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19 i= 1 j= 1 19 i= 1 j= 1 19 I I I I i= 1 j= 1 ⎢ ij ij ij ij 19 3 ∑∑ 3 ∑∑ = − Va Va 3 ∑∑ 3 ∑∑ i= 1 j= 1 Y ij Y R & S ⎡⎛ R & S ⎢⎜ ⎢ I ⎣⎝ Vaij ⎡⎛Va ⎢⎜ ⎣⎝Va Va Va I ij I 19 3 I 19 3 I R & S 19 3 ij Vaij Vaij R & S ij Vaij R & S ij = ∑∑ ∆ + ∑∑ ∆ + ∑∑∆ ∆ I I i= 1 j= 1 Vaij Va i= 1 j= 1 Va Vaij i= 1 j= 1 Va Vaij 1444 24443 1444 24443 144424444 3 1 Va I ij I ij Y ij Y ij R & S R & S Va − 19 3 ∑∑ i= 1 j= 1 R & S + ∆ Va Va I ij I ij I ij = ij ij Va Va I ij I ⎞⎛Va ⎟⎜ ⎠⎝Va R & S + Va I ij R & S I ij I Va Vaij + ∆ Va Vaij ∆ Va 2 I ij I ij = Va + Va ⎞⎤ ⎟⎥ − ⎠⎥⎦ I ij 19 3 ∑∑ i= 1 j= 1 R & S ∆ Va Va Va ij I ij I R & S Vaij + ∆ Va 3 Va I ij I ij = R & S ∆ Va ij ⎞⎤ ⎟⎥ + ⎠⎥⎦ dove 21 Y I Y I R & Sij R & Sij R & Sij Vaij Vaij Vaij ∆ = − e ∆ = − . Y I Va Va Va Va Va Va ij Y ij I ij Il primo termine dell’equazione indica quanta parte del divario è attribuibile al maggior peso dei settori tradizionali e delle piccole imprese in Italia. Il secondo termine indica invece quanta parte del deficit di ricerca in Italia sia spiegata dalla bassa intensità di ricerca che caratterizza mediamente l’industria italiana. Il terzo termine, infine, può essere considerato come una quota residuale. La scomposizione del deficit di ricerca italiano è stata effettuata rispetto a tutti i paesi presi in esame (tab. 5). Per esempio la prima riga della tabella 5 indica che le minori risorse investite in R&S dall’Italia rispetto alla Francia sono spiegate per il 45% dalla bassa intensità di ricerca del sistema manifatturiero italiano e per il 35% dalla particolare 21 Per una descrizione delle variabili si vedano le note 15, 17 e 18. 15
struttura produttiva e dimensionale del nostro paese. Più in generale la scomposizione effettuata mostra che mediamente la più bassa ricerca e sviluppo presente nei settori economici dell’industria manifatturiera italiana è attribuibile: a) alla particolare specializzazione produttiva e dimensionale italiana per una quota che oscilla tra il 35% e il 43%; b) alla più bassa intensità di ricerca presente nelle varie classi dimensionali dei settori manifatturieri italiani per una percentuale che varia dal 37% al 54% (tab. 5). La scomposizione mostrata nella tabella 5 può essere riproposta con maggior dettaglio a livello settoriale. Da questa rielaborazione (tab. 6) emerge che è nei settori dove si concentra maggiormente la ricerca italiana che si registrano le maggiori differenze in termini assoluti rispetto agli altri paesi europei. Infatti le industrie della chimica industriale, della farmaceutica, della fabbricazione di apparecchi radio, tv e telecomunicazioni, della fabbricazione di apparecchi di precisione, strumenti ottici e orologi, della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, della costruzione di aeromobili 22 , che da sole rappresentano oltre il 75% del totale delle risorse investite in R&S dall’industria manifatturiera italiana, spiegano dal 62 al 72% del deficit di ricerca italiano. La minor quota investita in R&S in questi settori dipende sia dalla più bassa intensità di ricerca (dai 15 ai 26 punti percentuali) che dal minor peso di questi settori e, all’interno di questi, delle grandi imprese nell’economia italiana (dai 30 ai 35 punti percentuali; tab. 6). All’interno di questi settori, le imprese con più di 1.000 addetti, che rappresentano oltre il 60% delle risorse investite in ricerca dall’industria manifatturiera italiana, sono responsabili dal 54 al 71% del deficit di ricerca italiano (tab. 7). In particolare, la minor quota investita in R&S in questi settori dalle grandi imprese dipende sia dalla più bassa intensità di ricerca (dai 10 ai 20 punti percentuali) che dal minor peso di questi settori e, all’interno di questi, delle grandi imprese nell’economia italiana (dai 28 ai 35 punti percentuali). Più in generale è evidente che il deficit della spesa in R&S dei settori manifatturieri italiani è da 22 Cfr. nota (a) della tab. 6. 16
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