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questo settore che si concentra la quota (in termini assoluti) più rilevante
del deficit dell’Italia rispetto agli altri paesi 7 .
Dunque, si può affermare che gran parte della differenza negativa
fra la spesa in R&S in percentuale del Pil dell’Italia e quella del resto dei
paesi considerati sia attribuibile alla bassa R&S realizzata e finanziata
dalle imprese manifatturiere. Ad analoghe conclusioni si può giungere
rapportando la spesa in R&S delle imprese manifatturiere al loro valore
aggiunto (seconda colonna della tab. 3) 8 .
3. Alcune cause della limitata attività di R&S in Italia: le
differenze nella struttura dimensionale e settoriale
La più bassa quota del valore aggiunto investita in ricerca dalle
imprese manifatturiere italiane può essere dovuta alla particolare
specializzazione produttiva dell’Italia, che si caratterizza per un più basso
peso dei settori ad alta intensità di ricerca. I settori “tradizionali” sono
basati su tecnologie relativamente consolidate che danno luogo a
innovazioni incrementali, e pertanto non corrispondenti a rilevanti
7 Solo in Germania e in Giappone le imprese non manifatturiere investono in
R&S una quota del Pil simile a quella italiana. In particolare le imprese non
manifatturiere rivestono una grossa importanza negli Stati Uniti dove
rappresentano il 29% circa della R&S realizzata dalle imprese. All’interno di
questi settori, si distingue per l’alta intensità di ricerca il settore della ricerca e
sviluppo: ciò non deve sorprendere visto che la ricerca rappresenta il prodotto di
questo settore e non solo un mezzo per migliorare il processo produttivo o la
produzione.
8 L’utilizzo del Pil può generare distorsioni nei risultati dovute al diverso peso
del settore manifatturiero nell’economia dei vari paesi. Per questo motivo d’ora
in avanti l’analisi del settore manifatturiero verrà realizzata utilizzando il valore
aggiunto e non il Pil.
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