era lontanissima dal mondo delle officine in cui si realizzavano macchine a vapore.<br />

Forte dell'esperienza nelle officine, Clapeyron tornò a <strong>Carnot</strong> nel 1851 e nel 1853 e non in una o<br />

più memorie ma nelle sue dispense per il corso di macchine a vapore all'École nationale des<br />

ponts et chaussées. Ritornò al calcolo di C utilizzando nuovi risultati sperimentali molto accurati<br />

http://www.<strong>fisica</strong><strong>mente</strong>.net/ (32 of 39)22/02/2009 17.02.11

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