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WP - Foresti - 32.pdf - Confindustria

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infatti più del 60% in Francia e in Germania e circa il 30% in Italia e nel<br />

Regno Unito. È verosimile quindi che in Italia si sia creata una<br />

divaricazione tra spesa formalizzata per R&S e innovazione.<br />

In secondo luogo, in termini di qualità dell’informazione statistica,<br />

in tutti i paesi, e in Italia in special modo, si pone il problema della<br />

sottostima della ricerca delle piccole imprese perché gran parte della loro<br />

R&S è di tipo informale e non viene contabilizzata come investimento<br />

ma come parte delle spese correnti, in particolare come spesa per il<br />

personale (che fra l’altro viene assunto prevalentemente per svolgere altre<br />

attività, specie quelle di tipo produttivo). Infatti, mentre le grandi imprese<br />

hanno spesso strutture ad hoc destinate alla ricerca, le piccole sovente<br />

non dispongono di laboratori separati dalle altre attività produttive e,<br />

anche quando svolgono ricerca, raramente la separano dalle altre attività<br />

e la contabilizzano come tale.<br />

L’industria italiana inoltre si caratterizza per la presenza di molti<br />

distretti (composti da piccole e medie imprese) dove la capacità<br />

innovativa delle imprese distrettuali consiste nell’internalizzare le<br />

competenze esistenti all’esterno dell’impresa (know how localizzato,<br />

meccanismi di apprendimento learning by doing, learning by using o<br />

learning by interacting, processi innovativi di tipo incrementale e da<br />

attività innovative di tipo informale) e non viene rilevata dal semplice<br />

indicatore di spesa in R&S (Garofoli 2002).<br />

Infine l’analisi realizzata in questo lavoro potrebbe avere<br />

sottostimato l’influenza effettiva della struttura produttiva e dimensionale<br />

(e per converso sovrastimato gli effetti dell’intensità di ricerca) a causa di<br />

problemi di ordine metodologico. Utilizzare la disaggregazione a due<br />

digit e tre classi dimensionali non permette di correggere interamente i<br />

risultati per la struttura economica dell’Italia. All’interno dei settori<br />

considerati, infatti, possono coesistere produzioni a forte intensità di<br />

ricerca e altre con bassa intensità: è verosimile che, se si fosse utilizzata<br />

una disaggregazione settoriale più fine e un maggior numero di classi<br />

dimensionali, la simulazione avrebbe evidenziato che, a parità di struttura<br />

dimensionale e produttiva, le differenze tra le risorse investite in R&S<br />

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